martedì 23 febbraio 2010

Mattatoio n.5 o La Crociata dei Bambini di Kurt Vonnegut

Vista a rovescio da Billy, la storia era questa: gli aerei americani, pieni di fori e di feriti e di cadaveri decollavano all'indietro da un campo di aviazione in Inghilterra. Quando furono sopra la Francia, alcuni caccia tedeschi li raggiunsero, sempre volando all'indietro, e succhiarono proiettili e schegge da alcuni degli aerei e degli aviatori. Fecero lo stesso con alcuni bombardieri americani distrutti, che erano a terra e poi decollarono all'indietro, per unirsi alla formazione. Lo stormo, volando all'indietro, sorvolò una città tedesca in fiamme. I bombardieri aprirono i portelli del vano bombe, esercitarono un miracoloso magnetismo che ridusse gli incendi e li raccolse in recipienti cilindrici di acciaio, e sollevarono questi recipienti fino a farli sparire nel ventre degli aerei. I contenitori furono sistemati ordinatamente su alcune rastrelliere. Anche i tedeschi, là sotto, avevano degli strumenti portentosi, costituiti da lunghi tubi di acciaio. Li usavano per succhiare altri frammenti dagli aviatori e dagli aerei. Ma c'erano ancora degli americani feriti, e qualche bombardiere era gravemente danneggiato. Sopra la Francia, però, i caccia tedeschi tornarono ad alzarsi e rimisero tutti e tutto a nuovo. Quando i bombardieri tornarono alla base, i cilindri di acciaio furono tolti dalle rastrelliere e rimandati negli Stati Uniti, devo c'erano degli stabilimenti impegnati giorno e notte a smantellarli, e separarne il pericoloso contenuto e a riportarlo allo stato di minerale. Cosa commovente, erano soprattutto le donne a fare questo lavoro. I minerali venivano poi spediti a specialisti in zone remote. Là dovevano rimetterli nel terreno e nasconderli per bene in modo che non potessero più fare male a nessuno.

Post scriptum: su Anobii ci sono 415 recensioni di Mattatoio n.5, leggetevi quelle. Io non ho niente da aggiungere.

domenica 21 febbraio 2010

Meglio maiale che fascista

Porco Rosso (紅の豚 - Kurenai no buta) è un film di animazione del 1992, sceneggiato e diretto da Hayao Miyazaki.

Complice la mancata distribuzione, il film è poco conosciuto nel nostro Paese: fatto paradossale, visto che è ambientato proprio nell'Italia del primo dopoguerra.

Porco Rosso narra le avventure di Marco Pagot, un aviatore italiano scampato miracolosamente ad una battaglia aerea con i tedeschi durante la Prima Guerra Mondiale e condannato da un incantesimo ad assumere le sembianze di un maiale. A causa di questa maledizione, Marco è costretto a rinunciare ad una vita normale e all'amore per Gina, la bella cantante di un night club frequentato da aviatori. Dopo avere lasciato l'Aeronautica per evitare di condividere le idee del regime fascista, si ritira in solitudine su un'isoletta della Dalmazia e trascorre la vita volando sul suo idrovolante dipinto di rosso (da cui il soprannome), dando la caccia ai pirati dell'aria, che infestano le coste del mar Adriatico, e tornando occasionalmente a frequentare la gente di terra, a cui però non può più legarsi.

Tra spettacolari duelli aerei, rocambolesche fughe dalla polizia fascista, scontri con il pilota americano Donald Curtis e viaggi a Milano, il film è una favola poetica e commovente, ambientata in un'Italia immaginaria sull'orlo della guerra, vista attraverso gli occhi del grande regista giapponese.

La mia speranza è che la Lucky Red, che ha acquisito i diritti del film per l'Italia, si decida a distribuire questo capolavoro anche nel nostro Paese. Nel frattempo potete trovare alcune versioni sottotitolate sulle reti P2P.



giovedì 18 febbraio 2010

Fate la guerra, non andate su Marte!

Ho poco da aggiungere a quanto è già stato detto e ripetuto dai giornali: il programma Constellation, che avrebbe dovuto rimpiazzare gli Shuttle e riportare l'Uomo sulla Luna, in vista del passo successivo verso l'esplorazione di Marte, è stato sospeso e sostituito con un'audace e ambiziosa nuova iniziativa spaziale (AHAHAH). I percome e i perchè li ha già spiegati il presidente Obama, quindi è inutile che li ripeta anch'io. Forse è stata la scelta giusta, la fine di un mito kennediano ormai agonizzante, l'inizio di una nuova epoca in cui la conquista dello spazio non sarà più la lotta tra due nazioni, ma una grande cooperazione internazionale.

Non mi interessa.

La questione è un'altra. E mi fa davvero innervosire.

Se tutto il budget che il governo degli Stati Uniti investe per la Difesa fosse usato per il programma spaziale, nel giro di dieci anni la conquista del Pianeta Rosso sarebbe cosa fatta.

560 MILIARDI DI DOLLARI (1) all'anno alla NASA sono troppi, dite voi? Va bene: investiamone metà per lo sviluppo di fonti di energia rinnovabili, reti energetiche distribuite e nuovi veicoli. In dieci anni la dipendenza dal petrolio e il problema delle emissioni di carbonio sarebbe un ricordo. Non negli Stati Uniti. Nel Mondo.

Come? Avanzano dei fondi? Nessun problema: ci sono gli ecosistemi terrestri da risanare, l'analfabetismo da sradicare, scuole da costruire, programmi di assistenza sanitaria, pianificazione familiare e prevenzione delle malattie da attuare.

Manca qualche miliardo di dollari? Non credo proprio, ma se così fosse perchè non chiederli a tutti gli altri paesi del Mondo: 1235 MILIARDI DI DOLLARI ALL'ANNO (1) dovrebbero essere più che sufficienti per ricreare il giardino dell'Eden. E magari rendere il cancro, la fame e la povertà brutti ricordi relativi a tempi meno civilizzati.

Non sto sparando numeri a caso. Questo è il bilancio militare di tutte le nazioni del Mondo.

Purtroppo quella di un pianeta senza guerra è un'utopia, inadatta ad una razza di scimmie semi-civilizzate che usano il pollice opponibile per impugnare AK47 ed ammazzarsi a vicenda in nome di dèi dai molti nomi, tra cui quelli di denaro e di potere.
A volte dimentico di vivere in un Mondo imperfetto. Un Mondo in cui le armi sono necessarie per mantenere lo status quo (dicesi anche Pax Americana), in cui la guerra è un business, in cui comandano le lobby, in cui si sopravvive, ignorando come si potrebbe vivere.
E temo proprio che verrò mangiato dai vermi prima di vedere l'Uomo mettere piede su Marte.

Sì, oggi sono di pessimo umore.

(1) Dati relativi all'anno 2006 da: Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), Military Expenditure Database, pubblicato su www.sipri.org, giugno 2007; Center for Arms Control and Non Proliferation, "Analysis of the Pentagon's Fiscal Year 2006 Supplement Funding Request" pubblicato su www.armscontrolcenter.org, visionato il 14 settembre 2007.

sabato 13 febbraio 2010

Il mio vicino Totoro, dio della morte

La prima parte di questo articolo è tratta liberamente dall'originale in lingua inglese presente sul blog Toujin No Negoto, opportunamente ampliato, tagliato, riveduto e corretto.

PARTE PRIMA: IL MIO VICINO SHINIGAMI

Il mio vicino Totoro (titolo originale: 隣のトトロ - tonari no totoro) è un film d'animazione giapponese prodotto dallo Studio Ghibli nel 1988, per la regia di Hayao Miyazaki, e da poco arrivato nei cinema italiani. E' un bellissimo film che tutti dovrebbero vedere, una di quelle rare opere che possono essere apprezzate sia dai bambini che dagli adulti.

Protagoniste del film sono due sorelline di nome Satsuki e Mei. Dopo essersi trasferite nella loro nuova casa in un villaggio di campagna, per essere più vicine alla mamma ricoverata in ospedale, le due bambine cominciano ad assistere a strani fenomeni e alla fine incontrano una gigantesca creatura mitologica, nell'aspetto simile ad un incrocio tra un orso, un gufo e un procione, a cui la piccola Mei da il nome Totoro, storpiatura di tororu, un troll della tradizione giapponese che la bambina ha visto in un libro di fiabe.

Il film è in apparenza una favola piacevole e commovente che la maggior parte dei giapponesi ha visto almeno una volta. Se non l'avete ancora visto, vi raccomando caldamente di farlo.

Ma, se l'avete visto, la storia ha alcune sinistre interpretazioni che in pochi conoscono... Vi devo avvertire: se andate avanti a leggere, la vostra idea de Il mio vicino Totoro come un divertente film per bambini potrebbe cambiare drasticamente.

In effetti, potreste perdere la fiducia in tutti i film per bambini per il sospetto che non siano altro che macabre storie di morti e assassinii e che dietro ad immagini allegre e divertenti si celino terribili verità.

Se siete decisi a proseguire vediamo dunque cosa dicono le inquietanti voci a proposito di quest'opera. Secondo queste dicerie la vicenda raccontata nel film sarebbe tutto fuorché una innocente storia per bambini e Totoro ed i suoi amici sarebbero in realtà shinigami, ovvero dèi della morte. Niente male Totoro come tristo mietitore, eh? Con quella enorme bocca poi...
Ricordate i susuwatari (煤渡り - makkurokurosuke), quelle piccole palle nere che Satsuki e Mei incontrano all'inizio del film? Secondo quest'interpretazione, se vedete loro o Totoro significa che la morte si avvicina. State all'erta!

La storia alla base del film sembra sia stata ispirata da un tragico fatto di cronaca: l'incidente di Sayama ( 狭山事件 - sayama jiken). Ci sono troppe coincidenze tra il film e l'incidente per poterle ignorare.

L'incidente di Sayama avvenne nel maggio del 1963. Un giorno, nella cittadina di Sayama (nella prefettura di Saitama), una bambina venne rapita per il riscatto, violentata e poi uccisa. Il corpo venne trovato dalla sorella più grande che rimase profondamente traumatizzata. Interrogata su ciò che aveva visto, la ragazzina balbettò solamente "ho incontrato un grande tanuki (essere presente nella mitologia shintoista, simile all'orsetto lavatore)" e "ho visto un mostro-gatto". Non vi suona familiare? Ad ogni modo, poco tempo dopo l'omicidio, la sorella si suicidò.

Vediamo ora più nel dettaglio le somiglianze tra la vicenda raccontata nel film e l'incidente.

Innanzitutto la casa in cui la famiglia si trasferisce si trova nella prefettura di Saitama. Non si dice esattamente dove, ma guardate con attenzione questo fotogramma:

Sulla scatola appare la scritta 狭山茶 - sayamacha, ovvero tè di Sayama, una particolare qualità di tè verde diffusa nella prefettura di Saitama. Un riferimento abbastanza esplicito, no?


Anche l'ospedale, 七国病院 - shichikoku byouin, ha (o aveva) una controparte reale a Sayama: l' 八国病院 - hachikoku byouin, localizzato nella stessa zona mostrata nel film.

L'incidente di Sayama avvenne nel mese di Maggio. La protagonista più piccola della storia si chiama Mei (la pronuncia suona uguale a quella di May - Maggio in lingua inglese). Questa potrebbe essere una coincidenza, ma la sorella maggiore si chiama Satsuki, che indica il mese di Maggio in giapponese arcaico.

Il Nekobus (gatto-bus) rappresenterebbe il traghetto che conduce le persone nell'aldilà. Il fotogramma riprodotto qui sopra rafforza questa tesi: il primo carattere della destinazione (墓) significa infatti tomba, mentre il secondo (道) significa strada.

Un altro particolare riguarda l'ombra di Mei, dopo che la bambina si perde. In effetti ne sembra sprovvista, dettaglio che va a rafforzare l'idea che sia morta, ma data la difficoltà insita nel distinguere tra cosa si possa chiamare ombra o meno, la questione è ancora sotto dibattito.

Una caratteristica più evidente e facilmente distinguibile riguarda i toni con cui sono colorate le due bambine dopo che salgono sul Nekobus: i colori appaiono più leggeri, quasi sfumati, a sottolineare il passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

Alla luce di questi e altri particolari la storia raccontata nel film si trasforma drammaticamente. Mei, dopo aver incontrato Totoro - presagio di morte, si perde nei campi, viene rapita e assassinata. Satsuki ritrova la sua scarpa, la riconosce (la calzatura è identica a quella indossata dalla bambina nelle scene precedenti), ma fa finta di niente e, disperata per il rimorso ed il dolore, decide di unirsi a lei.

Entra così nel regno dello shinigami Totoro (fate caso alla presenza, nel fotogramma sopra, dei susuwatari e all'illuminazione monocromatica), salta sul Nekobus, il tramite per l'aldilà, ritrova sua sorella ed insieme le due bambine vanno a visitare la madre all'ospedale. Tuttavia, se ricordate bene il film, in realtà non la incontrano, ma si limitano ad osservarla da lontano.

I titoli finali, che mostrano Mei e Satsuki felici con la madre e gli amici, potrebbero insinuare il tarlo del dubbio nell'interpretazione data fin'ora, ma la spiegazione più accreditata è che queste immagini ritraggano memorie di quando le due bambine erano ancora in vita. Salti temporali, tra passato presente e futuro sembrano in effetti essere presenti in varie parti del film. Pensate ad esempio alla scena dell'albero gigante: i bambini, insieme a Totoro, siedono sulla cima dell'albero suonando l'ocarina.


Il padre guarda fuori dalla finestra, sorride e continua a scrivere. Un'analisi attenta della scena suggerisce che stia scrivendo a proposito delle figlie morte, intente a fare esattamente ciò che è mostrato nel film.

PARTE SECONDA: LA FORESTA DI TOTORO

Sconvolti da queste incredibili rivelazioni? Sotto questa luce la storia acquisisce un fascino oscuro, non trovate? Ma non preoccupatevi perchè sono tutte stronzate o meglio: è una leggenda urbana giapponese che ho scoperto per caso e rielaborato per renderla più credibile.
In verità ho pubblicato questo post perchè trovo che sia una divertente dimostrazione della facilità con cui, su Internet, si diffondano notizie falsificate, infiocchettate, manipolate e senza fondamenti attentamente verificati, ma altrettanto convincenti.
Lo Studio Ghibli ha dichiarato che il film non ha niente a che vedere con il caso di omicidio di Sayama. La storia raccontata ne Il mio vicino Totoro è basata sull'infanzia di Miyazaki. Quando il regista ed i suoi fratelli erano piccoli, la loro madre fu costretta a passare molto tempo in ospedale a causa di una tubercolosi spinale, dunque la sceneggiatura è stata influenzata da questa componente autobiografica. La scelta di utilizzare come protagoniste due bambine è stata dettata dalla necessità di rendere la vicenda meno personale e dolorosa.
La foresta che si erge vicino a Sayama, nei sobborghi di Tokyo, è stata in effetti di ispirazione per Miyazaki ed i suoi collaboratori, ma questo non ha niente a che vedere con l'omonimo incidente. Dopo che l'urbanizzazione frenetica degli anni '70 e '80 mise a repentaglio l'esistenza della foresta, Miyazaki si erse a difesa di questo polmone verde. Dal 1990 l'organizzazione no-profit Totoro no Furusato Foundation ha raccolto più di 300 milioni di yen per preservare quest'area, da allora conosciuta come la Foresta di Totoro, acquistandone un pezzetto alla volta. Di recente un'iniziativa della Pixar ha raccolto le opere di duecento tra i più famosi illustratori e cartoonist in omaggio al maestro giapponese e alle sue creazioni.


Le bellissime opere (visibili sul sito Totoro Forest Project e pubblicate in un libro, ahimè, introvabile) sono state esposte presso i Pixar Animation Studios e presentate al Cartoon Art Museum di San Francisco. Tutti i fondi raccolti hanno contribuito all'iniziativa di cui Miyazaki è da anni uno dei più grandi sostenitori.
Spero di aver riscattato, con queste informazioni, tutte le cose cattive che ho detto su Totoro, spirito benevolo della foresta e amico dei bambini.

martedì 9 febbraio 2010

Tau Zero di Poul Anderson

Tau Zero è uno dei migliori romanzi di fantascienza che io abbia mai letto e, sebbene sia stato scritto quarant'anni fa, nel frattempo siano state fatte molte scoperte riguardanti la struttura, l'origine ed il destino dell'Universo e, alla luce di esse, diverse conclusioni dell'autore risultino errate, rimane comunque un'opera eccellente.

L'autore, Poul Anderson, scomparso nel 2001, è stato uno dei più importanti scrittori di fantascienza e fantasy degli Stati Uniti. Laureato in fisica, presidente dell'associazione statunitense degli scrittori di fantasy e fantascienza a partire dal 1972, vincitore di 7 premi Hugo, 3 premi Nebula ed altri importanti riconoscimenti, ha scritto tanti e tali opere che è impossibile elencarle senza dimenticarsene qualcuna. Tra di esse vi sono alcune pietre miliari della letteratura fantasy e di fantascienza.

La cosa interessante è che fino a due mesi fa non ne avevo mai sentito parlare.

La cosa ancora più interessante è che se cercate i suoi libri nelle librerie italiane scoprirete che sono tutti fuori catalogo, a parte un paio di genere fantasy (Tau Zero l'ho dovuto acquistare su Ebay).

Questo la dice lunga sullo stato dell'editoria e del modo in cui stanno venendo condizionati i lettori in Italia, ma oggi non voglio tediarvi ripetendo sempre le solite cose, quindi vi parlerò solo del romanzo.

La trama di Tau Zero è estremamente semplice ed incredibilmente affascinante e si basa sulla teoria della relatività speciale (o ristretta).

Come tutti sanno la teoria einsteiniana pone un limite invalicabile alla velocità di qualsiasi oggetto dell'Universo: questo limite è rappresentato dalla velocità della luce c. A velocità relativistiche (cioè vicine a c), le leggi della meccanica classica newtoniana perdono di validità e molti fatti che diamo per scontati, come ad esempio la simultaneità, non sono più veri.

Una delle principali conseguenze della relatività ristretta, fondamentale per la comprensione del romanzo, è che, in un sistema in movimento con velocità v, il tempo subisce una dilatazione rispetto ad un sistema "stazionario" di un fattore 1/τ, dove τ (tau) è uguale a

.

Più la velocità si avvicina a quella della luce (quindi più τ si avvicina a 0), più gli effetti di dilatazione dei tempi diventano significativi.

Ipotizziamo, ad esempio, che una nave spaziale parta dalla Terra ad una velocità pari a 0,9 c, cioè nove decimi della velocità della luce. Per ogni giorno trascorso a bordo della nave, sulla Terra trascorrerebbero più di due giorni. Se la nave si dirigesse verso una stella distante 9 anni-luce e, appena arrivata, invertisse la rotta per fare ritorno sulla Terra, dal punto di vista di un osservatore rimasto a casa impiegherebbe esattamente 20 anni a compiere il viaggio, ma sulla nave passerebbero poco meno di 9 anni.
Se la velocità della nave aumentasse ulteriormente, gli effetti di dilatazione diventerebbero sempre più marcati. A 0,999999 c ogni giorno sulla nave corrisponderebbe a più di 2 anni sulla Terra. Se continuasse ad accelerare fino a 0,99999999999999 c, ogni giorno a bordo corrisponderebbe a 20000 anni terrestri. Chiaro, no?

Basandosi su questi presupposti, Anderson costruisce il suo romanzo.

In un futuro prossimo, l'astronave interstellare Leonora Christine, con il suo carico umano a bordo, parte alla volta del terzo pianeta della stella Beta Virginis per fondare una nuova colonia. La stella dista dalla Terra più di 50 anni-luce, ma, grazie alla capacità della nave di accelerare fino ad una frazione significativa della velocità della luce, il tempo soggettivo che deve trascorrere è di soli pochi anni.
A metà del viaggio accade però un fatto imprevedibile: l'astronave si scontra con una nebulosa non segnata sulle mappe interplanetarie. Sebbene la nave ed il suo equipaggio sopravvivano all'impatto, i sistemi di decelerazione vengono irrimediabilmente danneggiati.
L'astronave è così costretta a proseguire la sua folle corsa, a velocità sempre più prossime a quella della luce.
Mentre all'interno della nave trascorrono settimane e mesi, il cosmo attraverso cui sfreccia la Leonora Christine evolve ad un ritmo esponenziale. I soli muoiono, le galassie invecchiano, la Terra e l'umanità sono sempre più lontane nello spazio e nel tempo e gli uomini dell'equipaggio si trovano a fronteggiare l'incommensurabilità dell'Universo e un inevitabile nichilismo.
L'astronave prosegue il suo viaggio. Chiusi nella loro prigione di metallo, condannati in apparenza a vagare in un Universo sempre più buio ed alieno fino alla fine del tempo come naufraghi, gli uomini a bordo della nave non si abbandonano alla disperazione e si adoperano con ogni mezzo per sopravvivere e trovare il modo di approdare ad una nuova casa, dove far rinascere la civiltà umana.

Ci riusciranno? Per saperlo non vi resta altro da fare che mettervi a leggere!

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