giovedì 27 gennaio 2011
Diario di Hiroshima di Michihiko Hachiya
Etichette:
guerra,
le mie segnalazioni,
libri,
nucleare
sabato 15 gennaio 2011
Facebook e lo spirito del web
Uno dei principi fondamentali del web è la sua universalità: la possibilità per chiunque di condividere con chiunque altro un'informazione o una risorsa , ovunque essa si trovi, rendendo in tal modo il web uno spazio d'informazione universale e interconnesso.
Questo principio, dato per scontato nelle nazioni democratiche, è tuttavia minacciato dalla nascita e dalla crescita, all'interno della rete, di entità monolitiche come Facebook e altri social network, che, non rispettando lo spirito di apertura e condivisione, impediscono, di fatto, la libera diffusione delle informazioni.
Vediamo come ciò può accadere.
All'interno del web, l'URI rappresenta la chiave per l'universalità.
Uno Uniform Resource Identifier è una stringa che identifica univocamente una risorsa generica che può essere un indirizzo web, un documento, un'immagine, un file, un servizio, un indirizzo di posta elettronica, ecc. (da Wikipedia)
Utilizzando URI basati su un protocollo proprietario, Facebook permette di visualizzare e condividere informazioni e risorse solo all'interno del proprio sito: diventa in tal modo impossibile condividere i dati con chi sta fuori.
Facebook assomiglia in effetti a un buco nero: raccoglie e immagazzina i dati all'interno dei propri database e li riutilizza per fornire servizi a valore aggiunto, ma solo a chi fa parte della community. Le pagine sono nel web, ma i dati no.
Questo trend, che caratterizza Facebook ed altri siti e servizi meno famosi, è una grave minaccia per il futuro della rete, che rischia di frammentarsi in entità più piccole ed isolate le une dalle altre.
Con i suoi 500 milioni di utenti, Facebook è una piattaforma di successo, ha enormi potenzialità, è comodo e facile da usare, ma si basa su un concetto di condivisione sbagliato.
La scelta di cosa condividere e con chi dipende dai singoli utenti, a cui va anche la responsabilità di non imprigionare informazioni di valore universale in gruppi isolati, ma il sistema non deve imporre alcun limite a questa libertà di scelta. Quando ciò accade il sistema va cambiato.
Questa ed altre minacce, che violano i principi di libertà, uguaglianza e neutralità che caratterizzano la rete fin dalla sua nascita, sono state evidenziate da Tim Berners-Lee, uno dei padri fondatori del web, in un suo articolo apparso su Scientific American alla fine dello scorso anno.
L'articolo (che apparirà anche sul numero 510 de Le Scienze, in edicola a partire dal mese di febbraio 2011) merita una lettura approfondita per capire che certi principi, che magari diamo per scontati, in realtà vanno difesi ad ogni costo. La rete è, e deve restare, il più grande patrimonio di democrazia e libera conoscenza dell'umanità.
A me l'articolo ha aperto gli occhi e mi sono accorto di come certe questioni importanti siano ampiamente sottovalutate. Nel mio piccolo ho deciso di cambiare il modo di condividere le informazioni. Come molti altri sono rimasto ammaliato da Facebook, di cui sono un assiduo utilizzatore da quasi tre anni, ma d'ora in avanti eviterò di usarlo per condividere qualsiasi risorsa che non riguardi la sfera privata, riservando il suo utilizzo esclusivamente allo sharing di informazioni personali con i miei amici (di come Facebook trasformi i rapporti interpersonali scriverò in un altro post).
Questo è, tra l'altro, uno dei motivi per cui ho deciso di rispolverare il blog.
Link:
-Long Live the Web: A Call for Continued Open Standars and Neutrality, Tim Berners-Lee, Scientific American Magazine, dicembre 2010
-URI, Wikipedia
-Tim Berners-Lee, Wikipedia
Etichette:
media,
società,
tecnologia,
web
Iscriviti a:
Post (Atom)
E così ci appaiono davanti agli occhi uomini dal volto liquefatto, nudi, con la pelle che si stacca dai muscoli, che vagano ciechi per le strade della città ridotta in macerie, soffocata dagli incendi e avvolta in una notte prematura.
O i pazienti dell'ospedale, scampati all'esplosione, ma non all'effetto letale delle radiazioni: agonizzanti in un letto, soffocati dalle emorragie, con la pelle piagata e i capelli che cadono, mentre i medici assistono impotenti.
O le ombre di chi, dalla bomba, è stato ridotto in cenere.