martedì 3 novembre 2009

E Dio disse: PLAY

Immaginiamo una civiltà di esseri intelligenti costituiti da puro software ed inseriti in una simulazione virtuale che giri su banali processori di silicio.
Tutto ciò che questi esseri potrebbero annusare, toccare, vedere sarebbe solo software, informazioni in costante trasformazione guidate da regole ben precise: le leggi di natura del mondo virtuale.
Potrebbero questi esseri costituiti da sola informazione scoprire, o anche solo intuire, il mondo "vero", cioè il substrato di silicio ed elettroni su cui la loro realtà fittizia è fondata? Potrebbero accorgersi dell'esistenza di un'altro livello di realtà se il loro mondo fosse privo di difetti? Conoscere il programmatore che li ha creati se egli decidesse di non rivelarsi? E se questi esseri cercassero di scoprire le leggi ultime del loro mondo, di osservare l'infinitamente piccolo o l'infinitamente grande o di risalire indietro nel tempo fino agli albori della simulazione cosa scoprirebbero? Microscopiche stringhe vibranti? Nessun confine osservabile? Barriere nel tempo e nello spazio oltre cui la loro vista non può spingersi? Indeterminazioni essenziali? Censure cosmiche?
Sarebbe un caso il loro interesse, quasi morboso, verso simulazioni e simulacri?

2 commenti:

Simone ha detto...

Ci ho sempre pensato anche io. Però un software è deterministico, non contiene cioè un elemento di libertà come il pensiero o la coscienza.

Le azioni dei personaggi virtuali sono comandate dal computer, e per questo predefinite, oppure seguono gli input di un "giocatore" che si trova fuori dal programma stesso, nel mondo "altro" dove vive anche il programmatore.

Insomma forse una autodeterminazione interna a un universo chiuso non sarebbe possibile... ovviamente questo sempre nell'idea di un parallelismo con l'informatica che non è necessariamente calzante con quella che potrebbe essere la realtà.

Simone

Mr. Lunastorta ha detto...

Beh il parallelismo con l'informatica, almeno così come la concepiamo oggi, è una semplificazione.
Non per niente la creazione di intelligenze artificiali è ancora una chimera e forse non è nemmeno possibile con la tecnologia attuale.

Ma se in futuro gli scienziati dovessero riuscire a creare del "software" dotato di coscienza (qualsiasi cosa essa sia), comincerei a pensare con un brivido alla nostra esistenza.

L'idea di un universo inteso come uno sterminato computer quantistico, impegnato fin dalla sua origine ad elaborare se stesso e la sua evoluzione secondo le leggi della fisica, non è poi così assurda. E magari i miracoli sono gli scherzi di un programmatore burlone! ^_^

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