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9 maggio 2010 - la foto, scattata su un vascello d'appoggio nel sito dell'incidente, ritrae un uccello ricoperto di petrolio in agonia.
© Newsweek - Tutti i diritti riservati
10 maggio 2010 - dopo il fallito tentativo dello scorso weekend e nell'attesa che il pozzo di sfogo (relief well) venga ultimato (si parla di settimane o addirittura mesi di scavo), la BP chiede aiuto nella ricerca di nuove soluzioni per arginare la fuoriuscita di greggio. Le idee sono molteplici, ma la domanda è: saranno efficaci o praticabili?
Vediamo le principali opzioni:
-un secondo tentativo di arginare la falla principale verrà effettuato a metà settimana dalla BP, usando una cupola più piccola. Dopo l'insuccesso dei giorni scorsi la fiducia nel buon esito dell'operazione è debole;
-un'altra possibilità prevede il taglio della condotta di estrazione (riser pipe) e la sua sostituzione con una più grande in modo da portare il petrolio ad una nave in superficie: è un'operazione rischiosa, perchè in caso di fallimento la fuga di greggio potrebbe aumentare;
-un'altra opzione consiste nel ricoprire di cemento e fango il blowout preventer (BOP) per arrestare la perdita: l'operazione (conosciuta come "top kill") richiederebbe 2-3 settimane;
-secondo quanto riferito dalla Guardia Costiera americana, un piano, attualmente in fase di analisi, prevederebbe addirittura l'invio di rifiuti ad alta pressione (principalmente pneumatici triturati) verso la testa di pozzo danneggiata, nel tentativo di otturare la falla.
In giornata è previsto un vertice alla Casa Bianca con il Presidente Obama per fare il punto della situazione.
© BP - Tutti i diritti riservati
10 maggio 2010 - la mappa, elaborata dal GOHSEP, mostra la probabile estensione della marea nera per mercoledì 12 maggio. Mentre gli esperti cercano soluzioni per arrestare la fuoriuscita di petrolio, l'estensione della macchia continua a crescere e un impatto con vaste aree costiere sembra ormai inevitabile. Cosa succederà se non si riuscirà ad arrestare le perdite o se le condizioni meteorologiche, fin'ora favorevoli, cambieranno improvvisamente? La stagione degli uragani si avvicina e il disastro della DeepWater Horizon rischia di diventare la più grande catastrofe ambientale che gli Stati Uniti (e forse il Mondo) abbiano mai conosciuto. Il 5 maggio l'Ammiraglio della Guardia Costiera americana Thad Allen ha dichiarato che "al momento una stima esatta" delle perdite "è probabilmente impossibile". Da quella data il NOAA e la Guardia Costiera hanno smesso di fornire dati. Tuttavia, considerando la capacità produttiva della DeepWater, la quantità di greggio riversata in mare ogni giorno potrebbe superare i 25000 barili (circa 4 milioni di litri).
© GOHSEP - Tutti i diritti riservati
10 maggio 2010 - un elicottero Black Hawk si prepara a scaricare sacchi di sabbia a Elmer's Island, nel tentativo di creare una diga artificiale. Gli sforzi disperati per contenere l'avanzata della macchia di greggio proseguono senza sosta.
Dopo aver ricevuto l'approvazione dell'EPA, la BP ha versato, direttamente in corrispondenza della perdita utilizzando un veicolo sottomarino, una quantità imprecisata di disperdenti chimici,composti i cui effetti sull'ecosistema marino hanno nei giorni scorsi sollevato un acceso dibattito.
Per fermare il petrolio prima che raggiunga le coste, la polizia della Florida ha suggerito di disporre lungo il fronte della marea chiatte riempite di fieno e compressori per spararlo in mare, in modo da farlo aggregare al greggio e rimuovere l'inquinante più facilmente.
Un prodotto chimico chiamato Gladiator,composto essenzialmente di silicone, potrebbe rappresentare un'efficace barriera contro l'avanzata del greggio, specialmente nelle zone difficilmente accessibili. Secondo Graham Strachan, direttore della Aquatain Products Pty Ltd, Gladiator, usato in punti strategici, potrebbe sospingere il petrolio grazie alla formazione di una pellicola superficiale e concentrarlo in modo tale da favorirne la raccolta. Inoltre, afferma, i siliconi sono sicuri per l'ambiente, dato che nel giro di pochi giorni degradano in silicati, composti comuni nella crosta terrestre, ed il film sottile non interferisce con le attività di uccelli e altre creature acquatiche.
E' al vaglio delle autorità federali e dello stato della Louisiana il progetto, annunciato dal governatore Bobby Jindal, di creare un anello di isole artificiali per proteggere le coste. Secondo il quotidiano Washington Post il piano, che le autorità contano di sottoporre alla Casa Bianca entro pochi giorni, prevede la costruzione di un cordone di isole lungo circa 110 chilometri, ottenuto dragando sabbia e fango dal fondale marino e depositando il materiale lungo le coste esterne delle isole della Louisiana.
© McClatchy - Tutti i diritti riservati
11 maggio 2010 - continua la disputa per trovare i responsabili dell'incidente. Durante un'udienza al Congresso i dirigenti delle tre aziende coinvolte (la BP, proprietaria della piattaforma - la Transocean, costruttrice della piattaforma - la Halliburton, fornitrice di servizi per l'industria petrolifera) hanno giocato a scaricabarile puntandosi il dito l'uno contro l'altro.
Lamar McKay, presidente della BP America, ha insistito nell'affermare che la piattaforma ed il blowout preventer malfunzionante erano di proprietà della Transocean.
Steven Newman, amministratore delegato e presidente della Transocean, ha testimoniato che il suo team stava eseguendo solamente le direttive della BP e che in ogni caso è stato un errore della Halliburton.
La Halliburton è accusata di aver causato l'incidente durante un'operazione di cementazione al pozzo petrolifero effettuata 20 ore prima dell'incendio. Tim Probert, responsabile della sicurezza della Halliburton, ovviamente ha smentito le accuse assicurando che tutti gli interventi sono stati effettuati a regola d'arte e in accordo con le normative federali e dell'industria petrolifera e ha sottolineato che al momento del disastro era proprio la Transocean che stava effettuando operazioni sulla piattaforma.
Secondo esperti legali è solo una questione di tempo prima che il Dipartimento di Giustizia avvii un'inchiesta criminale.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati
11 maggio 2010 - l'immagine e il video, ripresi da un ROV, mostrano la perdita principale situata in corrispondenza della condotta danneggiata. I cambiamenti di colore, da scuro a chiaro, indicano la presenza di gas misto a petrolio.
© BP - Tutti i diritti riservati
12 maggio 2010 - un portavoce della BP ha dichiarato che la seconda cupola di contenimento, conosciuta come "top hat" (cappello a cilindro), è arrivata sul luogo del disastro. Le operazioni di posizionamento dovrebbero iniziare nella giornata di giovedì e concludersi entro la fine della settimana.
© BP - Tutti i diritti riservati
12 maggio 2010 - nei giorni scorsi il presidente Obama (qui in una foto scattata a Venice, Louisiana, il 2 maggio) ha dichiarato di volere alzare il tetto di responsabilità per la BP, dato che i costi di pulizia hanno già sorpassato il limite attualmente fissato. Lunedì la BP ha dichiarato di avere già speso 350 milioni di dollari per porre rimedio al disastro, circa 17,5 milioni di dollari al giorno, e di aver pagato 295 richieste di risarcimento su 4700 ricevute. I costi sono destinati a salire ed è un colpo notevole per la BP, ma quanto incide realmente sul bilancio del colosso?
Dall'inizio dell'anno il gigante petrolifero ha realizzato profitti stimati intorno ai 93 milioni di dollari al giorno: 4 giorni di profitti sarebbero dunque sufficienti per compensare i costi sostenuti fin'ora.
La BP probabilmente sopravviverà alla crisi senza grossi danni a lungo termine.
© US Coast Guard - Tutti i diritti riservati
12 maggio 2010 - un C17 carico di forniture per contenere la fuga di petrolio pronto alla partenza presso la base dell'aviazione di Elmendorf, in Alaska. L'Alaska, forte dell'esperienza acquisita durante il disastro della Exxon-Valdez, sta offrendo aiuti e consigli agli stati che si affacciano sul Golfo del Messico.
© McClatchy - Tutti i diritti riservati
12 maggio 2010 - scavando nel passato recente della BP continuano ad emergere torbide verità: indagini insabbiate, violazioni volontarie della sicurezza, una politica orientata a contenere gli effetti degli incidenti anziché prevenirli (costa meno), etc. Nel 2005, dopo l'esplosione della raffineria a Texas City che costò la vita a 15 persone, l'EPA avviò un'indagine volta a colpire i vertici dell'azienda, ritenuti colpevoli di aver consapevolmente ignorato le carenze nella sicurezza. L'indagine fu fermata dal Dipartimento di Giustizia e la BP risolse i suoi guai pagando una penale da 50 milioni di dollari per la violazione del Clean Air Act. Il peso politico della BP, ottenuto dopo anni di lobbismo, e la familiarità dei suoi dirigenti con Washington hanno permesso al colosso petrolifero di sopravvivere a qualsiasi crisi: "too big to fail" è la definizione più azzeccata per la BP, che tra i suoi clienti più importanti dell'ultimo anno conta il Pentagono.
© Miami Herald - Tutti i diritti riservati
12 maggio 2010 - le carcasse di sei delfini, trovati spiaggiati sulle coste di Louisiana, Mississipi e Alabama a partire dal 2 maggio, stanno venendo analizzate per capire se la loro morte è correlata alla fuga di greggio.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati
12 maggio 2010 - le indagini sulle cause dell'incidente si fanno sempre più intricate. Henry Waxman, un membro democratico del Congresso, ha dichiarato che il blowout preventer aveva una perdita ad un sistema idraulico primario poche ore prima del disastro e ha fallito un test di pressione. L'ingegnere governativo incaricato di dare l'approvazione alle operazioni di estrazione ha ammesso di non aver mai richiesto prove di funzionamento del dispositivo.
Un informatore dell'industria petrolifera ha inoltre rivelato che è da anni che i test effettuati sui blowout preventer vengono falsificati. Mike Mason, che ha lavorato su piattaforme petrolifere in Alaska per 18 anni, afferma di aver osservato imbrogli nei test come minimo 100 volte, anche in molti pozzi di proprietà della BP e con rappresentanti dell'azienda presenti: fornire report falsificati sembrerebbe quasi una routine.
L'amministrazione Obama ha intanto deciso una riorganizzazione del Mineral Management Service (MMS), l'agenzia governativa che supervisiona le perforazioni offshore, sospettata di rapporti troppo stretti con l'industria petrolifera. Il segretario dell'interno Ken Salazar ha dichiarato che l'agenzia verrà divisa in due, separando la funzione di ispezione alle piattaforme da quella di supervisione dei contratti e di raccolta delle royalties.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati
13 maggio 2010 - tra le varie opzioni che i tecnici e gli ingegneri stanno studiando per limitare la fuoriuscita di greggio, se il tentativo con la nuova cupola dovesse fallire, vi è l'inserimento di un tubo nella condotta danneggiata (metodo chiamato "Riser Insertion Tube") per portare il petrolio ad una nave di supporto in superficie.
Altre proposte sono al vaglio sul tavolo degli esperti. In un articolo apparso ieri sul quotidiano russo Komsomoloskaya Pravda si suggeriva, come soluzione estrema al disastro, di usare una bomba atomica. Un'esplosione nucleare controllata, tecnica usata per 5 volte ai tempi dell'Unione Sovietica (di cui 4 con successo - ma mai sott'acqua), potrebbe sigillare la falla sbriciolando le rocce intorno al pozzo.
© DeepWater Horizon Response - Tutti i diritti riservati
14 maggio 2010 - una foto satellitare mostra come, col passare del tempo, l'estensione della marea nera stia crescendo sempre più. Dopo aver effettuato una serie di test ed aver analizzato i dati, scienziati dell'EPA e del NOAA hanno approvato, per la prima volta, l'uso di disperdenti chimici direttamente nelle profondità del mare per impedire al greggio di raggiungere la superficie. La notizia ha subito suscitato aspre reazioni, per i possibili danni che le sostanze chimiche potrebbero arrecare all'ecosistema marino. Il Contrammiraglio della Guardia Costiera Mary Landry ha però dichiarato che, sebbene siano stati testati, i disperdenti chimici non sono ancora stati usati.
© CSTARS - Tutti i diritti riservati
14 maggio 2010 - nella giornata di giovedì, il portavoce della BP Jon Pack ha dichiarato che il tentativo di posizionamento della nuova cupola, chiamata "top hat", si concluderà fra pochi giorni o (più probabilmente) la prossima settimana e non entro questo weekend, come annunciato in precedenza. Oggi è nel frattempo iniziata l'operazione chiamata "Riser Insertion Tube": tramite robot sottomarini comandati a distanza i tecnici stanno tentando in queste ore di inserire l'estremità di un tubo lungo 1500 metri nella condotta danneggiata. Se l'operazione dovesse avere l'esito sperato, aspirando il petrolio come una cannuccia e raccogliendolo all'interno di un nave in superficie, il tubo potrebbe ridurre la perdita complessiva del 75%.
© DeepWater Horizon Response - Tutti i diritti riservati
14 maggio 2010 - il Presidente Obama ha criticato duramente e con rabbia il "ridicolo spettacolo" offerto dai dirigenti della BP, della Transocean e della Halliburton al Congresso. "E' chiaro che il sistema ha fallito," ha detto. "E ha fallito malamente." Il Presidente ha promesso che con la sua amministrazione i rapporti troppo stretti tra le agenzie federali e l'industria del petrolio avranno fine, che condivide la rabbia e la frustrazione dei molti americani colpiti dalla crisi e che non avrà pace finché essa non sarà risolta.
© CNN International - Tutti i diritti riservati
15 maggio 2010 - la dottoressa Erica Miller, dell'International Bird Rescue Research Center, e i suoi collaboratori ripuliscono un pellicano bruno ricoperto di petrolio. Fin'ora la marea nera ha avuto sulle coste un impatto limitato, ma gli scienziati della missione Pelican hanno individuato nelle profondità del Golfo enormi pennacchi di petrolio, uno dei quali lungo e largo 16 km ed alto 100 metri. "C'è una scioccante quantità di greggio nelle acque profonde," ha detto Samantha Joye, ricercatrice alla University of Georgia. Il fenomeno è senza precedenti e desta grande preoccupazione tra gli esperti. In genere il petrolio si disperde solo sulla superficie marina, ma questa volta il fenomeno sembra interessare l'intera colonna d'acqua. Oltre ad essere estremamente tossico per le creature marine, il greggio potrebbe ridurre drasticamente i livelli di ossigeno mettendo a repentaglio l'intero ecosistema. Secondo gli esperti, sembra non esserci alcun rapporto tra il fenomeno e l'uso dei disperdenti chimici.
© Greenpeace USA 2010 - Tutti i diritti riservati
17 maggio 2010 - il gas che fuoriesce insieme al petrolio dalla testa di pozzo danneggiata viene bruciato dalla nave Discoverer Enterprise. L'operazione "Riser Insertion Tube" ha avuto successo, ma i risultati non sono quelli annunciati dalla BP nei giorni scorsi: il sistema riesce infatti a contenere solo il 20% della perdita stimata (1000 barili al giorno - circa 160000 litri ) ed il Presidente Obama si è detto "per niente impressionato". Dal giorno del disastro questo è il primo tentativo riuscito per ridurre la portata della fuga di greggio. Secondo portavoce della BP, nei prossimi giorni (probabilmente all'inizio della prossima settimana) si procederà all'operazione "top kill", che, cementando la parte superiore del pozzo, dovrebbe arrestare la perdita una volta per tutte.
© US Coast Guard - Tutti i diritti riservati
24 maggio 2010 - il petrolio ha raggiunto le coste della Louisiana. Secondo il Governatore Bobby Jindal più di 65 miglia di litorale (circa 105 km) sono già state colpite dalla marea nera.
© Boston.com - Tutti i diritti riservati
26 maggio 2010 - "Plug the damn hole" (tappate quel maledetto buco), così Barack Obama, durante una riunione privata nello Studio Ovale, avrebbe espresso la propria frustrazione riguardante la mancanza di progressi da parte della BP nell'arginare la fuoriuscita di petrolio nel Golfo. Nella giornata di domani il Presidente dovrebbe annunciare la decisione del governo di imporre nuove e più severe norme di sicurezza e di ispezione per le operazioni estrattive offshore, mentre venerdì si recherà in visita per la seconda volta nei luoghi colpiti dal disastro. La pressione dell'opinione pubblica sull'amministrazione Obama è molto forte, tuttavia solo la BP ha la tecnologia ed i mezzi per porre rimedio all'incidente, mentre le agenzie federali possono al limite occuparsi delle operazioni di contenimento della marea nera.
© The White House - Tutti i diritti riservati
26 maggio 2010 - secondo portavoce della BP l'operazione Top Kill è stata eseguita come pianificato. I fluidi pesanti che in queste ore stanno venendo pompati nel pozzo dovrebbero arrestare la fuoriuscita di petrolio, ma ci vorranno almeno 24 ore per capire se il metodo ha effettivamente funzionato. E' possibile seguire l'evento in diretta da questa pagina offerta dalla CNN. Secondo i tecnici della BP le probabilità di successo sono tra il 60 ed il 70%. Se l'operazione dovesse fallire si tenterà la cattura del greggio con la cupola "Top Hat".
© DeepWater Horizon Response - Tutti i diritti riservati
ATTENZIONE: AGGIORNAMENTI SOSPESI, LA CRONOLOGIA E' INCOMPLETA E FRAMMENTARIA DAL 18 MAGGIO 2010. CONSIGLIO DI USARE I LINK INDICATI IN FONDO AL POST PER MAGGIORI INFORMAZIONI.
Prosegue in:
Il disastro della DeepWater Horizon - galleria fotografica e cronologia degli eventi - parte III
-The Sacramento Bee
-GOHSEP - Gulf Oil Spill 2010 Projected Trajectory
-Greenpeace USA 2010 su Flickr
-US Coast Guard su Flickr
-Associated Press
-SkyTruth
-CSTARS
-McClatchy
-DeepWater Horizon Oil Spill - Wikipedia
Vediamo le principali opzioni:
-un secondo tentativo di arginare la falla principale verrà effettuato a metà settimana dalla BP, usando una cupola più piccola. Dopo l'insuccesso dei giorni scorsi la fiducia nel buon esito dell'operazione è debole;
-un'altra possibilità prevede il taglio della condotta di estrazione (riser pipe) e la sua sostituzione con una più grande in modo da portare il petrolio ad una nave in superficie: è un'operazione rischiosa, perchè in caso di fallimento la fuga di greggio potrebbe aumentare;
-un'altra opzione consiste nel ricoprire di cemento e fango il blowout preventer (BOP) per arrestare la perdita: l'operazione (conosciuta come "top kill") richiederebbe 2-3 settimane;
-secondo quanto riferito dalla Guardia Costiera americana, un piano, attualmente in fase di analisi, prevederebbe addirittura l'invio di rifiuti ad alta pressione (principalmente pneumatici triturati) verso la testa di pozzo danneggiata, nel tentativo di otturare la falla.
In giornata è previsto un vertice alla Casa Bianca con il Presidente Obama per fare il punto della situazione.
© BP - Tutti i diritti riservati
10 maggio 2010 - la mappa, elaborata dal GOHSEP, mostra la probabile estensione della marea nera per mercoledì 12 maggio. Mentre gli esperti cercano soluzioni per arrestare la fuoriuscita di petrolio, l'estensione della macchia continua a crescere e un impatto con vaste aree costiere sembra ormai inevitabile. Cosa succederà se non si riuscirà ad arrestare le perdite o se le condizioni meteorologiche, fin'ora favorevoli, cambieranno improvvisamente? La stagione degli uragani si avvicina e il disastro della DeepWater Horizon rischia di diventare la più grande catastrofe ambientale che gli Stati Uniti (e forse il Mondo) abbiano mai conosciuto. Il 5 maggio l'Ammiraglio della Guardia Costiera americana Thad Allen ha dichiarato che "al momento una stima esatta" delle perdite "è probabilmente impossibile". Da quella data il NOAA e la Guardia Costiera hanno smesso di fornire dati. Tuttavia, considerando la capacità produttiva della DeepWater, la quantità di greggio riversata in mare ogni giorno potrebbe superare i 25000 barili (circa 4 milioni di litri).
© GOHSEP - Tutti i diritti riservati
10 maggio 2010 - un elicottero Black Hawk si prepara a scaricare sacchi di sabbia a Elmer's Island, nel tentativo di creare una diga artificiale. Gli sforzi disperati per contenere l'avanzata della macchia di greggio proseguono senza sosta.
Dopo aver ricevuto l'approvazione dell'EPA, la BP ha versato, direttamente in corrispondenza della perdita utilizzando un veicolo sottomarino, una quantità imprecisata di disperdenti chimici,composti i cui effetti sull'ecosistema marino hanno nei giorni scorsi sollevato un acceso dibattito.
Per fermare il petrolio prima che raggiunga le coste, la polizia della Florida ha suggerito di disporre lungo il fronte della marea chiatte riempite di fieno e compressori per spararlo in mare, in modo da farlo aggregare al greggio e rimuovere l'inquinante più facilmente.
Un prodotto chimico chiamato Gladiator,composto essenzialmente di silicone, potrebbe rappresentare un'efficace barriera contro l'avanzata del greggio, specialmente nelle zone difficilmente accessibili. Secondo Graham Strachan, direttore della Aquatain Products Pty Ltd, Gladiator, usato in punti strategici, potrebbe sospingere il petrolio grazie alla formazione di una pellicola superficiale e concentrarlo in modo tale da favorirne la raccolta. Inoltre, afferma, i siliconi sono sicuri per l'ambiente, dato che nel giro di pochi giorni degradano in silicati, composti comuni nella crosta terrestre, ed il film sottile non interferisce con le attività di uccelli e altre creature acquatiche.
E' al vaglio delle autorità federali e dello stato della Louisiana il progetto, annunciato dal governatore Bobby Jindal, di creare un anello di isole artificiali per proteggere le coste. Secondo il quotidiano Washington Post il piano, che le autorità contano di sottoporre alla Casa Bianca entro pochi giorni, prevede la costruzione di un cordone di isole lungo circa 110 chilometri, ottenuto dragando sabbia e fango dal fondale marino e depositando il materiale lungo le coste esterne delle isole della Louisiana.
© McClatchy - Tutti i diritti riservati
11 maggio 2010 - continua la disputa per trovare i responsabili dell'incidente. Durante un'udienza al Congresso i dirigenti delle tre aziende coinvolte (la BP, proprietaria della piattaforma - la Transocean, costruttrice della piattaforma - la Halliburton, fornitrice di servizi per l'industria petrolifera) hanno giocato a scaricabarile puntandosi il dito l'uno contro l'altro.
Lamar McKay, presidente della BP America, ha insistito nell'affermare che la piattaforma ed il blowout preventer malfunzionante erano di proprietà della Transocean.
Steven Newman, amministratore delegato e presidente della Transocean, ha testimoniato che il suo team stava eseguendo solamente le direttive della BP e che in ogni caso è stato un errore della Halliburton.
La Halliburton è accusata di aver causato l'incidente durante un'operazione di cementazione al pozzo petrolifero effettuata 20 ore prima dell'incendio. Tim Probert, responsabile della sicurezza della Halliburton, ovviamente ha smentito le accuse assicurando che tutti gli interventi sono stati effettuati a regola d'arte e in accordo con le normative federali e dell'industria petrolifera e ha sottolineato che al momento del disastro era proprio la Transocean che stava effettuando operazioni sulla piattaforma.
Secondo esperti legali è solo una questione di tempo prima che il Dipartimento di Giustizia avvii un'inchiesta criminale.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati
11 maggio 2010 - l'immagine e il video, ripresi da un ROV, mostrano la perdita principale situata in corrispondenza della condotta danneggiata. I cambiamenti di colore, da scuro a chiaro, indicano la presenza di gas misto a petrolio.
© BP - Tutti i diritti riservati
12 maggio 2010 - un portavoce della BP ha dichiarato che la seconda cupola di contenimento, conosciuta come "top hat" (cappello a cilindro), è arrivata sul luogo del disastro. Le operazioni di posizionamento dovrebbero iniziare nella giornata di giovedì e concludersi entro la fine della settimana.
© BP - Tutti i diritti riservati
12 maggio 2010 - nei giorni scorsi il presidente Obama (qui in una foto scattata a Venice, Louisiana, il 2 maggio) ha dichiarato di volere alzare il tetto di responsabilità per la BP, dato che i costi di pulizia hanno già sorpassato il limite attualmente fissato. Lunedì la BP ha dichiarato di avere già speso 350 milioni di dollari per porre rimedio al disastro, circa 17,5 milioni di dollari al giorno, e di aver pagato 295 richieste di risarcimento su 4700 ricevute. I costi sono destinati a salire ed è un colpo notevole per la BP, ma quanto incide realmente sul bilancio del colosso?
Dall'inizio dell'anno il gigante petrolifero ha realizzato profitti stimati intorno ai 93 milioni di dollari al giorno: 4 giorni di profitti sarebbero dunque sufficienti per compensare i costi sostenuti fin'ora.
La BP probabilmente sopravviverà alla crisi senza grossi danni a lungo termine.
© US Coast Guard - Tutti i diritti riservati
12 maggio 2010 - un C17 carico di forniture per contenere la fuga di petrolio pronto alla partenza presso la base dell'aviazione di Elmendorf, in Alaska. L'Alaska, forte dell'esperienza acquisita durante il disastro della Exxon-Valdez, sta offrendo aiuti e consigli agli stati che si affacciano sul Golfo del Messico.
© McClatchy - Tutti i diritti riservati
12 maggio 2010 - scavando nel passato recente della BP continuano ad emergere torbide verità: indagini insabbiate, violazioni volontarie della sicurezza, una politica orientata a contenere gli effetti degli incidenti anziché prevenirli (costa meno), etc. Nel 2005, dopo l'esplosione della raffineria a Texas City che costò la vita a 15 persone, l'EPA avviò un'indagine volta a colpire i vertici dell'azienda, ritenuti colpevoli di aver consapevolmente ignorato le carenze nella sicurezza. L'indagine fu fermata dal Dipartimento di Giustizia e la BP risolse i suoi guai pagando una penale da 50 milioni di dollari per la violazione del Clean Air Act. Il peso politico della BP, ottenuto dopo anni di lobbismo, e la familiarità dei suoi dirigenti con Washington hanno permesso al colosso petrolifero di sopravvivere a qualsiasi crisi: "too big to fail" è la definizione più azzeccata per la BP, che tra i suoi clienti più importanti dell'ultimo anno conta il Pentagono.
© Miami Herald - Tutti i diritti riservati
12 maggio 2010 - le carcasse di sei delfini, trovati spiaggiati sulle coste di Louisiana, Mississipi e Alabama a partire dal 2 maggio, stanno venendo analizzate per capire se la loro morte è correlata alla fuga di greggio.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati
12 maggio 2010 - le indagini sulle cause dell'incidente si fanno sempre più intricate. Henry Waxman, un membro democratico del Congresso, ha dichiarato che il blowout preventer aveva una perdita ad un sistema idraulico primario poche ore prima del disastro e ha fallito un test di pressione. L'ingegnere governativo incaricato di dare l'approvazione alle operazioni di estrazione ha ammesso di non aver mai richiesto prove di funzionamento del dispositivo.
Un informatore dell'industria petrolifera ha inoltre rivelato che è da anni che i test effettuati sui blowout preventer vengono falsificati. Mike Mason, che ha lavorato su piattaforme petrolifere in Alaska per 18 anni, afferma di aver osservato imbrogli nei test come minimo 100 volte, anche in molti pozzi di proprietà della BP e con rappresentanti dell'azienda presenti: fornire report falsificati sembrerebbe quasi una routine.
L'amministrazione Obama ha intanto deciso una riorganizzazione del Mineral Management Service (MMS), l'agenzia governativa che supervisiona le perforazioni offshore, sospettata di rapporti troppo stretti con l'industria petrolifera. Il segretario dell'interno Ken Salazar ha dichiarato che l'agenzia verrà divisa in due, separando la funzione di ispezione alle piattaforme da quella di supervisione dei contratti e di raccolta delle royalties.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati
13 maggio 2010 - tra le varie opzioni che i tecnici e gli ingegneri stanno studiando per limitare la fuoriuscita di greggio, se il tentativo con la nuova cupola dovesse fallire, vi è l'inserimento di un tubo nella condotta danneggiata (metodo chiamato "Riser Insertion Tube") per portare il petrolio ad una nave di supporto in superficie.
Altre proposte sono al vaglio sul tavolo degli esperti. In un articolo apparso ieri sul quotidiano russo Komsomoloskaya Pravda si suggeriva, come soluzione estrema al disastro, di usare una bomba atomica. Un'esplosione nucleare controllata, tecnica usata per 5 volte ai tempi dell'Unione Sovietica (di cui 4 con successo - ma mai sott'acqua), potrebbe sigillare la falla sbriciolando le rocce intorno al pozzo.
© DeepWater Horizon Response - Tutti i diritti riservati
14 maggio 2010 - una foto satellitare mostra come, col passare del tempo, l'estensione della marea nera stia crescendo sempre più. Dopo aver effettuato una serie di test ed aver analizzato i dati, scienziati dell'EPA e del NOAA hanno approvato, per la prima volta, l'uso di disperdenti chimici direttamente nelle profondità del mare per impedire al greggio di raggiungere la superficie. La notizia ha subito suscitato aspre reazioni, per i possibili danni che le sostanze chimiche potrebbero arrecare all'ecosistema marino. Il Contrammiraglio della Guardia Costiera Mary Landry ha però dichiarato che, sebbene siano stati testati, i disperdenti chimici non sono ancora stati usati.
© CSTARS - Tutti i diritti riservati
14 maggio 2010 - nella giornata di giovedì, il portavoce della BP Jon Pack ha dichiarato che il tentativo di posizionamento della nuova cupola, chiamata "top hat", si concluderà fra pochi giorni o (più probabilmente) la prossima settimana e non entro questo weekend, come annunciato in precedenza. Oggi è nel frattempo iniziata l'operazione chiamata "Riser Insertion Tube": tramite robot sottomarini comandati a distanza i tecnici stanno tentando in queste ore di inserire l'estremità di un tubo lungo 1500 metri nella condotta danneggiata. Se l'operazione dovesse avere l'esito sperato, aspirando il petrolio come una cannuccia e raccogliendolo all'interno di un nave in superficie, il tubo potrebbe ridurre la perdita complessiva del 75%.
© DeepWater Horizon Response - Tutti i diritti riservati
14 maggio 2010 - il Presidente Obama ha criticato duramente e con rabbia il "ridicolo spettacolo" offerto dai dirigenti della BP, della Transocean e della Halliburton al Congresso. "E' chiaro che il sistema ha fallito," ha detto. "E ha fallito malamente." Il Presidente ha promesso che con la sua amministrazione i rapporti troppo stretti tra le agenzie federali e l'industria del petrolio avranno fine, che condivide la rabbia e la frustrazione dei molti americani colpiti dalla crisi e che non avrà pace finché essa non sarà risolta.
© CNN International - Tutti i diritti riservati
15 maggio 2010 - la dottoressa Erica Miller, dell'International Bird Rescue Research Center, e i suoi collaboratori ripuliscono un pellicano bruno ricoperto di petrolio. Fin'ora la marea nera ha avuto sulle coste un impatto limitato, ma gli scienziati della missione Pelican hanno individuato nelle profondità del Golfo enormi pennacchi di petrolio, uno dei quali lungo e largo 16 km ed alto 100 metri. "C'è una scioccante quantità di greggio nelle acque profonde," ha detto Samantha Joye, ricercatrice alla University of Georgia. Il fenomeno è senza precedenti e desta grande preoccupazione tra gli esperti. In genere il petrolio si disperde solo sulla superficie marina, ma questa volta il fenomeno sembra interessare l'intera colonna d'acqua. Oltre ad essere estremamente tossico per le creature marine, il greggio potrebbe ridurre drasticamente i livelli di ossigeno mettendo a repentaglio l'intero ecosistema. Secondo gli esperti, sembra non esserci alcun rapporto tra il fenomeno e l'uso dei disperdenti chimici.
© Greenpeace USA 2010 - Tutti i diritti riservati
17 maggio 2010 - il gas che fuoriesce insieme al petrolio dalla testa di pozzo danneggiata viene bruciato dalla nave Discoverer Enterprise. L'operazione "Riser Insertion Tube" ha avuto successo, ma i risultati non sono quelli annunciati dalla BP nei giorni scorsi: il sistema riesce infatti a contenere solo il 20% della perdita stimata (1000 barili al giorno - circa 160000 litri ) ed il Presidente Obama si è detto "per niente impressionato". Dal giorno del disastro questo è il primo tentativo riuscito per ridurre la portata della fuga di greggio. Secondo portavoce della BP, nei prossimi giorni (probabilmente all'inizio della prossima settimana) si procederà all'operazione "top kill", che, cementando la parte superiore del pozzo, dovrebbe arrestare la perdita una volta per tutte.
© US Coast Guard - Tutti i diritti riservati
24 maggio 2010 - il petrolio ha raggiunto le coste della Louisiana. Secondo il Governatore Bobby Jindal più di 65 miglia di litorale (circa 105 km) sono già state colpite dalla marea nera.
© Boston.com - Tutti i diritti riservati
26 maggio 2010 - "Plug the damn hole" (tappate quel maledetto buco), così Barack Obama, durante una riunione privata nello Studio Ovale, avrebbe espresso la propria frustrazione riguardante la mancanza di progressi da parte della BP nell'arginare la fuoriuscita di petrolio nel Golfo. Nella giornata di domani il Presidente dovrebbe annunciare la decisione del governo di imporre nuove e più severe norme di sicurezza e di ispezione per le operazioni estrattive offshore, mentre venerdì si recherà in visita per la seconda volta nei luoghi colpiti dal disastro. La pressione dell'opinione pubblica sull'amministrazione Obama è molto forte, tuttavia solo la BP ha la tecnologia ed i mezzi per porre rimedio all'incidente, mentre le agenzie federali possono al limite occuparsi delle operazioni di contenimento della marea nera.
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26 maggio 2010 - secondo portavoce della BP l'operazione Top Kill è stata eseguita come pianificato. I fluidi pesanti che in queste ore stanno venendo pompati nel pozzo dovrebbero arrestare la fuoriuscita di petrolio, ma ci vorranno almeno 24 ore per capire se il metodo ha effettivamente funzionato. E' possibile seguire l'evento in diretta da questa pagina offerta dalla CNN. Secondo i tecnici della BP le probabilità di successo sono tra il 60 ed il 70%. Se l'operazione dovesse fallire si tenterà la cattura del greggio con la cupola "Top Hat".
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ATTENZIONE: AGGIORNAMENTI SOSPESI, LA CRONOLOGIA E' INCOMPLETA E FRAMMENTARIA DAL 18 MAGGIO 2010. CONSIGLIO DI USARE I LINK INDICATI IN FONDO AL POST PER MAGGIORI INFORMAZIONI.
Prosegue in:
Il disastro della DeepWater Horizon - galleria fotografica e cronologia degli eventi - parte III
Risorse utili:
-The Huffington Post
-The NY Times
-Boston.com
-Google Crisis Response
-Deepwater Horizon Response
-BP-The Huffington Post
-The NY Times
-Boston.com
-Google Crisis Response
-Deepwater Horizon Response
-The Sacramento Bee
-GOHSEP - Gulf Oil Spill 2010 Projected Trajectory
-Greenpeace USA 2010 su Flickr
-US Coast Guard su Flickr
-Associated Press
-SkyTruth
-CSTARS
-McClatchy
-DeepWater Horizon Oil Spill - Wikipedia