martedì 11 maggio 2010

Il disastro della DeepWater Horizon - galleria fotografica e cronologia degli eventi - parte I

[AGGIORNAMENTI SOSPESI]


Qualsiasi cosa succeda sulla Terra succede ai figli della Terra.
Se gli uomini sputano sulla Terra sputano su se stessi.
Questo sappiamo: la Terra non appartiene all’uomo, l’uomo appartiene alla Terra.
Questo sappiamo: tutte le cose sono legate come il sangue che unisce una famiglia.
Tutte le cose sono legate.
Qualsiasi cosa succeda alla Terra succede ai figli della Terra.
Un uomo non tesse la trama della vita: egli è solamente un filo in essa.
Ciò che fa alla trama fa a se stesso.

Seattle (capo indiano) al Presidente USA, 1854



20 aprile 2010 - la piattaforma DeepWater Horizon, di proprietà della compagnia BP (ex British Petroleum) e costruita dalla Transocean, in fiamme. Le cause dell'incidente sono sconosciute. 11 addetti muoiono nell'incendio, molti altri restano feriti.
© US Coast Guard - Alcuni diritti riservati

20 aprile 2010 - la piattaforma DeepWater Horizon affonda nelle acque del Golfo del Messico, in seguito ad una devastante esplosione.
© Greenpeace USA 2010 - Tutti i diritti riservati


22 aprile 2010 - un robot sottomarino tenta di attivare un dispositivo chiamato blowout preventer (BOP) per chiudere il flusso di petrolio del pozzo petrolifero: il meccanismo non funziona. Il problema di contenimento è senza precendenti, la BP deve fermare perdite situate 1500 metri sotto la superficie oceanica.
© Boston.com - Tutti i diritti riservati

25 aprile 2010 - la macchia di petrolio vista da satellite. Ogni giorno 5000 barili di petrolio (circa 800000 litri) si riversano in mare. I primi dati forniti dalla BP sottostimano l'entità del disastro.
© Nasa Earth Observatory - Tutti i diritti riservati

26 aprile 2010 - un operaio al lavoro sulla cupola del sistema sottomarino di contenimento del petrolio alla Wild Well Control Inc. di Port Fourchon. La cupola, una delle più grandi mai costruite, verrà utilizzata nel tentativo di arginare la fuoriuscita di petrolio.
© Greenpeace USA 2010 - Tutti i diritti riservati

28 aprile 2010 - una nave attraversa la macchia di petrolio fuoriuscita in seguito all'esplosione della piattaforma petrolifera. Anche il traffico marittimo ed il trasporto delle merci, come già accaduto durante l'uragano Katrina, risentono degli effetti del disastro.
© Boston.com - Tutti i diritti riservati


28 aprile 2010 - con incendi controllati si tenta di ridurre la macchia di petrolio diretta verso le coste.
©
US Coast Guard - Alcuni diritti riservati (photo courtesy of the Minerals Management Service)

29 aprile 2010 - uccelli in volo sopra alla macchia di petrolio nei pressi di Breton Sound Island, a sud delle isole Chandeleur. Per molte specie di volatili questo è il periodo della nidificazione.
© Greenpeace USA 2010- Tutti i diritti riservati

29 aprile 2010 - il capitano Michael Nguyen vicino alla sua barca da pesca a Venice, Lousiana. I danni per l'industria ittica locale, già duramente colpita dall'uragano Katrina nel 2004, potrebbero essere catastrofici.
© Boston.com - Tutti i diritti riservati

29 aprile 2010 - due esemplari di pellicano bruno, uccello simbolo della Louisiana, e uno stormo di gabbiani riposano sulla spiaggia di Ship Island: tra gli uccelli e la marea nera incombente si frappone solo una sottile barriera galleggiante. Chilometri di barriere stanno venendo distesi lungo le linee di costa per impedire al petrolio di raggiungere la terraferma.
© Boston.com - Tutti i diritti riservati

29 aprile - le prime propaggini della marea nera raggiungono le coste della Lousiana. Milioni di litri di petrolio si sono già riversati in mare . Le perdite potrebbero continuare per mesi.
© Nasa Goddard - Alcuni diritti riservati


29 aprile 2010 - un grafico esemplicativo mostra la posizione di una nuova perdita nel drilling riser (il sistema di condutture e di linee ausiliarie) della DeepWater Horizon.
© US Coast Guard - Alcuni diritti riservati

30 aprile 2010 - la dottoressa Erica Miller, del Tri-State Bird Rescue and Research, somministra ad una sula ricoperta di petrolio una dose di Pepto Bismol. Un intero ecosistema, comprendente centinaia di specie terrestri e marine, è a rischio. I danni potrebbero perdurare per generazioni.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati

30 aprile 2010 - la marea nera avanza verso gli ecosistemi a rischio. La catastrofe ambientale potrebbe rivelarsi peggiore del disastro della Exxon-Valdez e dare all'amministrazione Obama un durissimo colpo. Dopo il via libera di poche settimane fa, il presidente ha annunciato lo stop alle trivellazioni in nuove aree.
© The New York Times - Tutti i diritti riservati

1 maggio 2010 - a Venice, Louisiana, due dipendenti della D&C Seafood scaricano quello che temono sarà l'ultimo carico di gamberi per lungo tempo. La flotta da pesca è in porto in attesa dell'evolversi degli eventi.
© Greenpeace USA 2010 - Tutti i diritti riservati

2 maggio 2010 - un fratino sulle spiagge di St. Petersburg, in Florida. Mentre si cercano i responsabili del disastro e il presidente Obama si reca in visita ai luoghi più colpiti dalla marea nera, le dimensioni della macchia di petrolio negli ultimi due giorni sono triplicate: la fuoriuscita potrebbe essere peggiore del previsto. Lo scenario che si va delineando è da incubo: la marea nera, trasportata dalle correnti oceaniche, potrebbe raggiungere le spiagge della Florida e la East Coast degli Stati Uniti. "E' solo una questione di tempo" dicono gli esperti.
© Michael Skelton - Tutti i diritti riservati

2 maggio 2010 - è strage di pesci e tartarughe marine. Il governo vieta la pesca commerciale e ricreativa dalla Louisiana alla Florida. Intanto proseguono le operazioni di contenimento della marea nera e ci si prepara a soccorrere gli animali colpiti dal petrolio.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati

2 maggio 2010 - dure critiche al governo e alla BP per i tempi di reazione all'incidente. Lamar McKay, della BP, esclude l'ipotesi dell'"errore umano", ma non sa quando le falle potranno essere sigillate definitivamente: entro 6-8 giorni una cupola di metallo e cemento di 74 tonnellate verrà posata sulla testa di pozzo danneggiata per contenere le perdite di greggio, in attesa che un nuovo pozzo riduca la pressione del giacimento. Addetti della BP sono ancora al lavoro per attivare il blowout preventer (BOP), ma, come afferma McKay, a 1500 metri di profondità, nell'oscurità e con robot controllati a distanza è come effettuare un'operazione chirurgica a cuore aperto.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati

2 maggio 2010 - un delfino nuota attraverso le acque inquinate della Drum Bay. Ci sono più di 5000 delfini nel Golfo, tra il delta del Mississipi e le coste della Lousiana, molti dei quali nella stagione riproduttiva.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati

2 maggio 2010 - un'immagine satellitare del luogo del disastro, da dove il petrolio continua a sgorgare. "Non è una perdita, è un'inondazione" ha dichiarato il governatore della Florida Charlie Crist ad una campagna di raccolta fondi per il Senato. E la domanda ora è: quando finirà?
© DigitalGlobe- Alcuni diritti riservati

3 maggio 2010 - la nave da perforazione Discoverer Enterprise della Transocean si prepara a condurre le operazioni di emergenza per arginare la fuoriuscita di petrolio. Usando la speciale cupola di contenimento e attraverso un sistema di condotte la nave potrà recuperare fino a 125000 barili di petrolio (circa 5 milioni di galloni - 20 milioni di litri).
© US Coast Guard - Alcuni diritti riservati (photo provided by Transocean)

3 maggio 2010 - la piattaforma Development Drill III si prepara alle operazioni per la realizzazione di un pozzo di sfogo (relief well) per intercettare quello esploso nell'incidente ed arrestare le perdite di petrolio, pompando nel sottosuolo fluidi pesanti e cemento. La BP ha garantito che pagherà tutti i danni causati dal disastro, ma intanto il valore di mercato delle sue azioni è in caduta libera.
© US Coast Guard - Alcuni diritti riservati (photo provided by Transocean)

4 maggio 2010 - la mappa mostra l'evoluzione della marea nera alle 17.00 di ieri (ora della East Coast - mezzanotte di oggi in Italia). Secondo gli esperti, la macchia di greggio potrebbe unirisi alla Loop Current per poi dirigersi verso le coste della Florida e devastare spiagge, barriere coralline ed ecosistema marino. Un cambiamento delle condizioni meteo, in particolare della direzione del vento, potrebbe scongiurare questa eventualità.
Diverse le reazioni all'incidente: il governatore della California Schwarznegger ha bloccato i finanziamenti per la costruzione di nuove piattaforme. In Italia, il ministro dello Sviluppo Economico Scajola, prima dei fatti di cronaca che l'hanno costretto a dimettersi, ha bloccato le autorizzazioni alla perforazioni di nuovi pozzi petroliferi offshore e convocato una riunione d'urgenza, per il giorno 5 maggio, degli operatori petroliferi (ENI ed EDISON) [comunicato del Ministero].
Dopo il sensazionalismo dei primi giorni gli esperti invitano alla cautela: la portata dell'incidente è ancora tutta da valutare e, sebbene i danni all'ambiente possano diventare catastrofici, non si può per ora prevedere come andrà a finire. Le variabili in gioco sono troppe e se c'è chi, da una parte, grida all'Apocalisse, dall'altra molti sono più ottimisti sui possibili esiti dell'incidente.
© US Coast Guard - Alcuni diritti riservati


4 maggio 2010 - in queste elaborazioni, realizzate il 2 maggio con i dati radar forniti dal satellite Envisat dell'ESA (European Space Agency), si vede come la macchia di petrolio sia ancora confinata nei pressi della'rea del disastro, a nord della zona interessata dalla Loop Current che trasporta le acque calde del Golfo del Messico prima a nord, verso la Florida, e poi nell'oceano Atlantico, dando origine alla Corrente del Golfo. Venti diretti a sud potrebbero spostare la macchia e unirla alla Loop Current realizzando lo scenario più temuto dagli esperti.
© CLS, ESA - Tutti i diritti riservati

4 maggio 2010 - uno squalo ucciso dalla marea nera spiaggiato sulla riva di Ship Island, Mississipi. Mentre la moria di creature marine continua, la cupola gigante commissionata dalla BP per contenere le fuoriuscite di petrolio è pronta per essere utilizzata. Ancora incerto l'ammontare esatto della perdita: in una riunione a porte chiuse con i membri del Congresso, un dirigente anziano della BP ha ammesso che potrebbe superare i 60000 barili al giorno (circa 10 milioni di litri), più di 10 volte la stima effettuata in precedenza. Impossibile calcolare i danni che la compagnia petroliferà dovrà rifondere.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati

5 maggio 2010 - la BP riesce ad arginare le perdite da una delle falle installando una valvola al termine della condotta di estrazione danneggiata. Sebbene l'intervento non riduca la fuoriuscita complessiva di petrolio, nei prossimi giorni permetterà alla compagnia di concentrare i suoi sforzi sulle due perdite rimaste. Grazie a condizioni meteorologiche favorevoli ci si prepara ad un'altra serie di incendi controllati, dopo quella effettuata il 28 aprile. L'unità di crisi assicura che gli incendi non avranno alcun effetto sulle zone popolate, i mammiferi e le tartarughe marine. L'EPA (Environmental Protection Agency) rimarrà sul posto per assicurarsi che la qualità dell'aria rimanga entro livelli accettabili. Si teme invece per l'uso di disperdenti chimici, il cui compito è scomporre o far evaporare più velocemente il petrolio. Gli effetti di questi composti sulla salute umana e sull'ecosistema marino non sono ancora chiari e stanno venendo analizzati da varie agenzie federali; 3000 galloni (circa 500000 litri) sono già stati riversati in mare ed altri 230000 galloni (circa 37 milioni di litri) sono già pronti: "Fondamentalmente è un grosso esperimento" dice Richard Carter, consulente politico dei Defenders of Wildlife. "Non sto dicendo che non dovremmo; non abbiamo buone opzioni".
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati


5 maggio 2010 - la sequenza video mostra un ROV (remote operating vehicle) mentre chiude, con successo, una delle tre falle sul fondo marino. Nel video è possibile osservare per la prima volta la quantità incredibile di petrolio che, in ogni istante, si riversa in mare.
© Sequenza video fornita dalla BP tramite US Coast Guard - Tutti i diritti riservati

5 maggio 2010 - emerge sempre più chiaramente il ruolo avuto dal colosso BP nel causare il disastro: una lunga storia di incidenti (l'ultimo nel 2005, quando un'esplosione in una raffineria in Texas causò 15 morti e 170 feriti: la BP aveva semplicemente ignorato le sue regole di sicurezza e disattivato il sistema di allarme), violazioni ambientali e dei diritti umani ed avvertimenti ignorati, permessi dalla politica dell'era Bush, caratterizza l'azienda, che nasconde, dietro lo specchietto delle allodole dell'investimento nello sviluppo di energie rinnovabili (nel 1998 adottò lo slogan "beyond petroleum", ovvero "oltre il petrolio"), un cuore nero come i combustibili fossili da cui trae tutto il suo guadagno.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati

5 maggio 2010 - nello schema è illustrato il principio di funzionamento della cupola che, depositata sul fondo marino, permetterà di arginare temporaneamente la fuoriuscita di greggio.
© McClatchy- Tutti i diritti riservati (source: BP, CNN)

5 maggio 2010 - riprendono gli incendi controllati per ridurre la marea nera.
© US Coast Guard - Alcuni diritti riservati

5 maggio 2010 - barche per gamberi raccolgono il petrolio nelle acqua di Chandeleur Sound, Louisiana. La BP, che si è assunta le responsabilità finanziarie del disastro, nel tentativo disperato di limitare le proprie perdite ha cercato di comprare il silenzio dei pescatori locali, assunti per ripulire il disastro, offrendo loro denaro e lavori in cambio della rinuncia firmata a non fare causa al colosso petrolifero. Janet Napolitano, Segretario di Stato USA per la Sicurezza Interna, è subita intervenuta invitando la compagnia petrolifera ad ammettere di aver fatto un passo falso. Tony Hayward, amministratore delegato della BP, ha in seguito dichiarato ad un inviato del London Times che la compagnia pagherà tutte le richieste di risarcimento legittime, ma che "poichè questa è l'America molte delle richieste verranno illegittimate".
© The Sacramento Bee - Tutti i diritti riservati

5 maggio 2010 - un'incredibile immagine aerea delle scie di petrolio nelle acque di Chandeleur Sound, Louisiana.
© The Sacramento Bee - Tutti i diritti riservati

6 maggio 2010 - la cupola di contenimento lascia la Wild Well Control Inc. di Port Fourchon, Lousiana, per dirigersi verso il luogo dell'incidente a bordo della nave Joe Griffin.
© BP - Tutti i diritti riservati

6 maggio 2010 - Brandon Blackwell, un ufficiale della Guardia Costiera americana, ha dichiarato che le condizioni meteorologiche favorevoli della giornata di oggi hanno consentito a 18 aerei (nella foto un C130 della U.S. Air Force) di riversare sulla macchia di greggio 150000 galloni (24 milioni di litri) di disperdenti chimici. Le perplessità riguardanti l'uso di questi composti continuano ad aumentare: i disperdenti inglobano il petrolio facendolo precipitare verso il fondale marino. In questo modo si riesce ad evitare che la macchia di petrolio raggiunga la costa, ma le particelle sospese nell'acqua possono ugualmente essere inghiottite dai batteri e dal plancton e risalire di gradino in gradino la catena alimentare, devastando l'ecosistema marino. Ma, come si dice: lontano dagli occhi, lontano dal cuore e soprattutto dalle foto satellitari.
© DeepWater Horizon Response - Tutti i diritti riservati

6 maggio 2010 - una notizia stupefacente, riguardante le responsabilità del disastro, arriva dagli Stati Uniti. Secondo registrazioni ufficiali rilasciate dalla Associated Press, il Minerals Management Service, l'agenzia federale che regolamenta le piattaforme offshore, nel 2008 ha cambiato il proprio regolamento per esentare alcuni progetti nella regione del Golfo, tra cui quello della piattaforma DeepWater Horizon, dall'obbligo di presentare strategie di emergenza per il contenimento di fuoriuscite di petrolio di grave entità in caso di esplosione. Lunedì Tony Hayward, l'amministratore delegato della BP, aveva dichiarato: "Questo non è stato il nostro incidente... Questa non era la nostra piattaforma petrolifera. Questo non era il nostro equipaggiamento. Non era la nostra gente, i nostri sistemi e i nostri processi. Questa era la piattaforma della Transocean. I loro sistemi. La loro gente. I loro equipaggiamenti." La sua dichiarazione non ha bisogno di commenti: il braccio di ferro tra Washington ed il colosso petrolifero è solo agli inizi.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati

6 maggio 2010 - un branco di delfini dal naso a bottiglia, o tursiopi, nuota nelle acque invase dal petrolio di Chandeleur Sound, Louisiana. C'è preoccupazione, tra gli esperti, per alcune propaggini della marea nera che si dirigono verso il delta del Mississipi.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati

7 maggio 2010 - nella notte di ieri operatori della BP hanno calato in mare, a 1500 metri di profondità, la cupola di contenimento del petrolio realizzata a Port Fourchon. Usando sommergibili controllati in remoto stanno in queste ore tentando di piazzarla sulla testa di pozzo danneggiata. L'operazione, mai tentata in precedenza a simili profondità, continuerà per tutto il weekend. Se avrà successo il sistema diventerà operativo all'inizio della prossima settimana e riuscirà a contenere l'85% delle perdite. Una seconda cupola, più piccola, verrà poi piazzata sull'ultima perdita per arrestare completamente la fuoriuscita di greggio.
© US Coast Guard - Alcuni diritti riservati

8 maggio 2010 - la mappa, elaborata dal NOAA nella giornata di giovedì, mostra la probabile traiettoria ed estensione della macchia di petrolio per domenica 9 maggio 2010. Di giorno in giorno le dimensioni dell'area colpita si accrescono. Previsioni aggiornate ed ulteriori dettagli sono disponibili sul sito del GOHSEP (Governor's Office of Homeland Security & Emergency Preparedness). Un mandato federale ha proibito agli aerei civili non autorizzati il sorvolo e l'atterraggio delle zone più a rischio (in particolare il Breton National Wildlife Refuge) per non minacciare l'avifauna già a rischio per la marea nera in avvicinamento. Molti uccelli sono infatti nel periodo della nidificazione e il disturbo arrecato dagli aerei potrebbe allontanarli dai loro nidi e dalle uova.
© GOHSEP - Tutti i diritti riservati

8 maggio 2010 - questa immagine satellitare, ripresa in data odierna dal satellite RADARSAT-2 e diffusa dal CSTARS (Center for Southeastern Tropical Advanced Remote Sensing), mostra l'estensione superficiale reale della macchia di petrolio che ormai supera i 13000 chilometri quadrati.
© CSTARS - Tutti i diritti riservati

8 maggio 2010 - una foto del blowout preventer della Deepwater Horizon prima dell'incidente. Comincia a farsi un po' di chiarezza sulle cause che hanno portato all'affondamento della piattaforma. In base alle dichiarazioni degli addetti scampati all'incidente e secondo l'ipotesi formulata da Robert Bea, un professore di ingegneria dell'Università di Berkeley che lavorò come consulente per la BP negli anni '90, una bolla di metano, fuoriuscita dal pozzo ed in rapida espansione, ha causato la prima deflagrazione ed il danneggiamento del blowout preventer (BOP). In seguito una nuvola di gas ha avvolto la piattaforma causando l'esplosione dei motori presenti sulla DeepWater. Infine anche il petrolio proveniente dal pozzo si è incendiato condannando definitivamente la piattaforma.
Intanto, da un'indagine della Associated Press, emergono inquietanti verità sull'efficacia dei BOP nell'impedire le fughe di greggio incontrollate. I BOP non hanno funzionato o operato scorrettamente in almeno 15 incidenti, la maggior parte dei quali dopo il 2005. Rapporti governativi e dell'industria stanno sollevando perplessità sull'affidabilità di questi dispositivi da almeno una decade e, dopo quest'ultimo disastro, i test per verificarne il corretto funzionamento andranno sicuramente rivisti. "La valvola di sicurezza non sembra poi così sicura" ha dichiarato la senatrice Maria Cantwell. Dopo l'incidente l'AD della BP Tony Hayward aveva dichiarato che il malfunzionamento dei BOP era stato un evento senza precedenti. Niente di più falso.

© US Coast Guard - Alcuni diritti riservati

9 maggio 2010 - il primo tentativo di contenere la perdita di petrolio dalla testa di pozzo della DeepWater Horizon è fallito. Gli addetti hanno dovuto abbandonare le operazioni dopo che cristalli ghiacciati hanno cominciato a ricoprire la cupola di contenimento. La strategia, che avrebbe dovuto arginare la fuoriuscita di greggio in attesa che un nuovo pozzo riducesse la pressione di quello danneggiato, si è rivelata un insuccesso. La colpa è degli idrati di metano, composti chimici comuni a simili profondità e formati da molecole d'acqua ghiacciata che intrappolano gas metano. Gli idrati hanno iniziato a depositarsi all'interno della cupola ostruendola come sabbia in una clessidra, solo sottosopra. "Questa cupola non è il proiettile d'argento per fermare la perdita" ha dichiarato il Contrammiraglio della Guardia Costiera Mary Landry.
© Associated Press - Tutti i diritti riservati

9 maggio 2010 - L'International Bird Rescue Research Center ha allestito una base operativa a Fort Jackson, Lousiana, per ripulire gli uccelli colpiti dalla marea nera. L'area colpita dal disastro si estende sempre più destando grande preoccupazione: Dauphin Island, pochi chilometri al largo della costa dell'Alabama, è stata investita nel pomeriggio di ieri (ora della East Coast) da un'ondata di agglomerati di catrame, che si sono depositati sulle spiagge. La sostanza è in fase di analisi, ma il sospetto che provenga dal sito dell'incidente è quasi una certezza.
© Greenpeace USA 2010 - Tutti i diritti riservati

2 commenti:

Renato Soffritti ha detto...

Se la marea viene inghiottita dalle correnti del golfo, non sappiamo cosa può capitare. Il pericolo maggiore non è nel petrolio che si espande, ma la densità dell’acqua del mare (può mutare la corrente stessa che è l’orologio del clima planetario). Scienziati di grande fama hanno ipotizzato che nel passato catastrofi apocalittiche possono essere state scatenate dalla corrente del golfo che si è fermata per la riduzione di salinità dell’acqua marina (causato dallo scongelamento dei ghiacci in Antartide).

Al riguardo avevo già pubblicato qualcosa:
L'Antartide sta per esplodere: http://www.nuovastagione.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=66&Itemid=88

Ora si aggiunge anche questo, una mattina ci alziamo e scopriamo che non c’è più la terra.
(per ironizzare un po’- però non è giusto che sia un ateo a ricordare cosa dice la Bibbia)

9:2 Egli aprì il pozzo dell'abisso e ne salì un fumo, come quello di una grande fornace (stanno incendiando il petrolio per farlo sparire); il sole e l'aria furono oscurati dal fumo del pozzo.

16:1 Allora udii dal tempio una gran voce che diceva ai sette angeli: "Andate e versate sulla terra le sette coppe dell'ira di Dio".
16:2 Il primo andò e versò la sua coppa sulla terra; e un'ulcera maligna e dolorosa colpì gli uomini che avevano il marchio della bestia e che adoravano la sua immagine (secondo me si riferisce agli adulatori dei Berlusconi, o persone simili sparse per il mondo)
16:3 Poi il secondo angelo versò la sua coppa nel mare; esso divenne sangue simile a quello di un morto (ha lo stesso colore rosso del petrolio che sta uscendo dagli oceani) , e ogni essere vivente che si trovava nel mare morì (poveri pesci, delfini,tartarughe, squali ecc. ecc.) .
16:4 Poi il terzo angelo versò la sua coppa nei fiumi e nelle sorgenti; e le acque diventarono sangue (manca poco e anche questo sarà completato).
16:5 Udii l'angelo delle acque che diceva: "Sei giusto, tu che sei e che eri, tu, il Santo, per aver così giudicato.
16:6 Essi infatti hanno versato il sangue dei santi e dei profeti, e tu hai dato loro sangue da bere; è quello che meritano".
16:7 E udii dall'altare una voce che diceva: "Sì, o Signore, Dio onnipotente, veritieri e giusti sono i tuoi giudizi".
16:8 Poi il quarto angelo versò la sua coppa sul sole e al sole fu concesso di bruciare gli uomini con il fuoco (buco dell’ozono , direi che quasi ci siamo).

In questo caso non ci rimane altro da dire:
Amen (Cosi Sia)

Non voglio credere che dobbiamo arrivare a tanto, magari anche stavolta ci va di C … e in un paio di giorni chiudono la falla, però mi sembra giusto sottolineare che è arrivato il momento di una riflessione su cosa sta capitando e cosa possiamo fare per cambiare qualcosa.

Mr. Lunastorta ha detto...

@Renato Soffritti:
-per quanto ingente possa essere la perdita di petrolio, non penso che possa influenzare la circolazione termoalina. Effetto che invece, secondo alcuni scienziati, potrebbe essere scatenato da uno scioglimento dei ghiacci dell'Artide e della Groenlandia.
-L'articolo che hai linkato, e che ho letto con interesse, è attinente a tematiche di tipo climatico piuttosto che alla crisi in corso. Il rilascio di metano in seguito allo scioglimento del permafrost siberiano e alla destabilizzazione dei depositi di idrati è un problema che sta emergendo nella sua gravità solo in questi ultimi anni. Gli studi effettuati di recente in Siberia indicano che il processo sta accelerando, ma è ancora presto per stabilire i possibili effetti sul clima e fare dichiarazione sensazionalistiche, soprattutto perchè non si conosce la quantità esatta di gas intrappolata nei depositi. Certo è un feedback positivo di cui bisogna tenere conto, visto che il metano è un gas serra molto più potente del biossido di carbonio.
-Il libro dell'Apocalisse offre sempre suggestioni molto forti in occasione di eventi simili. Quando l'esercito iracheno in ritirata incendiò i pozzi petroliferi ero troppo giovane per capire, ma abbastanza grande per ricordare, a distanza di anni, il fumo nero che oscurava il Sole.

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