L'uomo che fissa le capre (The man who stare at goats) è una commedia brillante uscita nei cinema il 6 novembre, tratta dal libro Capre di Guerra, scritto dal reporter Jon Ronson.
Il film narra la vicenda di Bob Wilton (Ewan McGregor), un giornalista di mezza tacca abbandonato dalla moglie, che, per dimostrare a se stesso e agli altri di non essere una nullità, decide di partire per l'Iraq durante il conflitto del 2003.
Dopo mesi trascorsi invano a Kuwait City in attesa di un lasciapassare per varcare il confine iracheno, Bob incontra Lyn Cassidy (George Clooney), il più dotato guerriero Jedi dell'Esercito Nuova Terra, uno stravagante reparto speciale dell'esercito degli Stati Uniti dedicato alla guerra psichica e sciolto ormai da anni.
Al seguito di Lyn Cassidy, riattivato per una misteriosa missione in terra ostile, Bob parte per un pericoloso viaggio nel paese agitato dal conflitto. Durante il viaggio, costellato di incidenti rocamboleschi, rapimenti e scontri a fuoco, egli apprende la storia inverosimile dell'Esercito Nuova Terra.
Il reparto, fondato nel 1983 con lo scopo ufficiale di portare avanti le ricerche sulla guerra psichica in competizione con i russi, è guidato da Bill Django (Jeff Bridges), un veterano della guerra del Vietnam colto da un'illuminazione durante un'operazione nella jungla. Resosi conto di quanto la guerra combattuta con le pallottole sia inutile, dopo un periodo di ritiro spirituale tra gli hippie, Bill Django concepisce un nuovo modo di combattere le ostilità e lo trascrive in un manuale, diventato poi la Bibbia del nuovo reparto. Egli raduna intorno a sé un manipolo di soldati eccentrici e disadattati dotati di presunti poteri paranormali e li trasforma in Jedi, monaci guerrieri addestrati a coltivare la propria spiritualità prima dell'uso delle armi, la cui missione è intervenire nelle zone di conflitto per portare la pace. In seguito ad un tragico incidente, l'Esercito Nuova Terra, già osteggiato dagli alti gradi della Difesa, viene riformato e Bill Django svanisce nel nulla. Il suo posto viene assunto da Larry Hooper (Kevin Spacey), un ex guerriero Jedi, mefistofelico cospiratore (dicesi anche grande stronzo) invidioso del successo di Lyn Cassidy che, dopo aver ceduto un'unica volta al lato oscuro (nell'episodio che dà il titolo al film), abbandona l'esercito. Il sogno di Bill Django è finito.
Anche la missione di Lyn Cassidy e Bob Wilton giunge al suo epilogo e, in un'installazione militare nel bel mezzo del deserto, il mistero sul destino del fondatore dell'Esercito Nuova Terra viene svelato e tutti i fili dipanati nel corso del film si ricongiungono in un finale a tratti commovente, in cui le colpe vengono redente e la disillusione seguita all'infrangersi di un sogno viene cancellata da nuova speranza.
Per quanto folle ed inverosimile (ma meno di quanto si possa credere) sia la storia dell'Esercito Nuova Terra, il messaggio lanciato dal film è chiaro: la critica del rigido militarismo instillato ai soldati, la denuncia dell'assurdità dei conflitti, dietro cui spesso si celano gli interessi delle lobby (esemplare in questo caso la scena in cui Bob e Lyn vengono raccolti dal convoglio americano), della disumanità della tortura (il lato oscuro all'opera - critica esplicita al trattamento riservato ai terroristi durante il governo di George W. Bush), dell'impossibilità di cambiare lo status quo di un sistema in cui la guerra è una necessità, in cui si spendono miliardi di dollari ogni anno per le spese della difesa e per far guadagnare i mercanti d'armi (l'arma di Lyn Cassidy (rigorosamente non letale) è invece un aggeggio comprato per pochi dollari su Internet).
Il film mi è piaciuto. E' a tratti divertente (non fa sganasciare dalle risate, ma riesce a far sorridere), soprattutto quando mostra gli assurdi episodi che coinvolgono i guerrieri Jedi di Bill Django e fa il verso a Star Wars, ma è capace anche di affrontare temi più profondi e di commuovere. La fede in qualcosa di buono e giusto, per quanto sia inverosimile, e il bisogno, oggi più che mai, di guerrieri Jedi, riesce a lasciare il segno. Il film è, a mio parere, una commedia ben riuscita e che merita di essere vista.
Nel film sono spassose e di alto livello le interpretazioni di George Clooney (bruttissimo con i baffetti, ma divertente in versione capellone figlio dei fiori e che ci delizia spesso con il suo sguardo magnetico, ma poco paranormale) e di Jeff Bridges (fantastico dall'inizio alla fine). Un po' in secondo piano Ewan McGregor, voce narrante della storia, ma il cui ruolo è più che altro da spettatore. E' curioso vedere l'Obi Wan Kenobi della nuova trilogia di Star Wars domandare ingenuamente: "Cos'è un guerriero Jedi?". Infine Kevin Spacey è il "cattivo" del film, ma relegato ad un ruolo marginale.
Non ho approfondito gli eventi reali che hanno ispirato la trama (in particolare i progetti top secret dell'esercito degli USA tra gli anni '50 e '60 dedicati al controllo della mente e alle ricerche sulle facoltà paranormali), ma in my opinion sono completamente secondari per poterlo apprezzare.
In conclusione: un bel film, ma che non a tutti può piacere! (ieri sera eravamo al cinema in sei, ma è piaciuto solo a me)
domenica 8 novembre 2009
L'uomo che fissa le capre
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martedì 3 novembre 2009
E Dio disse: PLAY
Immaginiamo una civiltà di esseri intelligenti costituiti da puro software ed inseriti in una simulazione virtuale che giri su banali processori di silicio.
Tutto ciò che questi esseri potrebbero annusare, toccare, vedere sarebbe solo software, informazioni in costante trasformazione guidate da regole ben precise: le leggi di natura del mondo virtuale.
Potrebbero questi esseri costituiti da sola informazione scoprire, o anche solo intuire, il mondo "vero", cioè il substrato di silicio ed elettroni su cui la loro realtà fittizia è fondata? Potrebbero accorgersi dell'esistenza di un'altro livello di realtà se il loro mondo fosse privo di difetti? Conoscere il programmatore che li ha creati se egli decidesse di non rivelarsi? E se questi esseri cercassero di scoprire le leggi ultime del loro mondo, di osservare l'infinitamente piccolo o l'infinitamente grande o di risalire indietro nel tempo fino agli albori della simulazione cosa scoprirebbero? Microscopiche stringhe vibranti? Nessun confine osservabile? Barriere nel tempo e nello spazio oltre cui la loro vista non può spingersi? Indeterminazioni essenziali? Censure cosmiche?
Sarebbe un caso il loro interesse, quasi morboso, verso simulazioni e simulacri?
Tutto ciò che questi esseri potrebbero annusare, toccare, vedere sarebbe solo software, informazioni in costante trasformazione guidate da regole ben precise: le leggi di natura del mondo virtuale.
Potrebbero questi esseri costituiti da sola informazione scoprire, o anche solo intuire, il mondo "vero", cioè il substrato di silicio ed elettroni su cui la loro realtà fittizia è fondata? Potrebbero accorgersi dell'esistenza di un'altro livello di realtà se il loro mondo fosse privo di difetti? Conoscere il programmatore che li ha creati se egli decidesse di non rivelarsi? E se questi esseri cercassero di scoprire le leggi ultime del loro mondo, di osservare l'infinitamente piccolo o l'infinitamente grande o di risalire indietro nel tempo fino agli albori della simulazione cosa scoprirebbero? Microscopiche stringhe vibranti? Nessun confine osservabile? Barriere nel tempo e nello spazio oltre cui la loro vista non può spingersi? Indeterminazioni essenziali? Censure cosmiche?
Sarebbe un caso il loro interesse, quasi morboso, verso simulazioni e simulacri?
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lunedì 2 novembre 2009
Brancolare nell'oscurità
Il 95% dell'universo osservabile è composto da forme di materia ed energia di cui non conosciamo l'esatta natura.
Per essere precisi, il 25% circa del cosmo è costituito da materia oscura, una forma di materia diversa da quella ordinaria, che tiene unite le galassie grazie alla sua debole interazione gravitazionale, ma che per ora nessuno strumento è riuscito ad individuare.
L'energia oscura, responsabile dell'accelerazione nel moto di espansione delle galassie e da cui, in ultima analisi, dipenderà il destino dell'universo, costituisce invece più del 70% del cosmo e sulla sua natura si possono fare per ora solo ipotesi.
Insomma, tutto ciò che possiamo osservare con i nostri strumenti (pianeti, stelle, galassie, ammassi, filamenti) rappresenta un misero 5% del cosmo nel suo complesso.
Dai tempi di Talete di Mileto siam sicuri di aver fatto tutti questi passi avanti? In fondo le domande rimangono sempre le stesse.
Per essere precisi, il 25% circa del cosmo è costituito da materia oscura, una forma di materia diversa da quella ordinaria, che tiene unite le galassie grazie alla sua debole interazione gravitazionale, ma che per ora nessuno strumento è riuscito ad individuare.
L'energia oscura, responsabile dell'accelerazione nel moto di espansione delle galassie e da cui, in ultima analisi, dipenderà il destino dell'universo, costituisce invece più del 70% del cosmo e sulla sua natura si possono fare per ora solo ipotesi.
Insomma, tutto ciò che possiamo osservare con i nostri strumenti (pianeti, stelle, galassie, ammassi, filamenti) rappresenta un misero 5% del cosmo nel suo complesso.
Dai tempi di Talete di Mileto siam sicuri di aver fatto tutti questi passi avanti? In fondo le domande rimangono sempre le stesse.
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