C'è un altro 11 settembre oltre a quello del 2001.
Un 11 settembre
altrettanto tragico e che, come il giorno in cui le Torri Gemelle di New
York furono rase al suolo, andrebbe ricordato.
Quarant'anni fa, l'11
settembre 1973, il governo democraticamente eletto di Salvador Allende
fu rovesciato da un colpo di stato militare. Mentre il corpo senza vita
del presidente veniva condotto fuori dal palazzo di governo, il generale
Augusto Pinochet prendeva il potere. Anni terribili attendevano il
popolo cileno, anni sanguinosi in cui assassinio e tortura divennero
pratiche comuni, in cui lo stato sociale fu spazzato via e in cui il
paese precipitò in una profonda recessione.
Altri colpi di stato
avrebbero squassato il continente sudamericano negli anni successivi. Essi
furono gli ultimi episodi di una guerra di saccheggio iniziata il
giorno in cui Cristoforo Colombo mise piede per la prima volta nelle
Indie Occidentali. Studiandoli bene si trovano in essi alcuni
denominatori comuni: la complicità dei servizi d'intelligence
nordamericani e l'adozione delle tecniche di tortura e repressione
perfezionate dalla CIA, l'approvazione nemmeno troppo tacita del Governo
degli Stati Uniti e dei suoi alleati, la sistematica applicazione, nei
paesi conquistati, delle dottrine economiche neoliberiste, magari dietro
alla facciata della carità internazionale. Il tutto con un unico scopo:
mantenere i paesi latinoamericani in uno stato di sudditanza e alla
mercè delle grandi imprese del mondo capitalistico, imprese capaci di creare
e distruggere re e presidenti, di finanziare rivolte di palazzo, di
disporre di innumerevoli generali, ministri e James Bond e di decidere
della guerra e della pace in tutte le regioni e in tutte le lingue del
mondo*.
E' da decenni che gli Stati Uniti hanno vomitato la
Dichiarazione d'Indipendenza e che si sono piegati senza vergogna ai
dettami del capitalismo. Dunque, se devo commemorare l'11 settembre, non
voglio farlo ricordando la caduta dei simboli del potere economico
occidentale, ma la tragedia dei milioni che hanno sofferto e sono morti
per causa di quello stesso potere, annoverando tra di essi le vittime
degli attacchi suicidi di dodici anni fa.
*Eduardo Galeano, Le Vene Aperte dell'America Latina