giovedì 25 giugno 2009

C'è nessuno? di Jostein Gaarder - segnalazione e alcune riflessioni

Ieri sera ho letto C'è nessuno? di Jostein Gaarder.
Gaarder è uno scrittore norvegese famoso soprattutto per il suo capolavoro Il Mondo di Sofia, che è meritatamente uno dei miei libri preferiti.
C'è nessuno? è un romanzo breve che ho trovato su una bancarella qualche giorno fa (la stessa bancarella in cui io e Lady A abbiam trovato Il Libro dell'Amore di Gus e Waldo).
Spacciarlo per romanzo (anche con l'attributo "breve") è un'esagerazione bella e buona: se così fosse io potrei affermare senza dubbio alcuno di essere un romanziere, avendo scritto un'opera più lunga di questa. Ma si sa: senza spillare i soldi ai lettori gli editori non potrebbero sopravvivere (figuriamoci gli autori, i distributori e i librai), così ho pagato 11 euro per trovarmi tra le mani un racconto lungo!

Pazienza!

C'è nessuno? parla del'incontro tra un bambino terrestre (per la precisione norvegese) di nome Joakim ed un alieno di nome Mika, precipitato sulla Terra per sbaglio e finito su un albero di mele a testa in giù. La trama, striminzita e scontata, è in verità solo una scusa per parlare di filosofia e così, in un lungo scambio di domande e risposte sulle rispettive origini, Joakim e Mika finiscono per parlare dell'origine della vita nel cosmo, dell'evoluzione degli esseri viventi, della nascita, di Dio, dell'Universo e di tutto quanto... I temi sono affrontati in modo superficiale ed indirizzati a dei lettori molto giovani, non c'è nessuno spunto che ho trovato particolarmente interessante e la ricchezza che caratterizza Il Mondo di Sofia è solo un lontano ricordo; inoltre a volte non condivido il punto di vista di Gaarder, come quando egli individua una finalità e uno scopo nell'evoluzione del cosmo e della vita (tempo fa avevo promesso un post a riguardo e prima o poi lo scriverò): nonostante ciò lungi da me l'idea di gettare questo libro tra le ortiche!

C'è nessuno? ha un grande merito ed è quello di invitare le persone, ed in special modo i bambini ai quali è rivolto, a farsi domande, a non dare niente per scontato, a dedicarsi alla ricerca della Verità senza accettare dogmi o farsi ingannare da pregiudizi. Per questo lo farò leggere a mio figlio (quando la cicogna me ne porterà uno, ovviamente).

(...) "Una risposta non merita mai un inchino: per quanto intelligente e giusta ci possa sembrare, non dobbiamo mai inchinarci ad una risposta". (...) "Una risposta è il tratto di strada che ti sei lasciato alle spalle. Solo una domanda può puntare oltre". (...)
Per me è follia, ma molte persone sprecano la propria vita aggirandosi per il mondo come bestie senza mai fermarsi un attimo a guardare le stelle e a domandarsi: cosa c'è lassù? Da dove vengo? Perchè esisto?
Perchè lo fanno, mi domando. Per paura? Per pigrizia? O forse la causa si può attribuire ai valori distorti della nostra società? Io posso dirmi fortunato: i miei genitori, pur avendomi educato in un ambiente cristiano-cattolico, non mi hanno mai impedito di fare le mie scelte o cercare una mia strada e mi hanno insegnato che non sono le cose materiali quelle che contano nella vita. Il resto ho cercato di farlo da me e, anche se alle volte è difficile, nella mia esistenza cerco di non smettere mai di fare domande e sono sempre alla ricerca di qualcosa che non trovo. Sono un pazzo che vaga con una candela alla ricerca del luogo dove finiscono le stelle cadenti, ma la cosa non mi dispiace affatto. Citando Lessing:

"Non la verità, nel cui possesso un uomo è o crede di essere, costituisce il valore dell'uomo, bensì lo sforzo sincero che egli ha fatto per seguire la verità. Giacché non col possesso, bensì con la ricerca della verità si ampliano le sue forze, nel che soltanto consiste la sua crescente perfezione." (...)

Un'altra caratteristica che rende C'è nessuno? degno di lode è l'invito a riscoprire la meraviglia nelle cose comuni. Per i bambini tutto è meraviglioso, perchè ancora non conoscono niente. Ma, quando si cresce, tutto diventa banale e noioso. Niente di più sbagliato! Purtroppo a volte è difficile ricordarsi come si prova meraviglia: accendendo la televisione, ad esempio, provo qualcosa di molto simile alla nausea.

(...) "Nulla al mondo è normale. Tutto ciò che esiste è un frammento del grande enigma. Anche tu lo sei: noi siamo l'enigma che nessuno risolve". (...)
Ora, visto che fa un gran caldo e non ho intenzione di consumare energia accendendo il climatizzatore, andrò fuori a scrutare il cielo e a fare amicizia con le meravigliose zanzare!

5 minuti dopo: come non detto, è nuvoloso, tuona e pioviggina pure un po', ma anche un temporale può essere meraviglioso: forse è meglio che spenga il pc però!

10 minuti dopo: sto andando avanti a batteria. Ora spengo davvero, però voglio scrivere che amo stare in mansarda con la pioggia che ticchetta sulle tegole!

martedì 23 giugno 2009

Come controllare i propri sogni - l'arte dell'onironauta

Forse come titolo è un po' pretenzioso, lo ammetto. E di certo con le mie argomentazioni non penso di riuscire ad insegnarvi qualcosa, ma se soffrite di incubi dopo aver mangiato i peperoni o Freddy Krueger di tanto in tanto viene a tormentarvi, quello che sto per scrivere potrebbe interessarvi.

Partiamo da una piccola premessa (mica tanto piccola): io faccio un sacco di sogni strani. Sì lo so che i sogni in genere sono strani, ma io ho l'impressione che i miei siano più strani di quelli degli altri. Non ci credete? Ve lo dimostro subito.

Vi avviso che potrei passare delle ore a raccontarvi i miei sogni: sarà che ho il sonno leggero, ma ogni notte me ne ricordo almeno un paio. Lady A lo sa bene, infatti ogni volta che inizio a dire "stanotte ho fatto un sogno strano..." cerca di stendermi con un randello (ovviamente morbido morbido). Per vostra fortuna stasera vi farò solo una veloce carrellata di qualche sogno pescato a caso dalla mia lista interminabile.

Immagino che tutti, all'età di sei anni, sognino che la propria nonna si trasformi in un lupo mannaro o che in giardino ci sia un Tyrannosaurus Rex che bruchi l'erba. Ma non so a quanti sia capitato di combattere una battaglia campale in armatura per difendere il proprio paese o di aggirarsi di notte, tramutato in vampiro, a succhiare il sangue alla gente. Nei vostri sogni ci sono indios armati di cerbottana che si nascondono in giardino? Come sogno ricorrente vi capita spesso di trovarvi nel pieno di una guerra atomica o con asteroidi e astronavi giganti che precipitano dal cielo? Se sognate di essere al mare scappate spesso da uno tsunami? E quanti di voi hanno combattuto (e vinto) un duello di magia con Voldemort? Stanotte ho ricevuto una telefonata per un colloquio di lavoro da una ditta che produceva telefonini esplosivi per terroristi islamici. Normale, no?

Questi sono i miei sogni abituali. Ho rinunciato ad interpretarli, sinceramente non mi interessa e trovo i libri di Freud e dei suoi colleghi stupidi e noiosi (non me ne abbiano a male gli psicoanalisti che leggono il mio blog). Probabilmente un'analisi approfondita del mio subconscio rivelerebbe che sono un maniaco sessuale o che ho guardato troppe volte Armageddon.

Al di là della stranezza dei miei sogni, fino ad ora non vi ho rivelato nulla di così sconcertante. Ho infatti omesso volutamente l'aspetto più interessante delle mie esperienze oniriche. Io non ho più incubi. Da anni. E questo succede perchè ho acquistato gradualmente la consapevolezza di stare sognando durante i sogni, sono cioè diventato un'onironauta.
L'esperienza del "sogno lucido", cioè del sogno in cui si ha coscienza della propria condizione, si può acquisire con la pratica. Io l'ho imparata poco alla volta e non ho ancora raggiunto livelli eccelsi. Ultimamente, poi, ho smesso di impegnarmi e le mie facoltà sono un po' degradate.
La cosa più difficile penso sia rendersi conto di stare sognando e, sotto questo aspetto, non saprei come aiutarvi. So che concentrandosi su qualcosa poco prima di addormentarsi è molto probabile che l'oggetto del proprio pensiero finisca nel sogno, ma non chiedete a me come far finire nel sogno la consapevolezza di essere un sognatore (ho fatto una veloce ricerca e ho scoperto che in rete si trovano dei test di realtà, ma non ne garantisco l'affidabilità).
Una volta acquisito questo stato di coscienza è possibile modificare a piacimento il mondo onirico e stravolgere le leggi fisiche che regolano i fenomeni del mondo reale. Ma tra il dire e il fare ci sono di mezzo un sacco di complicazioni. Pur essendo coscienti di essere in un sogno e di non essere più soggetti alle leggi della natura è infatti faticoso spingere la propria mente a violare certi principi che per noi sono inviolabili. Una mente più giovane ed elastica dovrebbe riuscirci più facilmente.
Nonostante io possa usufruire di anni e anni di esperienza in questo campo, i miei poteri nel mondo dei sogni sono ancora limitati. Di rado riesco a produrre un cambiamento volontario dello scenario del sogno, mentre mi risulta più facile far accadere gli eventi che desidero o evocare persone e cose. Per quanto riguarda la violazione delle leggi di natura invece sono più avanti, anche se ho sudato per ottenere certe facoltà.
Il volo è stato impegnativo: all'inizio riuscivo solo a volare raso terra, come un hovercraft, poi sono passato a fare lunghissimi balzi o a sollevarmi dal suolo un po' di metri stando sul posto; solo di recente sono riuscito a volare come si deve, velocemente e ad alta quota. Comunque fin dai primi svolazzi, ogni volta che mi son trovato ad affrontare un incubo, ho saputo cavarmela egregiamente. Saltare da un edificio di tre piani o da un ponte per me infatti non è un problema.
Un'altra cosa che ho imparato è respirare sott'acqua come se avessi le branchie: così, la notte in cui ho sognato di finire con l'automobile in un fiume, sono riuscito a riemergere senza il bisogno di trattenere il fiato.
La facoltà che più mi da soddisfazioni nei miei sogni lucidi è la telecinesi: dapprima riuscivo a muovere solo piccoli oggetti con la forza del pensiero, ma di recente sono riuscito a ribaltare dei tir (ed è stata una gran soddisfazione).
Ho imparato a tirare pugni attraverso i muri, ma nei confronti corpo a corpo riesco ad usare raramente questa superforza.
Ho imparato a respingere i proiettili, ma ho dei grossi problemi nell'uso delle armi da fuoco.
Di tanto in tanto riesco a scagliare incantesimi, palle di fuoco, a usare spade laser o ad attraversare i muri, ma queste manifestazioni sono decisamente sporadiche.
Come vedete sono riuscito a migliorare le mie capacità con la pratica, ma l'incostanza di questi attributi è la norma più che l'eccezione. Stanotte una specie di vichingo ce l'aveva su proprio con me ed usando la telecinesi sono riuscito solo a rallentarlo, ma non a scagliarlo via. Per fortuna poi ho spiccato il volo.

Sono sicuro che impegnandomi maggiormente potrei aumentare la mia capacità di modificare i sogni, ma, per quanto mi riguarda, il livello che ho raggiunto è più che sufficiente. Se anche voi possedete un briciolo di consapevolezza quando state sognando e volete provare l'esperienza del sogno lucido dovete fare due cose: focalizzare la volontà nel raggiungimento di un obiettivo e dimenticare le leggi fisiche normali. Il resto verrà da sè. Almeno penso... Forse imparare a ricordare i propri sogni (che sono quelli che si fanno appena prima di svegliarsi) potrebbe aiutare: se avete il sonno pesante fate suonare una sveglia a tutte le ore della notte e tenete un tacchino... ehm... taccuino sotto mano per annotare i sogni, ma poi non lamentatevi con me se il giorno dopo avete sonno! (se tenete un tacchino sotto mano è probabile che vi renda il sonno più leggero)

Post scriptum: ho appena appreso che ci sono un sacco di guide e libri per diventare onironauti e che organizzano addirittura dei seminari! C'è anche un istituto, chiamato Lucidity Institute, che studia questi fenomeni. Sembra inoltre che i sogni lucidi possano avere una notevole valenza terapeutica. Dunque se siete interessati potreste fare una breve ricerca in rete e consultare le fonti bibliografiche!

Post post scriptum: magari la prossima volta vi racconto di quando ho le allucinazioni ipnagogiche!

giovedì 18 giugno 2009

Hayao Miyazaki e le sue opere

Io sono un fan-atico di Hayao Miyazaki. Ogni mia capacità critica va a farsi benedire di fronte ad uno dei suoi film. Sono arrivato al punto di costruire Totoro di carta nel tempo libero (se volete farlo anche voi guardate in fondo al post). Il mio rapporto con Miyazaki è uguale a quello di Dawson con Spielberg. Se dovessi andare in Giappone la mia prima destinazione sarebbe un pellegrinaggio al Ghibli Museum. Nessun cinema è troppo lontano o irraggiungibile se c'è un film di Miyazaki!

Ho scritto questa breve premessa in modo da farvi intendere che il mio giudizio sull'opera del Maestro potrebbe peccare di parzialità.

Chi è Hayao Miyazaki? Ovviamente considero questa una domanda retorica. Hayao Miyazaki è il più famosissimo regista d'animazione giapponese. Il suo film La Città Incantata ha vinto l'Orso d'Oro al Festival del Cinema di Berlino nel 2002 e l'Oscar come miglior film d'animazione nel 2003. Nel 2005, a Venezia, gli è stato assegnato il Leone d'Oro alla carriera. Se volete conoscere ulteriori notizie sulla sua vita vi invito a cercare su Wikipedia. Il mio obiettivo non è infatti tediarvi con inutili dettagli biografici, ma tentare di spiegarvi perchè io adoro ogni film del Maestro.

Ho scoperto Hayao Miyazaki quasi per caso. Fino a qualche anno fa (da vero ignorante) reputavo gli anime roba da bambini, poi un amico mi prestò la serie Evangelion e rimasi folgorato. Subito mi misi a cercare altre opere d'animazione provenienti dal Sol Levante e mi capitò tra le mani Nausicaa della Valle del Vento: fu amore a prima vista!

I film di Hayao Miyazaki hanno una capacità che solo le migliori opere d'intrattenimento possiedono: ti fanno dimenticare la realtà. In quelle due ore di film la sospensione dell'incredulità è totale. Tutti i problemi, le preoccupazioni, l'ansia e lo stress svaniscono e quando il film finisce è come se ti svegliassi da un bel sogno! (almeno questo è l'effetto che fanno a me - no, non mi faccio una canna prima di ogni film!)
Questo è il merito più grande di Hayao Miyazaki: essere un sognatore e condividere i propri sogni con gli altri. E Dio solo sa quanto il mondo abbia bisogno di sognatori!

Da un punto di vista prettamente tecnico i film prodotti dallo Studio Ghibli (la casa cinematografica fondata da Miyazaki insieme all'amico Takahata) sono una gioia per gli occhi e per le orecchie. Le animazioni e gli sfondi, realizzati a mano dagli artisti quasi senza l'ausilio della computer grafica, sono meravigliosi. E il compositore Joe Hisaishi (sue sono le musiche della maggior parte dei film del Maestro) rivaleggia, in quanto a bravura, con John Williams.

Per quanto riguarda l'ambientazione dei film ci troviamo immersi nel regno della fantasia. Si passa da mondi totalmente fantastici, come quello de Il Castello Errante di Howl, ad ambientazioni quotidiane con elementi meravigliosi, come ne Il Mio Vicino Totoro. La magia e l'immaginario sono parte integrante di ogni opera del Maestro.

Nei film di Miyazaki ci sono alcune tematiche ricorrenti: il pacifismo è una di queste. Nei film del Maestro il disprezzo per le armi e la guerra è evidente. La violenza è intesa unicamente come fonte di male, capace di generare solo altra violenza. Vi è poi la tematica ambientalista, collegata profondamente alla cultura orientale: il rispetto della natura, il conflitto tra uomo e natura e la conseguente necessità di armonia sono elementi centrali nelle opere di Miyazaki. Sono poi presenti numerosi aspetti ispirati dalla cultura nipponica, alla mitologia e al Pantheon tradizionale. Va infine ricordata la passione del Maestro per il volo e le macchine volanti, per l'architettura europea ed in particolare italiana.

I personaggi creati da Miyazaki hanno una particolarità non comune alle produzioni occidentali, in cui di solito la distinzione tra bene e male è netta. Ogni personaggio del Maestro ha invece luci ed ombre: la sconfitta del malvagio è una conclusione rara nelle sue opere, mentre sono comuni il perdono, il pentimento e l'espiazione. Sempre riguardo ai personaggi va sottolineata la sua predilezione per le protagoniste femminili e per il valore riposto nell'innocenza dei bambini in contrapposizione alla ferocia degli adulti.

Vorrei infine sottolineare un aspetto delle produzioni giapponesi ignorato da molti: in Giappone, i film d'animazione (tra cui quelli del Maestro) non sono rivolti solo ai bambini come i film della Disney o della Pixar, ma possono avere come target anche gli adulti. Mi capita spesso di sentire giudicare i film di Miyazaki con un "pff cartoni animati, roba da bambini" e ci tenevo a sottolinearlo, visto che è un atteggiamento che mi fa davvero arrabbiare (vabbè che io ultimamente soffro di sindrome di Peter Pan e mi sto riguardando anche tutti i film Disney).

Passiamo ora "velocemente" in rassegna tutti le opere dirette da Miyazaki che mi sono passate tra le mani:

Conan il ragazzo del futuro (1978)
Conan il ragazzo del futuro è una serie TV di 26 episodi tratta dal romanzo The Incredible Tide di Alexander Key.
Trama:
la storia è ambientata in un mondo post-apocalittico sommerso dalle acque degli oceani. Conan vive da solo con suo nonno sull'Isola Perduta, quando un giorno trova svenuta sulla spiaggia una bambina di nome Lana. Ella è sfuggita alle grinfie degli uomini di Indastria, che la cercano per costringere suo nonno, il grande scienziato Briac Rao, a rivelare loro i segreti dell'energia solare. Quando la bambina verrà portata di nuovo via, Conan partirà alla sua ricerca...
Commento: Conan il ragazzo del futuro è l'opera del Maestro che mi è piaciuta meno. In essa si trovano molti degli elementi che diventeranno in seguito caratteristici delle sue produzioni: dal rapporto conflittuale tra uomo e natura alle macchine volanti. L'aspetto più stupido (ma anche divertente) dell'opera è la forza sovraumana di Conan, che, ad esempio, riesce a precipitare per 100 metri e poi atterrare in piedi senza farsi male. Quasi meglio di Spiderman!

Lupin III - Il castello di Cagliostro (1979)
Lupin III - Il castello di Cagliostro è il primo lungometraggio dedicato alle avventure di Lupin III, di cui Miyazaki aveva già diretto alcuni episodi delle prime due serie TV.
Trama: Lupin ed il suo inseparabile amico Jigen arrivano nella città-stato di Cagliostro, dove sospettano che si nasconda la più grande fonte di denaro falso del mondo. La città è governata da un perfido conte che tiene imprigionata la bella principessa Clarisse, inconsapevole depositaria del segreto del leggendario tesoro di Cagliostro. Lupin ed i suoi amici cercheranno di smascherare i truffatori, salvare la principessa e, ovviamente, impadronirsi del tesoro...
Commento: per chi ha passato l'infanzia a guardare in TV le avventure di Lupin, Jigen, Goemon, Fujiko e Zenigata questo è un film da non perdere! Divertente, con scene d'azione mozzafiato, contraddistinto da un ritmo coinvolgente e da una perizia tecnica notevole, si dice che abbia avuto tra i suoi fan più accaniti niente meno che Steven Spielberg!

Nausicaa della valle del vento (1984)
Tratto dall'omonimo manga pubblicato dal Maestro a partire dal 1982 (che io cerco di comprare su Ebay da un paio d'anni senza riuscirci), questo lungometraggio è il primo film prodotto dallo Studio Ghibli e (ma che caso!) è rimasto per lungo tempo invisibile in Italia.
Trama: la storia è ambientata in una Terra devastata dalle armi nucleari e ricoperta da una foresta velenosa chiamata Giungla Tossica. In questo mondo post-apocalittico sopravvivono solo piccoli regni, in perenne guerra tra loro. Nausicaa è la principessa della pacifica Valle del Vento, un piccolo angolo di paradiso risparmiato dalla morte e della guerra. La pace della valle è turbata quando le truppe di Tolmekia arrivano alla ricerca di una nave precipitata, trasformando il regno in un campo di battaglia. L'obiettivo dei Tolmekiani è risvegliare uno degli antichi guerrieri invincibili, per riportare il dominio dell'uomo sulla Terra grazie alla potenza della tecnologia. Solo grazie all'intervento di Nausicaa il mondo riuscirà a scampare ad una nuova catastrofe...
Commento: in questo lungometraggio sono pienamente sviluppate per la prima volta tutte le tematiche caratteristiche dei film del Maestro: il rifiuto della guerra, la necessità di armonia con la natura, la paura del diverso, etc. Il film, pur non raggiungendo il livello delle produzioni più recenti, è una pietra miliare da vedere assolutamente.

Laputa - il castello nel cielo (1986)
Laputa - il castello nel cielo segna la definitiva affermazione del neonato Studio Ghibli. Il film è uscito in Italia in DVD nel 2004 ed è stato ritirato dal commercio un anno dopo, rendendo il film praticamente introvabile (per fortuna che esistono il mulo ed il torrente).
Trama: Sheeta è una ragazza in possesso di un ciondolo misterioso che le consente di volare. Degli agenti governativi sono sulle sue tracce, desiderosi di impadronirsi del ciondolo e del segreto che racchiude. Esso infatti indica la strada per raggiungere Laputa, una città volante (la stessa descritta da Swift ne I Viaggi di Gulliver) costruita da una civiltà scomparsa, le cui armi terribili consentirebbero al suo padrone il dominio sul pianeta. Grazie all'aiuto di Pazu, un giovane minatore, e all'intervento di alcuni pirati del cielo, Sheeta riesce a sfuggire alla cattura, ma le sue avventure sono appena iniziate...
Commento: Laputa riprende tutti i temi trattati da Miyazaki nelle sue opere precedenti, sviluppando in particolare la sua passione per il volo. E' uno dei film del Maestro che ho visto meno, pur avendolo apprezzato notevolmente. Vi consiglio di vederlo dopo gli altri film.

Il mio vicino Totoro (1988)
Alla sua uscita in Giappone, Il mio Vicino Totoro ebbe un incredibile successo di pubblico, tanto da diventare uno dei personaggi più amati dai bambini nipponici ed essere scelto come logo dello Studio Ghibli. Il film non è mai stato doppiato in italiano ed uscirà nei cinema solo nel mese di novembre di quest'anno (no comment!). Per fortuna diverse versione sottotitolate sono disponibili da tempo nei circuiti peer-to-peer.
Trama: Satsuki e Mei sono due sorelline che si sono appena trasferite nella loro nuova casa nella periferia di Tokyo insieme al loro papà. La loro mamma è costretta in ospedale a causa di una lunga malattia e per le bambine è un momento difficile. Ma ad aiutarle ci penserà Totoro, un guardiano della foresta che vive all'interno di un immenso albero di canfora e che solo i bambini possono vedere...
Commento: tra tutti i personaggi scaturiti dalla mente geniale di Hayao Miyazaki, Totoro è senza dubbio quello che amo di più. Il film, pur avendo come target un pubblico molto giovane, è una perla di incomparabile bellezza. Tra i temi trattati vi sono, in particolare, il valore della famiglia e la cura per la natura. Se non l'avete mai visto, vi invito a correre al cinema appena uscirà! (così magari non mi accusano di istigazione alla pirateria)

Kiki consegne a domicilio (1989)
Kiki consegne a domicilio è un lungometraggio tratto dall'omonimo romanzo di Eiko Kadono (non lo sapevo! Il libro è appena finito nella mia wishlist).
Trama: Kiki è una streghetta di 13 anni e, come tutte le streghe di quell'età, deve lasciare la sua famiglia alla ricerca di una città per iniziare il noviziato. Così, in una notte di luna piena, lascia la sua casa a cavallo di una scopa insieme al gattino nero Jiji. Giunta in una città di mare, Kiki dovrà affrontare tutte le difficoltà che incontra chi giunge in un posto nuovo senza conoscere nessuno, ma grazie all'aiuto di persone di buon cuore e di nuovi amici riuscirà a trovare la sua strada...
Commento: ho visto Kiki solo un paio di volte (di cui una ieri) e non è uno dei film di Miyazaki che prediligo, anche se il gattino Jiji è simpaticissimo e la storia è incantevole. I temi si discostano parzialmente dalle opere precedenti ed è trattata in particolare l'integrazione in un ambiente nuovo ed il valore dell'amicizia. Il film, pur non avendo lo spessore emotivo di altri film del Maestro, merita comunque di essere visto.

Porco Rosso (1992)
Porco Rosso è il primo e unico film di Miyazaki ambientato in Italia. Paradossalmente NON ESISTE un'edizione italiana del film, che è reperibile solo in rete con i sottotitoli.
Trama: la vicenda ha luogo tra Milano e la costa della Dalmazia, in un'Italia immaginaria, ma non troppo, nel periodo che intercorre tra le due guerra mondiali. Il film racconta le avventure di Marco, un asso dell'aviazione trasformato per magia in un maiale antropomorfo (se devo essere sincero non ho mai capito perchè ha l'aspetto di un maiale), che si guadagna da vivere dando la caccia ai pirati dell'aria sul suo aeroplano dipinto di rosso (da cui il soprannome)...
Commento: Porco Rosso meriterebbe di essere visto solo per le splendide vedute aeree che ritraggono l'Italia e per scoprire come il Maestro immagina il nostro Paese. E' d'altra parte un film divertente, con duelli aerei mozzafiato ed in cui il Maestro esprime tutto il suo amore per il volo.
Una citazione: "Meglio maiale che fascista".

On your mark (1995)
On your mark è un cortometraggio prodotto su commissione dallo Studio Ghibli per il gruppo pop giapponese Chage & Aska. Nelle intenzioni iniziali avrebbe dovuto essere un semplice videoclip, ma durante la lavorazione è diventato qualcosa di più. Io considero On your mark il biglietto da visita per eccellenza del Maestro Miyazaki: in poco meno di sette minuti egli è riuscito a condensare tutta la sua poesia, i suoi sogni, creando un mondo perfetto nei minimi dettagli, una storia onirica e bellissima, un capolavoro assoluto in cui tutto il potere espressivo è affidato alle immagini e alla musica (non ci sono dialoghi). Non spreco tempo nemmeno a spiegarvi la trama, se ancora non conoscete Miyazaki dovete iniziare proprio da questo piccolo gioiello: lo trovate sul mulo oppure su Youtube in HQ. Un consiglio: non concentratevi sulle parole della canzone, ma lasciatevi incantare!

Principessa Mononoke (1997)
Principessa Mononoke è stato il primo film del Maestro a riscuotere un buon successo internazionale, oltre ad un enorme successo in patria.
Trama: il lungometraggio è ambientato nel Giappone del periodo Muromachi. Ashitaka è il principe degli Emishi e viene colpito da una maledizione quando uccide un demone per salvare il suo villaggio. Per scoprire l'origine dell'anatema che lo sta uccidendo, Ashitaka parte per un lungo viaggio insieme al suo fido stambecco Yakul e giunge alla Città del Ferro. Qui si sta svolgendo un feroce scontro tra i guardiani della foresta, guidati dalla ragazza-lupo San, gli uomini della Città del Ferro, comandati dalla Signora Eboshi, ed i samurai di Asano...
Commento: Principessa Mononoke è senza dubbio il film di Miyazaki più crudo e violento; la narrazione ruota intorno a due temi fondamentali: lo scontro uomo-natura (in quest'opera rappresentato in chiave mitologica) e la guerra. Tra le opere del Maestro è una delle mie preferite, riservata esclusivamente ad un pubblico adulto.

La città incantata (2001)
La città incantata è l'opera più osannata ed apprezzata del Maestro. Vincitrice di numerosi premi (tra cui l'Oscar e l'Orso d'oro) ha riscosso un successo di pubblico internazionale ed ha reso finalmente a Miyazaki la meritata celebrità.
Trama: Chihiro è in viaggio con i genitori per trasferirsi nella sua nuova casa. Durante il viaggio il padre di Chihiro (lo so che non centra niente, ma guida come il papà di Minù :-P) imbocca una scorciatoia che li conduce nel regno degli spiriti. I genitori di Chihiro, che hanno osato assaggiare il cibo riservato agli dei, vengono tramutati in maiali, mentre la bambina finisce nelle grinfie della strega Yubaba. La strega stringe un patto con la bambina: in cambio del suo nome Chihiro potrà avere un lavoro nel centro termale per gli spiriti, ma le sue avventure sono appena all'inizio...
Commento: il mio giudizio non si discosta dal coro: La città incantata è un capolavoro. Soprattutto l'ambientazione è fantastica: un caleidoscopio di invenzioni e di elementi mitologici e folkoristici senza paragoni. Dopo On your mark, questo è il film che senza dubbio dovete vedere!

Il castello errante di Howl (2004)
Con questo lungometraggio, tratto dall'omonimo romanzo di Diane Wynne Jones, Miyazaki ha ottenuto il Leone d'Oro alla carriera, diventando l'unico regista d'animazione ad ottenere entrambi i massimi riconoscimenti del cinema internazionale.
Trama: Sophie lavora in una cappelleria in una città che ricorda un po' la Vienna Imperiale, se non fosse per le macchine volanti che solcano il cielo ed il castello errante del mago Howl che cammina sulle colline in lontananza. Per aver offeso la Strega delle Lande, la ragazza viene tramutata in una vecchia. Costretta ad abbandonare la sua casa e la sua vita di tutti i giorni, Sophie si imbatte proprio nel castello del mago Howl e nel suo proprietario, che ha fama di essere un dongiovanni. Le avventure di Sophie sono appena iniziate: ella dovrà scoprire il segreto che lega il mago Howl allo spirito del fuoco Calcifer per riavere la sua giovinezza, ma c'è una guerra che incombe...
Commento: le caratteristiche del film sono quelle classiche del Maestro con una novità: la protagonista per gran parte del tempo è una vecchia. Si introduce dunque una nuova tematica, che è quella della vecchiaia. Per me è difficile fare una classifica dei film di Miyazaki. Il castello errante di Howl rientra sicuramente tra i miei preferiti: adoro lo spirito del fuoco Calcifer (secondo solo al Totoro) e l'aspetto magico del film. Da guardare!

Ponyo sulla scogliera (2008)
Ponyo sulla scogliera è l'ultimo film di Miyazaki, uscito a marzo nelle sale italiane.
Trama: Ponyo è una pesciolina rossa con un unico grande desiderio: diventare umana. Fuggita dalla casa sottomarina dove vive con lo scienziato-stregone Fujimoto, raggiunge la scogliera dove incontra un bambino di nome Sosuke. Fujimoto non si da pace, finché non ritrova Ponyo, ma l'amore della pesciolina per Sosuke è troppo forte. Ponyo riesce a fuggire e a diventare umana, scatenando a sua insaputa un cataclisma...
Commento: Ponyo è il primo film del Maestro che sono riuscito a vedere al cinema. Per trovare una sala in cui lo proiettassero il giorno d'uscita ho fatto un po' di fatica, ma ne è valsa la pena! Pur essendo rivolto ad un pubblico di bambini, il film non può che incantare con la sua poesia e non vedo l'ora che esca il DVD per poterlo rivedere!

E con Ponyo ho quasi finito. Per chi è interessato c'è anche un documentario del 2005, intitolato Hayao Miyazaki and the Ghibli Museum, che parla del Maestro e del suo museo a Mitaka in Giappone (lo trovate sottotitolato nelle reti p2p).

Non mi resta che augurare a Sensei Miyazaki una vecchiaia lunga e felice e spero di vedere presto altre sue opere. Gli consiglio inoltre di dare qualche bacchettata a suo figlio Goro: la trasposizione de I racconti di Terramare è stata un po' una ciofeca!

Postilla: mentre mi documentavo per scrivere questo post ho scoperto che esistono addirittura NOVE cortometraggi del Maestro che non ho visto. Purtroppo sono produzioni esclusive per il Ghibli Museum mai arrivate dalle nostre parti: non mi rimane altro da fare che iniziare ad organizzare un viaggio in Oriente!

Postilla numero 2: se anche voi volete dilettarvi a costruire Totoro di carta portafortuna (vedi foto seguente), potete scaricare le parti da ritagliare ed incollare da qui: totoro papercraft. Il risultato è assicurato!

Ultima postilla: se anche solo una persona, dopo aver letto questo post, deciderà di guardare un film di Miyazaki, mi riterrò soddisfatto.

lunedì 15 giugno 2009

Un problema di coscienza

Questo post chiude (almeno per il momento) il lungo discorso iniziato in 42 o la storia di come sono diventato un miscredente e proseguito ne I limiti della nostra percezione e Le conseguenze esistenziali dei viaggi nel tempo. Questa è la serata meno adatta per mettermi a discorrere di certi argomenti: il clima tropicale di oggi mi ha risucchiato le energie, il caldo afoso mi incricca gli ingranaggi cerebrali (soprattutto quelli dedicati alla scrittura) e una vocina nella mia mente continua a sussurrarmi: mare mare mare. Nonostante le condizioni avverse, cercherò di scrivere qualcosa di decente.

Ci eravamo lasciati dando una descrizione ed analizzando le conseguenze di quello che gli scienziati ed i filosofi chiamano continuum-spazio-tempo: un lungo fiume ghiacciato in cui il tempo non scorre, è; in cui presente, passato e futuro perdono significato ed in cui l'esistenza segue il percorso tracciato da una linea d'universo pre-determinata. Un Universo dominato dal Destino.

Questo modo di vedere, per quanto cupo e deprimente possa sembrare, potrebbe non essere così distante dalla vera natura del cosmo. Esso è il risultato di un'elaborazione mentale che ho seguito qualche anno fa e che, tutt'oggi, non ha subito molte modifiche, ma solo qualche obiezione. La visione del cosmo ghiacciato (presa con le pinze dell'aleatorietà) potrebbe essere la causa del mio vedere tutto o bianco o nero, tuttavia addentrarmi nel dedalo dei miei personali problemi esistenziali non è quel che voglio fare stasera. Il mio obiettivo è infatti insinuare il dubbio in quel che ho scritto l'altra volta.

Premetto che sto per addentrarmi in sentieri oscuri, almeno per me, e che i miei pensieri a riguardo sono una matassa aggrovigliata: presto tornerò ad indagare per sbrogliarla, ma nel frattempo accontentatevi di quel che ho da dire.

La visione del cosmo ghiacciato o, come preferisco chiamarlo io, del serpente Uroboro mi sembrava comoda e sensata, fino a quando non mi sono scontrato col problema della coscienza.
Un oggetto inanimato o un essere vivente privo di coscienza (un'ameba) ben si adattano a questa cornice cosmica. Ma lo stesso non si può dire di un essere cosciente, come noi figli di Adamo.
Prima di spiegare il perchè, parliamo un attimo della coscienza.

La coscienza è tutt'ora un mistero inspiegabile per la scienza. I meccanismi neurologici tramite cui essa si manifesta sono oscuri, le spiegazioni a riguardo insoddisfacenti. In modo molto generale e semplificato potremmo ipotizzare che essa non sia altro che la manifestazione di un'accresciuta complessità della rete sinaptica del nostro cervello, un fenomeno fisico-chimico emergente e perfettamente spiegabile usando le leggi della natura. La stessa percezione del tempo, il motivo per cui ricordiamo il passato, ma non il futuro, è spiegabile se ipotizziamo che il nostro Io sia determinato in ogni istante dallo stato fisico-chimico del nostro organismo e (più specificatamente) del nostro cervello. Il modo in cui si accumula l'informazione nei sistemi fisici, coerente con la freccia del tempo termodinamica, spiegherebbe in particolare l'origine della memoria e i principi della fisica e della chimica tutto il resto (avevo trovato una spiegazione molto interessante sul problema della coscienza leggendo Il Mondo di Sofia, più precisamente in un passaggio riguardante il filosofo David Hume; tuttavia, avendo perso il libro e non avendo voglia di mettermi a sfogliare i tomi di filosofia del Liceo, lo inserirò dopo aver fatto una visita in biblioteca o in libreria).

Questo quadro meccanicistico, per quanto presenti molte lacune e misteri, potrebbe essere sensato, ma (e qui si intromettono i miei ragionamenti poco ortodossi) solo in un'Universo in cui il tempo scorre. Perchè? Cercherò di spiegarlo il più chiaramente possibile, per quanto la consideri un'impresa ardua.
Prendiamo una successione qualsiasi di istanti nel tempo: ad esempio lo scoccare della mezzanotte di Capodanno degli ultimi cinque anni. Guardando il continuum-spazio-tempo dall'esterno, in ognuno di questi istanti c'è un nostro Io cosciente (magari un po' brillo) che è convinto di essere nel momento presente. Se consideriamo un istante temporale alla volta la cosa ha senso, ma non se consideriamo la nostra esistenza nella sua interezza. Il nostro essere coscienti non si cristallizza infatti in un singolo istante di tempo, ma segue una progressione che avanza nel tempo. Siamo coscienti di un istante, poi di un altro, poi di un altro ancora e via così: dalla prima manifestazione di coscienza fino alla morte. Come avviene questo "passaggio di coscienza"? In un Universo eracliteo in cui tutto scorre la spiegazione è semplice: col passare del tempo il nostro stato fisico-chimico evolve e con esso quella proprietà emergente che chiamiamo coscienza, ma in un cosmo parmenideo (ah, dimenticavo: qualche giorno fa mi sono ricordato che il primo a parlare di un Essere immutabile, ingenerato, finito - nel senso di completo -, immortale, unico, omogeneo, immobile ed eterno fu Parmenide di Elea), anche ipotizzando che in ogni singolo istante la nostra coscienza emerga per ragioni meccanicistiche, come si spiega il nostro percorso lungo la linea d'universo? Badate bene (lo ripeto per l'ennesima volta): il problema non è la coscienza di sé in più istanti, ma l'attraversare ognuno di questi istanti nel corso della nostra vita.

Forse c'è qualcosa che mi sfugge, forse devo solo scostare un ulteriore velo per smascherare quest'illusione, ma nel frattempo il dubbio mi rimane ed il problema della coscienza si scontra con l'essenza del serpente Uroboro che ho descritto l'ultima volta. Per come la vedo in questo istante, le due cose sono incompatibili e si escludono a vicenda. Per metterle insieme potrei addirittura giungere a parlare di anima, ma prima dovreste farmi bere (per dirla tutta, l'altra mattina stavo immaginando questa essenza fuori dallo spazio e dal tempo che si impossessa degli organismi fisici come un demone de L'Esorcista, ma mi sono interrotto quando ho centrato un marciapiede con la macchina).

Un altro problema che mi sono posto, per me assolutamente secondario rispetto a quello della coscienza (ma di certo non meno importante) e che forse potrei risolvere rimettendomi ad indagare, riguarda la pre-determinazione del cosmo ghiacciato. In questo cosmo che fine fanno i principi della meccanica quantistica? Il principio di indeterminazione di Heisenberg, che ha mostrato l'infondatezza del meccanicismo deterministico laplaciano, vale solo per gli osservatori? Osservando il continuum-spazio-temporale dall'esterno ci accorgeremmo che Dio non gioca a dati, come diceva Einstein? Un cosmo pre-determinato non è per sua natura privo di elementi aleatori? Scopro ora che il problema c'è sul serio: il realismo locale, cioè l'assunto che tutti gli oggetti fisici debbano possedere un valore pre-esistente per ogni possibile misurazione prima che questa sia effettuata, è rifiutato dalla meccanica quantistica.

La strada che conduce verso la verità è ancora lunga...

Chiudo qui. I vaneggiamenti filosofici torneranno prossimamente, ma prima mi serve qualche giorno di pausa e un po' di pioggia! Nei prossimi giorni mi dedicherò ad argomenti più soft.

Post scriptum. Per finire il post mi sono trasferito nella mia nuova Torre di Cristallo che, pur non essendo finita, gode di un'ottimo clima frizzante grazie al climatizzatore. Brrr fa quasi freddo!

venerdì 12 giugno 2009

Anobii, ebook e nostalgie cartacee

Ieri ero troppo indaffarato per mettermi a scrivere un post; oggi purtroppo sono apatico (un po' come in tutto l'ultimo periodo - mi servirebbe una vacanza) e non ho niente di brillante da scrivere, quindi mi limiterò a pescare un post dalla lista di quelli di riserva.

L'argomento di oggi sono... I LIBRI. A partire da una scoperta che ho fatto abbastanza di recente: Anobii.

Anobii
Anobii è un social network, un po' come Facebook. La differenza fondamentale rispetto a quest'ultimo è che Anobii è un social network letterario. Gli utenti di Anobii possono condividere le proprie letture creando una libreria virtuale, scambiarsi opinioni, pubblicare recensioni, dare un voto ai libri che leggono, conoscere utenti con gusti simili e via discorrendo: per un amante della lettura come me è il social network più bellissimo di tutti!
L'aspetto più barboso, con cui ci si scontra appena dopo l'iscrizione, è la creazione della libreria iniziale. I libri vanno inseriti uno ad uno, tramite un modulo di ricerca che si basa sul codice ISBN, sul titolo o sull'autore. Io c'ho messo tre giorni a completare questa fase, ma una volta superata, la gestione del proprio profilo da lettore è comoda e veloce.
Ci sono tante cose di Anobii che mi piacciono; curiosare nelle librerie degli altri è una di queste: trovo molto divertente scoprire i libri che le persone leggono, amano o odiano e con Anobii si può fare con un semplice clic. Tramite lo strumento compatibilità è inoltre possibile paragonare la propria libreria con quella di altri utenti ed individuare immediatamente le caratteristiche in comune. Un'altra cosa che mi piace è la possibilità di effettuare analisi statistiche sulla propria libreria e su quelle degli altri: ordinare i libri in base all'indice di gradimento, rispetto alla data di fine lettura, raggrupparli per autore oppure valutare il numero di libri e di pagine lette anno per anno (dall'inizio dell'anno ho letto 18 libri per un totale di 5975 pagine - forse sarebbe meglio se cominciassi ad usare un po' il Wii Fit). Infine si può esplorare il database (che contiene milioni di titoli) alla ricerca di nuovi libri, secondo i propri gusti o le proprie necessità, ed inserirli in una wish list, consentendo così ai vostri amici che non sanno mai che libro regalarvi di avere una vasta scelta.
Concludo con una piccola curiosità: la maggior parte degli utenti di Anobii sono donne (du-du-du). Pare proprio che ai maschi italiani la lettura non piaccia!

Ebook
Stando ai dati riportati dal Duca sul suo blog, il numero di ebook venduti negli Stati Uniti è in continua crescita. E così, quello che negli anni '80 e '90 era solo un falso pretendente alla sostituzione del libro di carta, è giunto a quella fase di crescita esponenziale che contraddistingue l'adozione diffusa di una nuova tecnologia e la sua sostituzione alle tecnologie mature.
Questo cambiamento è avvenuto grazie al concorso di più fattori: gli schermi con tecnologia e-ink hanno ormai raggiunto le caratteristiche visuali della carta e dell'inchiostro e non affaticano la vista, rispetto agli schermi VGA o LCD; il peso e le dimensioni di un lettore di ebook si avvicinano oggi a quelli di un libro tascabile; la durata della batteria consente decine di ore di lettura senza bisogno di ricarica; il numero di ebook disponibile sul mercato (soprattutto anglosassone) è in rapida crescita e la ricchezza dei database digitali sta diventando paragonabile a quella degli stampati (se non superiore, soprattutto per titoli vecchi e di difficile reperibilità). L'unico ostacolo rimasto all'adozione di massa del libro elettronico è dovuto alla comprensibile riluttanza degli editori a rendere disponibili copie digitali dei propri libri a causa della pirateria. Il problema è all'ordine del giorno (basta pensare a ciò che sta accadendo in Francia) e vi sono numerose discussioni a riguardo, tuttavia io non voglio addentrarmi in quest'argomento. Ritengo che quest'ostacolo non sia sufficiente ad impedere la diffusione degli ebook e che, nel giro di pochi anni, la tendenza esponenziale che oggi caratterizza gli Stati Uniti si manifesterà anche da noi (arriviamo sempre in ritardo) e il libro stampato farà la fine dei dischi in vinile: una tecnologia riservata a pochi nostalgici.
I vantaggi degli ebook sono innumerevoli e ne farò una veloce carrellata: possibilità di allocare in una piccola scheda di memoria migliaia di titoli, potenti funzioni di ricerca e di esplorazione dei testi digitali, possibilità di acquisto di libri direttamente dall'autore o da store elettronici con conseguente eliminazione della filiera di distribuzione e vendita (e un netto calo dei prezzi si spera!), decisa riduzione dell'impatto ambientale rispetto alla carta stampata (più foreste, più acqua, meno gas serra ed inquinanti, etc.), disponibilità immediata di qualsiasi testo pubblicato, etc.
L'ebook è il futuro!

Nostalgie cartacee
Lo ammetto: io sono uno di quei maniaci che (in netto contrasto col mio spirito ecologista) contribuiscono alla deforestazione del pianeta. Quando leggo un libro devo assolutamente possederlo, sono orgoglioso della mia libreria e l'idea di sostituirla con un archivio elettronico miniaturizzato mi deprime. Ho pile di libri sul comò, continuo ad aggiungere scaffali nella mia stanza, ma lo spazio non basta mai, paragono il maltrattamento di un libro a quello degli animali (guai fare una piega su una pagina o (eresia!) aprire un'edizione economica con la forza bruta) e se non trovo più un libro non mi do pace (a proposito, non è che ho prestato a qualcuno di voi la mia copia de Il Mondo di Sofia?).
D'altra parte sono anche un appassionato di nuove tecnologie e questa caratteristica potrebbe bilanciare il mio atteggiamento quando l'ebook otterrà il predominio.
Ma già mi immagino l'era post libro di carta: niente più soste interminabili nelle librerie con Lady A che mi lancia sguardi di fuoco, niente più polveroni biblici dove il numero di libri accumulati ha superato il livello di guardia, niente più eroiche ricerche di libri introvabili (come quando ho deciso che volevo la prima edizione de La Storia Infinita - Il Paradiso Perduto illustrato da Doré invece non sono ancora riuscito a trovarlo), poi... poi... Boh! Non sono maniaco a tal punto da parlare dell'odore della carta stampata o del fruscio che fanno le pagine quando si sfogliano, anche se riconosco al libro una certa valenza estetica che all'ebook manca.
Però... in fondo in fondo... possedere un lettore ebook non mi dispiacerebbe: magari ci faccio un pensierino!

mercoledì 10 giugno 2009

Twilight - il film: scusate ma mi scappa da ridere

Ieri sera ho guardato il film Twilight. No, non sono impazzito: è che ero curioso di vedere se fosse davvero, citando Fantozzi, una cagata pazzesca come dicono in molti. Inizialmente avrei voluto leggere il romanzo di Stephenie Meyer, ma mi sembrava proprio di buttare il mio tempo (e poi ci ha già pensato Gamberetta sul suo blog a scrivere un'ottima recensione), allora ho optato per la trasposizione cinematografica.

Visto che oggi è uno di quei giorni in cui non ho ispirazione, sono apatico e faccio fatica a scrivere (ma è da 10 giorni che va avanti così) come argomento di cui parlare mi sembra adatto: frivolo, leggero e non troppo impegnativo.

Se poi dovrò subire le ire della teenager fanatiche innamorate di Edward, beh, me la sarò cercata!

Pronti... partenza... VIA!

Twilight è il tipico film che parla di adolescenti americani, l'unica differenza è che in Twilight ci sono i vampiri.

Bella è la tipica teenager acqua e sapone delle serie tv. I suoi genitori sono divorziati, si è appena trasferita in una città nuova (un paesino piccolo e piovoso di nome Forks), non conosce nessuno ed è pure un po' impacciata. E' uno stereotipo fatto con lo stampino.
Edward invece è uno gnokko (prendo in prestito da Gamberetta questa definizione), ma mica uno gnokko qualunque: uno gnokko vampiro! E questo lo rende gnokko all'ennesima potenza. La gnokkosità di Edward si manifesta in tutto ciò che dice o che fa. E' talmente gnokko che basta un suo sguardo per far venire un orgasmo a Bella ogni volta che la guarda (e ora capisco perchè le teenager sono innamorate di lui).
Inutile dirlo, appena i due si incontrano è amore a prima vista (o meglio: alla prima annusata, visto che Edward sottolinea più volte che la sua attrazione per Bella è puramente di natura chimica; Bella emette dei ferormoni che puzzano di più rispetto a quelli di tutte le altre ragazze del liceo ed Edward è attratto da essi come un fuco). Lui si innamora di lei, lei si innamora di lui, ma c'è un problema: Edward è un vampiro e Bella il suo spuntino. I due non possono amarsi, perchè se l'istinto di predatore di Edward dovesse prevalere sulla sua forza di volontà, egli si getterebbe al collo di Bella per succhiarle il sangue. Ma a Bella non importa: Edward è troppo gnokko per lasciarselo scappare! E così la storia d'amore tra Edward e Bella ha inizio (coro di teenager fanatiche: oooh com'è romantico!).

Durante il film veniamo a conoscenza di varie informazioni utili su Edward e sui vampiri. Innanzitutto scopriamo che lui e la sua famiglia (di cui parlerò in seguito) sono vampiri vegetariani (che hanno cioè rinunciato a nutrirsi di sangue umano sostituendolo con sangue di animali) e ciò li rende sempre arrapa... cioè... affamati. Poi apprendiamo che i vampiri non possono stare alla luce del sole perchè brillano come diamanti: questa caratteristica li renderebbe troppo gnokki e facili da distinguere e per questo motivo escono solo quando c'è brutto tempo (quando ho scoperto il motivo per cui i vampiri non possono stare al sole sono rotolato giù dal divano). Poi veniamo a sapere che Edward è uno studente liceale dal 1918 (alla faccia! Io ho conosciuto studenti ripetenti (ciao Pizzo!), ma nessuno paragonabile a Edward). Infine scopriamo anche qualcosina sull'origine dei vampiri, ad esempio che derivano dai lupi.

La trama di Twilight si basa su due conflitti: il già citato amore problematico tra un vampiro e un'umana e l'arrivo in città di un altro gruppo di vampiri NON vegetariani. Riguardo al primo c'è poco da dire: Edward deve imparare a trattenere i suoi istinti da predatore per non succhiare il sangue a Bella e Bella deve imparare a trattenere i suoi istinti da ninfomane per non succhiare qualcos'altro ad Edward (santo cielo come sto scadendo nella volgarità). Anche il secondo è banale: tra i nuovi vampiri c'è infatti un cacciatore che, attirato dal profumo appetitoso di Bella, vorrebbe tanto banchettare con lei, ma non ha fatto i conti con Edward e la sua famiglia.

Gli aspetti più interessanti di Twilight sono secondo me quelli che fanno da contorno alla trama. A partire dalla allegra famigliola di Edward: è una via di mezzo tra la famiglia Cunningham di Happy Days ed il gruppo di tossicomani di Trainspotting, sempre desiderosi di farsi una pera. La scena in cui Edward presenta Bella ai suoi è davvero esilarante, ma in quanto a demenzialità non è nemmeno paragonabile alla partita di baseball che si svolge tra i vampiri. Le creature oscure e affascinanti di Anne Rice sono un lontano ricordo.

Il difetto più grosso del film Twilight (e penso anche del romanzo da cui è tratto) è che si prende troppo sul serio! Twilight è una parodia, una commedia. Se dovessi fare un plagio lo ambienterei negli anni '50, con un Fonzie dai denti a punta che dice: HEY!
Una grande storia d'amore? Ma per favore! E' la tipica storia dell'amore impossibile in chiave vampirica.

Sono arrivato alla fine del film con il latte alle ginocchia. Dopo aver liquidato il vampiro cattivo in quattro e quattr'otto (ma non era dotato di poteri eccezionali? Mah...) infatti il film non finisce, ma c'è la scena del ballo. IL BALLO. In tutti i film americani ambientati al liceo c'è 'sto benedetto ballo! E vabbè balliamo! E poi finalmente sono arrivati i titoli di coda...

Una cagata pazzesca? NO.

Un film comico malriuscito? SI.

Post scriptum.

Su IMDb Twilight ha voto medio 6,1, ma il 25% circa dei voti (più di 16000) sono dei 10.
Preoccupante, piuttosto, anzichenò!

La mia tentazione di leggere il romanzo, tanto per vedere com'è veramente, sta aumentando. Ma lungi da me l'idea di comprarlo!

lunedì 8 giugno 2009

Le conseguenze esistenziali dei viaggi nel tempo

Questo post è il seguito de I limiti della nostra percezione del 5 giugno.

Ieri sera continuavo a fissare La strada che porta alla realtà di Penrose. "Leggimi, leggimi" mi diceva il librone ed io stavo per allungare la mano ed afferrarlo. Poi però m'è cascato l'occhio sulla Trilogia della Fondazione di Asimov e mi son messo a leggere quella: una lettura decisamente più rilassante.

Il mio problema è che, in mancanza di uno studio serio di certi argomenti, l'unica cosa che posso fare è congetturare, basandomi su un background che probabilmente è infarcito di errori. Pazienza: man mano che le mie conoscenze in materia si amplieranno correggerò i miei errori. Il ragionamento che segue è affetto da queste magagne, che ho pensato di sottolineare per bene prima di procedere.

Ricordando il presupposto secondo cui la nostra visione della realtà è per forza di cose limitata (vedere post precedente), andiamo a cominciare.

Lo spazio-tempo. Per come la intendo io, e lo ripeto un'altra volta che potrei avere una visione distorta della realtà, tutte le dimensioni, compresa quella spaziale, hanno un'esistenza sostanziale. Cosa vuol dire? Cercherò di spiegarlo.
In modo intuitivo il tempo si potrebbe intendere come una manifestazione del divenire (il panta rei eracliteo): in primavera un albero si ricopre di foglie, in estate produce frutti, in autunno le foglie diventano rosse, cadono e l'albero si spoglia. Gli esseri umani nascono, crescono e poi tornano alla terra. Le stelle avvampano dalle nebulose, bruciano ed infine muoiono. In ognuno di questi casi abbiamo una sequenza di stati la cui manifestazione è scandita dall'entità che chiamiamo tempo. Ma in quest'ottica il tempo potrebbe non avere nessuna realtà sostanziale, il concetto di passato potrebbe essere dovuto semplicemente all'esistenza della memoria e all'effetto che una serie di stati precedenti produce su quello che noi chiamiamo presente. Ciò che esiste è lo spazio ed il tempo è solo indice del mutamento.
Io non la vedo in questa maniera. Così come, nello spazio, il fatto di trovarmi a Roma non esclude l'esistenza di New York, allo stesso modo, nello spazio-tempo, trovarmi nell'anno 2009 non esclude l'esistenza dell'anno 1985, 1492 o 12579. Esistenza sostanziale. Non nel divenire. Nello spazio-quadridimensionale Cristoforo Colombo sta facendo vela verso le Indie Occidentali, Gesù Cristo sta venendo crocifisso sul Golgota e una scimmia pelosa si è alzata in piedi nella savana per guardare se sopraggiungono predatori. Questa mia idea, se non faccio errori grossolani, dovrebbe trovare riscontro nella teoria della relatività ed è mia intenzione approfondire almeno questo aspetto fondamentale, poichè è l'ipotesi su cui si basa il resto del discorso.

Parliamo ora dei viaggi nel tempo. Se fosse possibile, come in Ritorno al Futuro, spostarsi avanti ed indietro nel tempo su una DeLorean, la mia ipotesi sarebbe immediatamente dimostrata. Purtroppo sulla possibilità teorica di fare o meno viaggi nel tempo, al di là della loro fattibilità tecnologica, si discute da decenni senza giungere ad una conclusione. Ci sono scienziati che dicono di sì ed altri che dicono di no, oltre ad un buon numero di paradossi e di problemi cosmici legati all'effettiva possibilità di tali viaggi. Tanto per fare un esempio cito la mia versione personale del cosiddetto paradosso del nonno. Il nostro incauto viaggiatore del tempo finisce nel passato ed incontra suo nonno prima che egli conosca sua nonna. Purtroppo il caro nonnetto (che nel passato è un baldo giovanotto che fuma marijuana e viaggia su una Harley) ha una rara malformazione al cuore (oltre ad un pessimo carattere) e, dopo aver fatto a pugni col nipote crononauta pensando che questi lo pigliasse per il culo, muore sul colpo stroncato da un infarto. Il problema è: se il nonno è morto prima di conoscere sua moglie, come si spiega l'esistenza del nipote che ha viaggiato nel tempo? E se il nipote non può esistere com'è possibile che il nonno sia morto facendo a pugni con lui? Se ci fosse risposta a queste domande non sarebbe un paradosso. Due soluzioni possibili al problema sono la congettura di protezione cronologica di Stephen Hawking (o censura cosmica), secondo cui le leggi della fisica impediscono il viaggio del tempo in modo da evitare il paradosso stesso ("è come se ci fosse un'agenzia per il controllo cronologico che impedisce la comparsa di curve temporali chiuse, così da rendere l'Universo un luogo sicuro per gli storici" - Stephen Hawking, 1992), oppure l'interpretazione molti-mondi della meccanica quantistica di Hugh Everett III, secondo la quale tutti i risultati possibili di un esperimento quantistico si realizzano... in mondi diversi. Ad andare avanti con questi discorsi si rischia di sfociare nell'assurdo ed in fondo a me non interessa se sia o meno possibile spostarsi nello spazio-tempo attraversando ponti di Einstein-Rosen o superando le 88 miglia orarie su una DeLorean. A me 'sti maledetti viaggi nel tempo servono solo come esempio! Certo che, direte voi, potevo scegliermi un esempio più realistico e magari verificabile sperimentalmente, ma ho la fissazione per la fantascienza.

Ipotizziamo dunque che sia possibile viaggiare nel tempo. Saliamo sulla nostra Panda del tempo 4x4, attiviamo i tempo-circuiti, controlliamo che il flusso canalizzatore stia flussando, impostiamo la data di destinazione, andiamo in autostrada (sul Sempione c'è troppo traffico), spingiamo sull'acceleratore fino a raggiungere i 142 km/h (siamo in Italia, mica negli USA) e voilà, eccoci nel 1965, giusto in tempo per assistere ad un concerto dei Beatles. Ma come? Ma John Lennon non era morto? Eh no! Nello spazio-tempo John Lennon è vivo e vegeto. Nello spazio-tempo ogni istante temporale esiste. Nello spazio-tempo il momento è eterno.

Le nostre vite, una sequenza di istanti ordinati e lineari che da noi vengono interpretati come un divenire, esistono in eterno, se questa parola può avere senso fuori dalla cronologia. In ogni istante temporale, dalla nostra nascita alla nostra morte, esiste una "copia" di noi stessi, quella che un ipotetico crononauta potrebbe incontrare. Il divenire è solo un'illusione.

Di questa illusione parlerò nel prossimo post e anticipo che minerò dalle fondamenta le mie stesse affermazioni. In questo post voglio parlare delle conseguenze etiche e filosofiche di questa "persistenza della cronologia".

Innanzitutto il concetto di morte e di non-esistenza perderebbe significato. La morte non ha senso fuori dal tempo. Nello spazio-tempo le nostre vite sarebbero immortali, un eterno dispiegarsi dal concepimento alla disgregazione della carne. Citando Epicuro: la morte non è nulla per noi, perchè quando ci siamo noi non c'è lei, e quando c'è lei non ci siamo più noi.

In secondo luogo il libero arbitrio sparirebbe. Se infatti ipotizziamo che ogni istante abbia un'esistenza sostanziale, tutto diventa pre-determinato. Tolta l'illusione del divenire, guardando l'Universo fuori dal tempo esso appare come un cristallo immutabile: esso non diviene, è. Questa visione è l'Uroboro, il serpente che si morde la coda, l'eterno ritorno tale e quale lo descrive Nietzsche in Così parlò Zarathustra (acc, mi hanno preceduto!).

La conseguenza fondamentale di questa intuizione è la stessa cui arriva il filosofo tedesco: ogni istante delle nostre vite dovrebbe essere reso tale da volerlo rivivere in eterno. Il problema è che, non avendo libertà di scelta, le nostre scelte sono già fatte, ma non ce ne accorgiamo perchè la nostra mente è in grado di ricordare il passato, ma non di vedere il futuro... A dir la verità, ora che ci penso bene, quello di Nietzsche è solo un atteggiamento possibile: la predestinazione può essere affrontata in molti modi. Da più di duemila anni oracoli, teologi, filosofi e drammaturghi se ne occupano.

Potrei andare avanti a discorrere per ore di questo argomento, ipotizzando ad esempio che ogni nostra possibile scelta generi un Universo parallelo, ma il succo della questione l'ho presentato, così come le sue conseguenze più lampanti.

Nel prossimo episodio, dal titolo "Un problema di coscienza", criticherò quanto ho detto oggi.

Continua...

sabato 6 giugno 2009

Sono proprio incazzato

Faccio uno strappo alle regole di pubblicazione e al mio vocabolario (di solito non sboccato), ma proprio non posso farne a meno!

Ieri era la Giornata Mondiale per l'Ambiente e NESSUNO, dico NESSUNO ne ha parlato o se l'ha fatto l'ha fatto di sfuggita o per sbaglio.
In occasione della giornata in 87 paesi del Mondo è stato trasmesso il film-documentario Home (diretto da Luc Besson) su tutti i media: cinema, TV, Internet. La televisione italiana l'ha mandato in onda alle 23.55, all'interno della trasmissione Top Secret, con un ignorante di presentatore che ne sa di ambiente quanto io ne so di calcio. Evidentemente non era tra le priorità dei palinsesti...
E pensare che siamo in un periodo in cui le problematiche legate al clima e all'ambiente sono (o dovrebbero essere) all'ordine del giorno. Ma sempre più spesso mi rendo conto che alla gente non gliene frega UN CAZZO. Almeno finché non è toccata in prima persona, soprattutto nel PORTAFOGLIO.

Cmq se siete interessati trovate maggiori informazioni sul film QUA ed il film è disponibile su Youtube.

venerdì 5 giugno 2009

I limiti della nostra percezione

Questo post prosegue il discorso iniziato in 42 o la storia di come sono diventato un miscredente del 1° giugno.

Inizialmente il suo titolo doveva essere "Le conseguenze esistenziali dei viaggi nel tempo", ma ho dovuto cambiarlo perchè non sono mai giunto a parlare di quell'argomento. Mi sono infatti perso nell'introduzione al discorso, che riguarda i limiti del nostro cervello e della nostra percezione.

Ci sono due motivi per cui ritengo che le nostre possibilità di dare una spiegazione definitiva alla vita, l'universo e tutto quanto siano molto scarse (vedi post precedente).

Innanzitutto il nostro cervello ha ben determinati limiti di elaborazione e di memoria. Pur con una mente estesa, cioè utilizzando elaboratori e fonti di memoria elettroniche, la nostra capacità di apprendimento rimane limitata. Ogni essere umano è in grado di gestire solo una piccola parte della quantità di informazione disponibile e la conoscenza, per questo motivo, è per lo più settoriale (c'è il fisico, il chimico, il biologo, etc.). Le cose potrebbero cambiare modificando l'hardware del nostro cervello o affidando l'elaborazione dell'informazione ad intelligenze artificiali, ma questi argomenti esulano dallo scopo di questo post.

In secondo luogo la nostra mente e la nostra capacità di percezione sono soggette a vincoli dovuti alla nostra natura fisica e l'Universo stesso pone dei confini alla nostra capacità di osservazione. Ci sono vincoli e confini legati allo spazio, al tempo e alla causalità. Vediamo ora, punto per punto, ciò che intendo.

Lo spazio. Noi percepiamo uno spazio finito e tridimensionale, le difficoltà si incontrano quando si affronta uno spazio infinito e/o deformabile (come nella teoria della relatività generale) e/o multidimensionale (come nella teoria delle stringhe). Immaginare uno spazio infinito o tridimensionale curvo è abbastanza semplice, immaginare dimensioni accartocciate su sé stesse un po' meno.
Poi ci sono anche due problemi di osservazione.
Nell'infinitamente grande la nostra vista può spingersi nello spazio (e indietro nel tempo, vedere più avanti) solo fino a dove la luce arriva nel suo cammino. Possiamo vedere oggetti cosmici a circa 14 miliardi di anni luce di distanza (il limite dell'Universo visibile), ma qualsiasi cosa ci sia al di là per noi non esiste. Inoltre la scoperta che l'espansione cosmica sta accelerando fa presupporre che la nostra visuale del cosmo si accorci col passare del tempo. Quando la velocità di allontanamento relativa fra le galassie supererà quella della luce esse verranno obliate formando una sorta di orizzonte degli eventi al contrario in cui la materia intrappolata all'interno non potrà più vedere ciò che accade all'esterno. Se l'espansione continuerà in questo modo, i nostri lontanissimi discendenti (se esisteranno) vedranno solo un immenso vuoto intorno a sé e le tracce del Big Bang (vedere più avanti) spariranno (il processo inflazionario, cioè la fase di accelerazione seguita al Big Bang, ha già cancellato tutte le informazioni dirette su questo evento cosmico).
Nell'infinitamente piccolo i problemi sono altri. Il filosofo Democrito pensava che la materia fosse composta da atomi, altri filosofi (di cui adesso non ricordo il nome) pensavano invece che essa fosse infinitamente divisibile. La scienza moderna ci ha mostrato prima che essa è composta da atomi, poi che gli atomi sono composti da protoni, neutroni ed elettroni, poi che protoni, neutroni ed elettroni sono composti da quark. I quark sono le particelle di base? Non si sa ed io penso proprio di no. Il problema è che la nostra capacità di osservare i costituenti della materia ha già superato i limiti: è possibile osservare solo gli effetti che ipotetiche particelle producono interagendo con altre particelle. E più si va avanti più le energie richieste per studiare queste interazioni sono elevate. Per questo motivo è stato costruito l'LHC. Il problema è che per studiare le energie delle particelle presenti durante il Big Bang servirebbe un acceleratore grande come il Sistema Solare... Non parlo delle stringhe perchè mi sembra di aver già reso l'idea dei problemi dovuti allo spazio.

Il tempo. Il tempo è sempre stato e sempre sarà uno dei più grandi problemi filosofici e scientifici dell'umanità. Noi percepiamo lo scorrere del tempo, ma esso esiste davvero? E poi: il tempo è sempre esistito o ha avuto un inizio? E' continuo o discreto? A livello microscopico sembra che il tempo possa scorrere indifferentemente in una direzione o nell'altra. In termodinamica invece la freccia del tempo dà una direzione all'evoluzione dei sistemi chiusi macroscopici, tra cui è compreso il nostro Universo: il tempo scorre nella direzione in cui aumenta l'entropia e l'irreversibilità (se lascio cadere un bicchiere per terra si rompe, ma i frammenti non ricostituiscono da soli il bicchiere) ne è un esempio pratico. Fino a poco più di un secolo fa si pensava che il tempo fosse un'entità fisica indipendente, poi la teoria della relatività di Einstein e dimostrazioni sperimentali hanno mostrato l'interconnessione tra il tempo e lo spazio in un continuum chiamato spazio-tempo: il tempo può scorrere a velocità diverse a seconda di dove si trovi l'osservatore e sull'orizzonte degli eventi di un buco nero il tempo smette addirittura di scorrere. Intuitivo, no? Per quanto riguarda l'origine del tempo ne parlerò nel punto seguente e del tempo parlerò diffusamente nel post sui viaggi nel medesimo.

Il principio di causa-effetto. Un altro grande dilemma dell'umanità. I rapporti di causalità sembrano regolare il mondo fisico: se tiro un pugno contro il muro (causa) mi fratturo la mano (effetto), la frattura (causa) produce dei segnali elettrici che arrivano al mio cervello (effetto), questi segnali elettrici (causa) mi avvertono che mi sono fatto molto male (effetto) e via discorrendo. I problemi arrivano quando ci si pone davanti a questioni come l'origine dell'Universo (o meglio del tempo e dello spazio). Usando il principio di causa-effetto si può procedere a ritroso solo fino ad un certo punto, oltre il quale si possono fare due ipotesi: o l'Universo è sempre esistito o ha avuto un inizio. Secondo molti filosofi dell'antichità era vera la seconda ipotesi ed essi individuavano in Dio la causa prima del divenire (il motore immobile di Aristotele (causa senza causa) ad esempio). Alcuni indizi (il moto delle galassie, lo spostamento verso il rosso, la radiazione di fondo, etc.) e le implicazioni stesse della teoria della relatività hanno portato all'elaborazione del concetto fisico di Big Bang, secondo cui il nostro Universo ha avuto un inizio. Altri indizi (il secondo principio della termodinamica, la velocità di espansione cosmica, la costante cosmologica, etc.) suggeriscono inoltre che l'Universo si stia dirigendo verso uno stato di equilibrio chiamato morte termica. Secondo altre teorie non c'è stato un Big Bang, ma un Big Bounce, cioè un grande rimbalzo e l'Universo continua a gonfiarsi e sgonfiarsi come un palloncino. In ogni caso c'è un punto nello spazio-tempo oltre il quale la nostra capacità di osservare e di predire viene meno. Ciò che c'è stato prima del Big Bang e ciò che avviene nelle singolarità all'interno dei buchi neri non è conoscibile. C'è una sorta di censura che ci impedisce di vedere al di là di questi orizzonti. Noi possiamo solo osservare le conseguenze di questi eventi e di queste entità, ma l'informazione non può attraversare questo confine.
Si possono comunque fare delle ipotesi, ad esempio che l'Universo sia apparso dal nulla in seguito ad una fluttuazione quantistica del vuoto. Dunque Dio o la causa prima si potrebbero identificare con questa fluttuazione quantistica? A mio parere no, perchè ci sono dei principi che regolano questo genere di fluttuazioni. E questi principi da dove vengono? Forse abbiam trovato finalmente un posto per Dio, che potrebbe identificarsi con queste leggi primordiali. Tuttavia la questione è sterile, perchè siamo andati ben al di là della nostra capacità di osservare.
Un'altra questione strettamente connessa al principio di causa-effetto e che ha influenzato la storia del pensiero nei secoli è quella di finalità. Io ritengo che la finalità nell'Universo sia solo una chimera, qualcosa creato dalle nostre menti e connesso al progresso e all'evoluzione. E' facile cadere nella trappola della finalità, per sua natura allettante, ma essa è più legata alla sfera emotiva che alla reale natura delle cose. Comunque di questo argomento parlerò in un altro post.

Tutto questo l'ho scritto per dire che, vuoi per la nostra natura, vuoi per la natura del cosmo, la maggior parte di ciò che ci circonda è inconoscibile ed il pensiero positivista radicale è insensato. Il principio di indeterminazione di Heisenberg ed i due teoremi di incompletezza di Godel rafforzano ulteriormente questo punto di vista. Il primo dice che "non possiamo mai conoscere contemporaneamente e con precisione la posizione e la quantità di moto di una particella subatomica", mentre i secondi affermano che "per ogni sistema formale di regole ed assiomi è possibile arrivare a proposizioni indecidibili, usando gli assiomi dello stesso sistema formale". Dunque gli stessi costrutti della logica e della matematica hanno dei limiti (non mi sbilancio nel tentativo di fornire implicazioni più dettagliate perchè so di sbagliare).

Con questo ho concluso l'introduzione a cui sarebbe dovuto seguire il discorso sui viaggi nel tempo. Spero di non aver detto troppe cazzate (se ho sbagliato correggetemi) ed essendomi dilungato troppo vi saluto e ci vediamo alla prossima puntata.

Continua...

Postilla numero 1. Per espandere la nostra capacità di osservare e di conoscere l'Universo c'è qualcuno che ha pensato di spalancare le porte della percezione facendo uso di droghe allucinogene. Cito ad esempio Aldous Huxley e Jim Morrison. Tuttavia, nonostante quel che dice William Blake ("Quando le porte della percezione si apriranno tutte le cose appariranno come realmente sono: infinite."), il metodo sembra non funzionare allo scopo prefisso, benché la sua natura colorata e psichedelica possa aiutare l'artista in cerca d'ispirazione (dovrei provare a farmi un trip).

Postilla numero 2. Ogni volta che mi metto a pensare a certi argomenti mi rendo conto di quanto la mia strada alla ricerca della Verità (vedi post precedente) proceda a rilento e con innumerevoli soste. Qualche annetto fa mi ero comprato il libro di Roger Penrose "La strada che conduce alla realtà", che è un compendio sullo stato dela fisica moderna, deciso a colmare la mia ignoranza in materia, ma non sono mai riuscito ad iniziarlo. Un po' è colpa mia che sono lazzarone, ma un po' è anche colpa di Penrose che scrive dei mattonazzi assurdi. Ma si sa, per ottenere qualcosa bisogna pur sacrificarsi.

mercoledì 3 giugno 2009

I romanzi di Anne Rice: un sacco di dettagli e tanto sesso

Anne Rice è una scrittrice statunitense di origine irlandese, famosa soprattutto per il romanzo Intervista col Vampiro, da cui è stato tratto l'omonimo film. Come al solito, se volete sapere qualcosa di più sull'autrice, vi invito a cercare in rete.

Di Anne Rice non ho letto granché (Intervista col Vampiro, L'Ora delle Streghe ed in questi giorni sto finendo Il Demone Incarnato - gli ultimi due fanno parte della Saga delle Streghe Mayfair), ma ho intenzione di rimediare presto a questa mancanza.

Ci sono alcune caratteristiche, nei romanzi della Rice, che trovo parecchio interessanti e che, ai miei occhi, la rendono un'autrice che merita di essere letta.

Vediamole insieme.

I dettagli dell'ambientazione.
La prima cosa che mi ha colpito leggendo i romanzi della Rice è la cura maniacale per i dettagli che riguardano l'ambientazione. Sia Intervista col Vampiro, sia i primi due volumi della Saga delle Streghe Mayfair, sono ambientati principalmente nella Louisiana ed in particolare a New Orleans. La Rice è nata e ha trascorso gran parte della sua giovinezza in quella città e lo dimostra ampiamente. L'architettura, le tradizioni e le usanze, i luoghi, la gente, la storia e il folklore: tutto è descritto con estrema accuratezza. Soprattutto per l'architettura la Rice sembra avere una vera e propria ossessione che, pagina dopo pagina, riesce a trasmettere ai suoi lettori. E' bene precisare che questa cura e questo amore per i suoi luoghi d'origine non diventa mai un noioso rigurgito di informazioni (dicesi anche inforigurgito), ma è perfettamente incastonato nella costruzione dei romanzi: sono i personaggi stessi, vivendo o raccontando, che lo mostrano.

Il sesso.
Per dirla scherzosamente, la Rice è un po' maniaca, almeno quando scrive. Il sesso, la carnalità e l'erotismo sono elementi centrali dei suoi romanzi. Ci sono uomini che fanno sesso con donne, uomini con uomini, donne con donne, uomini e donne con demoni e via discorrendo. Tutto descritto in modo particolareggiato.
Una cosa importante da sottolineare, prima di procedere, è la concezione della sessualità della Rice: secondo lei, infatti, ogni essere umano è bisessuale (se lo dice lei...).
Abbiamo allora vampiri androgini che hanno rapporti sia con donne che con uomini (in Intervista col Vampiro, Armand -Antonio Banderas- è innamorato di Louis -Brad Pitt- ed il rapporto tra i due è caratterizzato da un forte erotismo, non fatevi ingannare dal film in cui questi aspetti sono stati decisamente censurati), stregoni (come Julien nella Saga delle Streghe Mayfair) che hanno una vita sessuale molto variegata (uomini, donne, ragazzini, ragazzine, demoni) e via discorrendo.
Non mancano poi amori incestuosi, pedofili e chi più ne ha più ne metta.

Le tematiche.
Classificare i romanzi di Anne Rice come horror/fantasy è riduttivo. E' vero: ci sono elementi soprannaturali, creature fantastiche e magia, ma la Saga delle Streghe Mayfair (tanto per fare un esempio) è più simile a Cent'Anni di Solitudine di Márquez piuttosto che a (uhm...) La Torre Nera di Stephen King (tipico esempio di horror/fantasy) ed in Intervista col Vampiro gli aspetti horror e fantasy passano in secondo piano rispetto ai conflitti interiori dei protagonisti. Meglio si adatta la definizione di romanzo gotico contemporaneo.
Nei romanzi della Rice c'è mistero, si parla di amori perduti, di terribili drammi, del dolore dell'esistenza, della ruota del tempo che gira inesorabilmente, di Dio e del Diavolo. Difficile dire lo stesso di Twilight.
Altre tematiche rilevanti nei romanzi della Rice derivano dalla sua formazione cattolica (che mise in discussione quando raggiunse l'adolescenza) e dalla sua origine irlandese.

I personaggi.
Tutti i personaggi dei romanzi della Rice, anche quelli secondari, sono descritti in modo molto approfondito, soprattutto dal punto di vista psicologico. Nei romanzi che ho letto, l'utilizzo di un punto di vista interno e variabile (in cui cioè la camera di un ipotetico regista vede ciò che accade ai personaggi, ma anche ciò che pensano) consente all'autrice di creare personaggi a tutto tondo e non semplici burattini da manovrare ai fini della storia. Il risultato è molto coinvolgente per il lettore. L'autrice ha inoltre preso spunto, di tanto in tanto, da persone reali per creare i suoi personaggi. Il vampiro Lestat è ad esempio ispirato a suo marito, Stan Rice (mi sarebbe piaciuto conoscerlo, purtroppo è prematuramente scomparso nel 2002), e Alicia Mayfair alla madre alcolizzata.

La trama.
Le storie che racconta la Rice sono delle belle storie: originali e capaci di catturare l'attenzione del lettore. Una caratteristica di alcuni suoi romanzi (mi riferisco a L'Ora delle Streghe e al Il Demone Incarnato) è l'estrema lentezza con cui la trama procede (è passato troppo tempo da quando ho letto Intervista col Vampiro, ma mi pare che fosse molto più snello e veloce). Ciò si capisce subito dal numero di pagine che li compone (900 pagine circa il primo e 600 e passa il secondo). Alla Rice piace soffermarsi sui particolari, sui dettagli, fa spesso uso di flashback e così nascono storie dentro a storie. Se cercate una lettura veloce i suoi romanzi non fanno per voi.

La traduzione.
Lo dico in due parole: fa schifo. Io parto dal presupposto che Anne Rice sappia scrivere bene o che i suoi editor sappiano fare il loro mestiere. Lo stesso non si può dire dei traduttori italiani, almeno per quanto riguarda Il Demone Incarnato, che sto leggendo ora.
Partiamo dal titolo: quello originale era Lasher, quello italiano invece fa pena.
Il traduttore poi a volte sembra che non sa (o sappia?) usare il congiuntivo, nemmeno nelle sue forme più elementari. E ci sono delle frasi il cui senso e la cui costruzione sintattica mi lasciano perplesso.
Purtroppo la mia voglia di leggere in lingua originale dei tomoni di 600 e più pagine è pari a zero e, pur essendo conscio di ciò che si perde, cerco di accontentarmi.

Mi sembra di aver detto tutto. Dopo aver finito il libro che sto leggendo, ho intenzione di concludere la Saga delle Streghe Mayfair con il terzo e ultimo volume (Taltos), poi ho in programma di leggere Un grido fino al cielo, di cui ho sentito molte opinioni positive su Anobii. Infine mi incuriosisce l'ultima saga che sta scrivendo l'autrice, che parla della vita di Cristo, ma avendo molti altri libri in attesa di essere letti potrebbero passare anni prima che mi ci cimenti.

Nota che non c'entra niente: la parola sesso (e i suoi annessi e connessi) dovrebbe far aumentare notevolmente gli accessi al blog, anche se i nuovi visitatori, non trovando ciò che cercano, se ne andranno per non tornare mai più.

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