La prima parte di questo articolo è tratta liberamente dall'originale in lingua inglese presente sul blog Toujin No Negoto, opportunamente ampliato, tagliato, riveduto e corretto.PARTE PRIMA: IL MIO VICINO SHINIGAMI

Il mio vicino Totoro (titolo originale: 隣のトトロ -
tonari no totoro) è un film d'animazione giapponese prodotto dallo Studio Ghibli nel 1988, per la regia di Hayao Miyazaki, e da poco arrivato nei cinema italiani. E' un bellissimo film che tutti dovrebbero vedere, una di quelle rare opere che possono essere apprezzate sia dai bambini che dagli adulti.
Protagoniste del film sono due sorelline di nome Satsuki e Mei. Dopo essersi trasferite nella loro nuova casa in un villaggio di campagna, per essere più vicine alla mamma ricoverata in ospedale, le due bambine cominciano ad assistere a strani fenomeni e alla fine incontrano una gigantesca creatura mitologica, nell'aspetto simile ad un incrocio tra un orso, un gufo e un procione, a cui la piccola Mei da il nome Totoro, storpiatura di
tororu, un troll della tradizione giapponese che la bambina ha visto in un libro di fiabe.
Il film è in apparenza una favola piacevole e commovente che la maggior parte dei giapponesi ha visto almeno una volta. Se non l'avete ancora visto, vi raccomando caldamente di farlo.
Ma,
se l'avete visto, la storia ha alcune sinistre interpretazioni che in pochi conoscono... Vi devo avvertire: se andate avanti a leggere, la vostra idea de Il mio vicino Totoro come un divertente film per bambini potrebbe cambiare drasticamente.
In effetti, potreste perdere la fiducia in tutti i film per bambini per il sospetto che non siano altro che macabre storie di morti e assassinii e che dietro ad immagini allegre e divertenti si celino terribili verità.

Se siete decisi a proseguire vediamo dunque cosa dicono le inquietanti voci a proposito di quest'opera. Secondo queste dicerie la vicenda raccontata nel film sarebbe tutto fuorché una innocente storia per bambini e Totoro ed i suoi amici sarebbero in realtà
shinigami, ovvero
dèi della morte. Niente male Totoro come tristo mietitore, eh? Con quella enorme bocca poi...
Ricordate i
susuwatari (煤渡り -
makkurokurosuke), quelle piccole palle nere che Satsuki e Mei incontrano all'inizio del film? Secondo quest'interpretazione, se vedete loro o Totoro significa che la morte si avvicina. State all'erta!
La storia alla base del film sembra sia stata ispirata da un tragico fatto di cronaca: l'incidente di Sayama ( 狭山事件 -
sayama jiken). Ci sono troppe coincidenze tra il film e l'incidente per poterle ignorare.
L'incidente di Sayama avvenne nel maggio del 1963. Un giorno, nella cittadina di Sayama (nella prefettura di Saitama), una bambina venne rapita per il riscatto, violentata e poi uccisa. Il corpo venne trovato dalla sorella più grande che rimase profondamente traumatizzata. Interrogata su ciò che aveva visto, la ragazzina balbettò solamente "ho incontrato un grande
tanuki (essere presente nella mitologia shintoista, simile all'orsetto lavatore)" e "ho visto un mostro-gatto". Non vi suona familiare? Ad ogni modo, poco tempo dopo l'omicidio, la sorella si suicidò.
Vediamo ora più nel dettaglio le somiglianze tra la vicenda raccontata nel film e l'incidente.
Innanzitutto la casa in cui la famiglia si trasferisce si trova nella prefettura di Saitama. Non si dice esattamente dove, ma guardate con attenzione questo fotogramma:

Sulla scatola appare la scritta 狭山茶 -
sayamacha, ovvero tè di Sayama, una particolare qualità di tè verde diffusa nella prefettura di Saitama. Un riferimento abbastanza esplicito, no?

Anche l'ospedale, 七国病院 -
shichikoku byouin, ha (o aveva) una controparte reale a Sayama: l' 八国病院 -
hachikoku byouin, localizzato nella stessa zona mostrata nel film.
L'incidente di Sayama avvenne nel mese di Maggio. La protagonista più piccola della storia si chiama Mei (la pronuncia suona uguale a quella di May - Maggio in lingua inglese). Questa potrebbe essere una coincidenza, ma la sorella maggiore si chiama Satsuki, che indica il mese di Maggio in giapponese arcaico.

Il Nekobus (gatto-bus) rappresenterebbe il traghetto che conduce le persone nell'aldilà. Il fotogramma riprodotto qui sopra rafforza questa tesi: il primo carattere della destinazione (墓) significa infatti tomba, mentre il secondo (道) significa strada.
Un altro particolare riguarda l'ombra di Mei, dopo che la bambina si perde. In effetti ne sembra sprovvista, dettaglio che va a rafforzare l'idea che sia morta, ma data la difficoltà insita nel distinguere tra cosa si possa chiamare ombra o meno, la questione è ancora sotto dibattito.
Una caratteristica più evidente e facilmente distinguibile riguarda i toni con cui sono colorate le due bambine dopo che salgono sul Nekobus: i colori appaiono più leggeri, quasi sfumati, a sottolineare il passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Alla luce di questi e altri particolari la storia raccontata nel film si trasforma drammaticamente. Mei, dopo aver incontrato Totoro - presagio di morte, si perde nei campi, viene rapita e assassinata. Satsuki ritrova la sua scarpa, la riconosce (la calzatura è identica a quella indossata dalla bambina nelle scene precedenti), ma fa finta di niente e, disperata per il rimorso ed il dolore, decide di unirsi a lei.

Entra così nel regno dello shinigami Totoro (fate caso alla presenza, nel fotogramma sopra, dei susuwatari e all'illuminazione monocromatica), salta sul Nekobus, il tramite per l'aldilà, ritrova sua sorella ed insieme le due bambine vanno a visitare la madre all'ospedale. Tuttavia, se ricordate bene il film, in realtà non la incontrano, ma si limitano ad osservarla da lontano.
I titoli finali, che mostrano Mei e Satsuki felici con la madre e gli amici, potrebbero insinuare il tarlo del dubbio nell'interpretazione data fin'ora, ma la spiegazione più accreditata è che queste immagini ritraggano memorie di quando le due bambine erano ancora in vita. Salti temporali, tra passato presente e futuro sembrano in effetti essere presenti in varie parti del film. Pensate ad esempio alla scena dell'albero gigante: i bambini, insieme a Totoro, siedono sulla cima dell'albero suonando l'ocarina.

Il padre guarda fuori dalla finestra, sorride e continua a scrivere. Un'analisi attenta della scena suggerisce che stia scrivendo a proposito delle figlie morte, intente a fare esattamente ciò che è mostrato nel film.
PARTE SECONDA: LA FORESTA DI TOTORO
Sconvolti da queste incredibili rivelazioni? Sotto questa luce la storia acquisisce un fascino oscuro, non trovate? Ma non preoccupatevi perchè
sono tutte stronzate o meglio: è una leggenda urbana giapponese che ho scoperto per caso e rielaborato per renderla più credibile.
In verità ho pubblicato questo post perchè trovo che sia una divertente dimostrazione della facilità con cui, su Internet, si diffondano notizie falsificate, infiocchettate, manipolate e senza fondamenti attentamente verificati, ma altrettanto convincenti.
Lo Studio Ghibli ha dichiarato che il film non ha niente a che vedere con il caso di omicidio di Sayama. La storia raccontata ne Il mio vicino Totoro è basata sull'infanzia di Miyazaki. Quando il regista ed i suoi fratelli erano piccoli, la loro madre fu costretta a passare molto tempo in ospedale a causa di una tubercolosi spinale, dunque la sceneggiatura è stata influenzata da questa componente autobiografica. La scelta di utilizzare come protagoniste due bambine è stata dettata dalla necessità di rendere la vicenda meno personale e dolorosa.
La foresta che si erge vicino a Sayama, nei sobborghi di Tokyo, è stata in effetti di ispirazione per Miyazaki ed i suoi collaboratori, ma questo non ha niente a che vedere con l'omonimo incidente. Dopo che l'urbanizzazione frenetica degli anni '70 e '80 mise a repentaglio l'esistenza della foresta, Miyazaki si erse a difesa di questo polmone verde. Dal 1990 l'organizzazione no-profit
Totoro no Furusato Foundation ha raccolto più di 300 milioni di yen per preservare quest'area, da allora conosciuta come la
Foresta di Totoro, acquistandone un pezzetto alla volta. Di recente un'iniziativa della Pixar ha raccolto le opere di duecento tra i più famosi illustratori e cartoonist in omaggio al maestro giapponese e alle sue creazioni.

Le bellissime opere (visibili sul sito
Totoro Forest Project e pubblicate in un libro, ahimè, introvabile) sono state esposte presso i Pixar Animation Studios e presentate al Cartoon Art Museum di San Francisco. Tutti i fondi raccolti hanno contribuito all'iniziativa di cui Miyazaki è da anni uno dei più grandi sostenitori.
Spero di aver riscattato, con queste informazioni, tutte le cose cattive che ho detto su Totoro, spirito benevolo della foresta e amico dei bambini.