
Tutto ciò che questi esseri potrebbero annusare, toccare, vedere sarebbe solo software, informazioni in costante trasformazione guidate da regole ben precise: le leggi di natura del mondo virtuale.
Potrebbero questi esseri costituiti da sola informazione scoprire, o anche solo intuire, il mondo "vero", cioè il substrato di silicio ed elettroni su cui la loro realtà fittizia è fondata? Potrebbero accorgersi dell'esistenza di un'altro livello di realtà se il loro mondo fosse privo di difetti? Conoscere il programmatore che li ha creati se egli decidesse di non rivelarsi? E se questi esseri cercassero di scoprire le leggi ultime del loro mondo, di osservare l'infinitamente piccolo o l'infinitamente grande o di risalire indietro nel tempo fino agli albori della simulazione cosa scoprirebbero? Microscopiche stringhe vibranti? Nessun confine osservabile? Barriere nel tempo e nello spazio oltre cui la loro vista non può spingersi? Indeterminazioni essenziali? Censure cosmiche?
Sarebbe un caso il loro interesse, quasi morboso, verso simulazioni e simulacri?
2 commenti:
Ci ho sempre pensato anche io. Però un software è deterministico, non contiene cioè un elemento di libertà come il pensiero o la coscienza.
Le azioni dei personaggi virtuali sono comandate dal computer, e per questo predefinite, oppure seguono gli input di un "giocatore" che si trova fuori dal programma stesso, nel mondo "altro" dove vive anche il programmatore.
Insomma forse una autodeterminazione interna a un universo chiuso non sarebbe possibile... ovviamente questo sempre nell'idea di un parallelismo con l'informatica che non è necessariamente calzante con quella che potrebbe essere la realtà.
Simone
Beh il parallelismo con l'informatica, almeno così come la concepiamo oggi, è una semplificazione.
Non per niente la creazione di intelligenze artificiali è ancora una chimera e forse non è nemmeno possibile con la tecnologia attuale.
Ma se in futuro gli scienziati dovessero riuscire a creare del "software" dotato di coscienza (qualsiasi cosa essa sia), comincerei a pensare con un brivido alla nostra esistenza.
L'idea di un universo inteso come uno sterminato computer quantistico, impegnato fin dalla sua origine ad elaborare se stesso e la sua evoluzione secondo le leggi della fisica, non è poi così assurda. E magari i miracoli sono gli scherzi di un programmatore burlone! ^_^
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