sabato 15 maggio 2010

Il disastro della DeepWater Horizon - galleria fotografica e cronologia degli eventi - parte II

[AGGIORNAMENTI SOSPESI]
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9 maggio 2010 - la foto, scattata su un vascello d'appoggio nel sito dell'incidente, ritrae un uccello ricoperto di petrolio in agonia.
© Newsweek - Tutti i diritti riservati

10 maggio 2010 - dopo il fallito tentativo dello scorso weekend e nell'attesa che il pozzo di sfogo (relief well) venga ultimato (si parla di settimane o addirittura mesi di scavo), la BP chiede aiuto nella ricerca di nuove soluzioni per arginare la fuoriuscita di greggio. Le idee sono molteplici, ma la domanda è: saranno efficaci o praticabili?
Vediamo le principali opzioni:
-un secondo tentativo di arginare la falla principale verrà effettuato a metà settimana dalla BP, usando una cupola più piccola. Dopo l'insuccesso dei giorni scorsi la fiducia nel buon esito dell'operazione è debole;
-un'altra possibilità prevede il taglio della condotta di estrazione (riser pipe) e la sua sostituzione con una più grande in modo da portare il petrolio ad una nave in superficie: è un'operazione rischiosa, perchè in caso di fallimento la fuga di greggio potrebbe aumentare;
-un'altra opzione consiste nel ricoprire di cemento e fango il blowout preventer (BOP) per arrestare la perdita: l'operazione (conosciuta come "top kill") richiederebbe 2-3 settimane;
-secondo quanto riferito dalla Guardia Costiera americana, un piano, attualmente in fase di analisi, prevederebbe addirittura l'invio di rifiuti
ad alta pressione (principalmente pneumatici triturati) verso la testa di pozzo danneggiata, nel tentativo di otturare la falla.
In giornata è previsto un vertice alla Casa Bianca con il Presidente Obama per fare il punto della situazione.
© BP - Tutti i diritti riservati


10 maggio 2010 - la mappa, elaborata dal GOHSEP, mostra la probabile estensione della marea nera per mercoledì 12 maggio. Mentre gli esperti cercano soluzioni per arrestare la fuoriuscita di petrolio, l'estensione della macchia continua a crescere e un impatto con vaste aree costiere sembra ormai inevitabile. Cosa succederà se non si riuscirà ad arrestare le perdite o se le condizioni meteorologiche, fin'ora favorevoli, cambieranno improvvisamente? La stagione degli uragani si avvicina e il disastro della DeepWater Horizon rischia di diventare la più grande catastrofe ambientale che gli Stati Uniti (e forse il Mondo) abbiano mai conosciuto. Il 5 maggio l'Ammiraglio della Guardia Costiera americana Thad Allen ha dichiarato che "al momento una stima esatta" delle perdite "è probabilmente impossibile". Da quella data il NOAA e la Guardia Costiera hanno smesso di fornire dati. Tuttavia, considerando la capacità produttiva della DeepWater, la quantità di greggio riversata in mare ogni giorno potrebbe superare i 25000 barili (circa 4 milioni di litri).
© GOHSEP - Tutti i diritti riservati

10 maggio 2010 - un elicottero Black Hawk si prepara a scaricare sacchi di sabbia a Elmer's Island, nel tentativo di creare una diga artificiale. Gli sforzi disperati per contenere l'avanzata della macchia di greggio proseguono senza sosta.
Dopo aver ricevuto l'approvazione dell'EPA, la BP ha versato, direttamente in corrispondenza della perdita utilizzando un veicolo sottomarino, una quantità imprecisata di disperdenti chimici,composti i cui effetti sull'ecosistema marino hanno nei giorni scorsi sollevato un acceso dibattito.
Per fermare il petrolio prima che raggiunga le coste
, la polizia della Florida ha suggerito di disporre lungo il fronte della marea chiatte riempite di fieno e compressori per spararlo in mare, in modo da farlo aggregare al greggio e rimuovere l'inquinante più facilmente.
Un prodotto chimico chiamato Gladiator,composto essenzialmente di silicone, potrebbe rappresentare un'efficace barriera contro l'avanzata del greggio, specialmente nelle zone difficilmente accessibili. Secondo Graham Strachan, direttore della Aquatain Products Pty Ltd, Gladiator, usato in punti strategici, potrebbe sospingere il petrolio grazie alla formazione di una pellicola superficiale e concentrarlo in modo tale da favorirne la raccolta. Inoltre, afferma, i siliconi sono sicuri per l'ambiente, dato che nel giro di pochi giorni degradano in silicati, composti comuni nella crosta terrestre, ed il film sottile non interferisce con le attività di uccelli e altre creature acquatiche.
E' al vaglio delle autorità federali e dello stato della Louisiana il progetto, annunciato dal governatore Bobby Jindal, di creare un anello di isole artificiali per proteggere le coste. Secondo il quotidiano Washington Post il piano, che le autorità contano di sottoporre alla Casa Bianca entro pochi giorni, prevede la costruzione di un cordone di isole lungo circa 110 chilometri, ottenuto dragando sabbia e fango dal fondale marino e depositando il materiale lungo le coste esterne delle isole della Louisiana.
© McClatchy - Tutti i diritti riservati

11 maggio 2010 - continua la disputa per trovare i responsabili dell'incidente. Durante un'udienza al Congresso i dirigenti delle tre aziende coinvolte (la BP, proprietaria della piattaforma - la Transocean, costruttrice della piattaforma - la Halliburton, fornitrice di servizi per l'industria petrolifera) hanno giocato a scaricabarile puntandosi il dito l'uno contro l'altro.
Lamar McKay, presidente della BP America, ha insistito nell'affermare che la piattaforma ed il blowout preventer malfunzionante erano di proprietà della Transocean.
Steven Newman, amministratore delegato e presidente della Transocean, ha testimoniato che il suo team stava eseguendo solamente le direttive della BP e che in ogni caso è stato un errore della Halliburton.
La Halliburton è accusata di aver causato l'incidente durante un'operazione di cementazione al pozzo petrolifero effettuata 20 ore prima dell'incendio. Tim Probert, responsabile della sicurezza della Halliburton, ovviamente ha smentito le accuse assicurando che tutti gli interventi sono stati effettuati a regola d'arte e in accordo con le normative federali e dell'industria petrolifera e ha sottolineato che al momento del disastro era proprio la Transocean che stava effettuando operazioni sulla piattaforma.

Secondo esperti legali è solo una questione di tempo prima che il Dipartimento di Giustizia avvii un'inchiesta criminale.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati



11 maggio 2010 - l'immagine e il video, ripresi da un ROV, mostrano la perdita principale situata in corrispondenza della condotta danneggiata. I cambiamenti di colore, da scuro a chiaro, indicano la presenza di gas misto a petrolio.
© BP - Tutti i diritti riservati

12 maggio 2010 - un portavoce della BP ha dichiarato che la seconda cupola di contenimento, conosciuta come "top hat" (cappello a cilindro), è arrivata sul luogo del disastro. Le operazioni di posizionamento dovrebbero iniziare nella giornata di giovedì e concludersi entro la fine della settimana.
© BP - Tutti i diritti riservati

12 maggio 2010 - nei giorni scorsi il presidente Obama (qui in una foto scattata a Venice, Louisiana, il 2 maggio) ha dichiarato di volere alzare il tetto di responsabilità per la BP, dato che i costi di pulizia hanno già sorpassato il limite attualmente fissato. Lunedì la BP ha dichiarato di avere già speso 350 milioni di dollari per porre rimedio al disastro, circa 17,5 milioni di dollari al giorno, e di aver pagato 295 richieste di risarcimento su 4700 ricevute. I costi sono destinati a salire ed è un colpo notevole per la BP, ma quanto incide realmente sul bilancio del colosso?
Dall'inizio dell'anno il gigante petrolifero ha realizzato profitti stimati intorno ai 93 milioni di dollari al giorno: 4 giorni di profitti sarebbero dunque sufficienti per compensare i costi sostenuti fin'ora.
La BP probabilmente sopravviverà alla crisi senza grossi danni a lungo termine.

© US Coast Guard - Tutti i diritti riservati

12 maggio 2010 - un C17 carico di forniture per contenere la fuga di petrolio pronto alla partenza presso la base dell'aviazione di Elmendorf, in Alaska. L'Alaska, forte dell'esperienza acquisita durante il disastro della Exxon-Valdez, sta offrendo aiuti e consigli agli stati che si affacciano sul Golfo del Messico.
© McClatchy - Tutti i diritti riservati

12 maggio 2010 - scavando nel passato recente della BP continuano ad emergere torbide verità: indagini insabbiate, violazioni volontarie della sicurezza, una politica orientata a contenere gli effetti degli incidenti anziché prevenirli (costa meno), etc. Nel 2005, dopo l'esplosione della raffineria a Texas City che costò la vita a 15 persone, l'EPA avviò un'indagine volta a colpire i vertici dell'azienda, ritenuti colpevoli di aver consapevolmente ignorato le carenze nella sicurezza. L'indagine fu fermata dal Dipartimento di Giustizia e la BP risolse i suoi guai pagando una penale da 50 milioni di dollari per la violazione del Clean Air Act. Il peso politico della BP, ottenuto dopo anni di lobbismo, e la familiarità dei suoi dirigenti con Washington hanno permesso al colosso petrolifero di sopravvivere a qualsiasi crisi: "too big to fail" è la definizione più azzeccata per la BP, che tra i suoi clienti più importanti dell'ultimo anno conta il Pentagono.
© Miami Herald - Tutti i diritti riservati

12 maggio 2010 - le carcasse di sei delfini, trovati spiaggiati sulle coste di Louisiana, Mississipi e Alabama a partire dal 2 maggio, stanno venendo analizzate per capire se la loro morte è correlata alla fuga di greggio.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati

12 maggio 2010 - le indagini sulle cause dell'incidente si fanno sempre più intricate. Henry Waxman, un membro democratico del Congresso, ha dichiarato che il blowout preventer aveva una perdita ad un sistema idraulico primario poche ore prima del disastro e ha fallito un test di pressione. L'ingegnere governativo incaricato di dare l'approvazione alle operazioni di estrazione ha ammesso di non aver mai richiesto prove di funzionamento del dispositivo.
Un informatore dell'industria petrolifera ha inoltre rivelato che è da anni che i test effettuati sui blowout preventer vengono falsificati. Mike Mason, che ha lavorato su piattaforme petrolifere in Alaska per 18 anni, afferma di aver osservato imbrogli nei test come minimo 100 volte, anche in molti pozzi di proprietà della BP e con rappresentanti dell'azienda presenti: fornire report falsificati sembrerebbe quasi una routine.

L'amministrazione Obama ha intanto deciso una riorganizzazione del Mineral Management Service (MMS), l'agenzia governativa che supervisiona le perforazioni offshore, sospettata di rapporti troppo stretti con l'industria petrolifera. Il segretario dell'interno Ken Salazar ha dichiarato che l'agenzia verrà divisa in due, separando la funzione di ispezione alle piattaforme da quella di supervisione dei contratti e di raccolta delle royalties.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati

13 maggio 2010 - tra le varie opzioni che i tecnici e gli ingegneri stanno studiando per limitare la fuoriuscita di greggio, se il tentativo con la nuova cupola dovesse fallire, vi è l'inserimento di un tubo nella condotta danneggiata (metodo chiamato "Riser Insertion Tube") per portare il petrolio ad una nave di supporto in superficie.
Altre proposte sono al vaglio sul tavolo degli esperti. In un articolo apparso ieri sul quotidiano russo Komsomoloskaya Pravda si suggeriva, come soluzione estrema al disastro, di usare una bomba atomica. Un'esplosione nucleare controllata, tecnica usata per 5 volte ai tempi dell'Unione Sovietica (di cui 4 con successo - ma mai sott'acqua), potrebbe sigillare la falla sbriciolando le rocce intorno al pozzo.
© DeepWater Horizon Response - Tutti i diritti riservati

14 maggio 2010 - una foto satellitare mostra come, col passare del tempo, l'estensione della marea nera stia crescendo sempre più. Dopo aver effettuato una serie di test ed aver analizzato i dati, scienziati dell'EPA e del NOAA hanno approvato, per la prima volta, l'uso di disperdenti chimici direttamente nelle profondità del mare per impedire al greggio di raggiungere la superficie. La notizia ha subito suscitato aspre reazioni, per i possibili danni che le sostanze chimiche potrebbero arrecare all'ecosistema marino. Il Contrammiraglio della Guardia Costiera Mary Landry ha però dichiarato che, sebbene siano stati testati, i disperdenti chimici non sono ancora stati usati.
© CSTARS - Tutti i diritti riservati

14 maggio 2010 - nella giornata di giovedì, il portavoce della BP Jon Pack ha dichiarato che il tentativo di posizionamento della nuova cupola, chiamata "top hat", si concluderà fra pochi giorni o (più probabilmente) la prossima settimana e non entro questo weekend, come annunciato in precedenza. Oggi è nel frattempo iniziata l'operazione chiamata "Riser Insertion Tube": tramite robot sottomarini comandati a distanza i tecnici stanno tentando in queste ore di inserire l'estremità di un tubo lungo 1500 metri nella condotta danneggiata. Se l'operazione dovesse avere l'esito sperato, aspirando il petrolio come una cannuccia e raccogliendolo all'interno di un nave in superficie, il tubo potrebbe ridurre la perdita complessiva del 75%.
© DeepWater Horizon Response - Tutti i diritti riservati



14 maggio 2010 - il Presidente Obama ha criticato duramente e con rabbia il "ridicolo spettacolo" offerto dai dirigenti della BP, della Transocean e della Halliburton al Congresso. "E' chiaro che il sistema ha fallito," ha detto. "E ha fallito malamente." Il Presidente ha promesso che con la sua amministrazione i rapporti troppo stretti tra le agenzie federali e l'industria del petrolio avranno fine, che condivide la rabbia e la frustrazione dei molti americani colpiti dalla crisi e che non avrà pace finché essa non sarà risolta.
© CNN International - Tutti i diritti riservati

15 maggio 2010 - la dottoressa Erica Miller, dell'International Bird Rescue Research Center, e i suoi collaboratori ripuliscono un pellicano bruno ricoperto di petrolio. Fin'ora la marea nera ha avuto sulle coste un impatto limitato, ma gli scienziati della missione Pelican hanno individuato nelle profondità del Golfo enormi pennacchi di petrolio, uno dei quali lungo e largo 16 km ed alto 100 metri. "C'è una scioccante quantità di greggio nelle acque profonde," ha detto Samantha Joye, ricercatrice alla University of Georgia. Il fenomeno è senza precedenti e desta grande preoccupazione tra gli esperti. In genere il petrolio si disperde solo sulla superficie marina, ma questa volta il fenomeno sembra interessare l'intera colonna d'acqua. Oltre ad essere estremamente tossico per le creature marine, il greggio potrebbe ridurre drasticamente i livelli di ossigeno mettendo a repentaglio l'intero ecosistema. Secondo gli esperti, sembra non esserci alcun rapporto tra il fenomeno e l'uso dei disperdenti chimici.
© Greenpeace USA 2010 - Tutti i diritti riservati

17 maggio 2010 - il gas che fuoriesce insieme al petrolio dalla testa di pozzo danneggiata viene bruciato dalla nave Discoverer Enterprise. L'operazione "Riser Insertion Tube" ha avuto successo, ma i risultati non sono quelli annunciati dalla BP nei giorni scorsi: il sistema riesce infatti a contenere solo il 20% della perdita stimata (1000 barili al giorno - circa 160000 litri ) ed il Presidente Obama si è detto "per niente impressionato". Dal giorno del disastro questo è il primo tentativo riuscito per ridurre la portata della fuga di greggio. Secondo portavoce della BP, nei prossimi giorni (probabilmente all'inizio della prossima settimana) si procederà all'operazione "top kill", che, cementando la parte superiore del pozzo, dovrebbe arrestare la perdita una volta per tutte.
© US Coast Guard - Tutti i diritti riservati

24 maggio 2010 - il petrolio ha raggiunto le coste della Louisiana. Secondo il Governatore Bobby Jindal più di 65 miglia di litorale (circa 105 km) sono già state colpite dalla marea nera.
© Boston.com - Tutti i diritti riservati

26 maggio 2010 - "Plug the damn hole" (tappate quel maledetto buco), così Barack Obama, durante una riunione privata nello Studio Ovale, avrebbe espresso la propria frustrazione riguardante la mancanza di progressi da parte della BP nell'arginare la fuoriuscita di petrolio nel Golfo. Nella giornata di domani il Presidente dovrebbe annunciare la decisione del governo di imporre nuove e più severe norme di sicurezza e di ispezione per le operazioni estrattive offshore, mentre venerdì si recherà in visita per la seconda volta nei luoghi colpiti dal disastro. La pressione dell'opinione pubblica sull'amministrazione Obama è molto forte, tuttavia solo la BP ha la tecnologia ed i mezzi per porre rimedio all'incidente, mentre le agenzie federali possono al limite occuparsi delle operazioni di contenimento della marea nera.
© The White House - Tutti i diritti riservati


26 maggio 2010 - secondo portavoce della BP l'operazione Top Kill è stata eseguita come pianificato. I fluidi pesanti che in queste ore stanno venendo pompati nel pozzo dovrebbero arrestare la fuoriuscita di petrolio, ma ci vorranno almeno 24 ore per capire se il metodo ha effettivamente funzionato. E' possibile seguire l'evento in diretta da questa pagina offerta dalla CNN. Secondo i tecnici della BP le probabilità di successo sono tra il 60 ed il 70%. Se l'operazione dovesse fallire si tenterà la cattura del greggio con la cupola "Top Hat".
© DeepWater Horizon Response - Tutti i diritti riservati

ATTENZIONE: AGGIORNAMENTI SOSPESI, LA CRONOLOGIA E' INCOMPLETA E FRAMMENTARIA DAL 18 MAGGIO 2010. CONSIGLIO DI USARE I LINK INDICATI IN FONDO AL POST PER MAGGIORI INFORMAZIONI.


Prosegue in:
Il disastro della DeepWater Horizon - galleria fotografica e cronologia degli eventi - parte III

martedì 11 maggio 2010

Il disastro della DeepWater Horizon - galleria fotografica e cronologia degli eventi - parte I

[AGGIORNAMENTI SOSPESI]


Qualsiasi cosa succeda sulla Terra succede ai figli della Terra.
Se gli uomini sputano sulla Terra sputano su se stessi.
Questo sappiamo: la Terra non appartiene all’uomo, l’uomo appartiene alla Terra.
Questo sappiamo: tutte le cose sono legate come il sangue che unisce una famiglia.
Tutte le cose sono legate.
Qualsiasi cosa succeda alla Terra succede ai figli della Terra.
Un uomo non tesse la trama della vita: egli è solamente un filo in essa.
Ciò che fa alla trama fa a se stesso.

Seattle (capo indiano) al Presidente USA, 1854



20 aprile 2010 - la piattaforma DeepWater Horizon, di proprietà della compagnia BP (ex British Petroleum) e costruita dalla Transocean, in fiamme. Le cause dell'incidente sono sconosciute. 11 addetti muoiono nell'incendio, molti altri restano feriti.
© US Coast Guard - Alcuni diritti riservati

20 aprile 2010 - la piattaforma DeepWater Horizon affonda nelle acque del Golfo del Messico, in seguito ad una devastante esplosione.
© Greenpeace USA 2010 - Tutti i diritti riservati


22 aprile 2010 - un robot sottomarino tenta di attivare un dispositivo chiamato blowout preventer (BOP) per chiudere il flusso di petrolio del pozzo petrolifero: il meccanismo non funziona. Il problema di contenimento è senza precendenti, la BP deve fermare perdite situate 1500 metri sotto la superficie oceanica.
© Boston.com - Tutti i diritti riservati

25 aprile 2010 - la macchia di petrolio vista da satellite. Ogni giorno 5000 barili di petrolio (circa 800000 litri) si riversano in mare. I primi dati forniti dalla BP sottostimano l'entità del disastro.
© Nasa Earth Observatory - Tutti i diritti riservati

26 aprile 2010 - un operaio al lavoro sulla cupola del sistema sottomarino di contenimento del petrolio alla Wild Well Control Inc. di Port Fourchon. La cupola, una delle più grandi mai costruite, verrà utilizzata nel tentativo di arginare la fuoriuscita di petrolio.
© Greenpeace USA 2010 - Tutti i diritti riservati

28 aprile 2010 - una nave attraversa la macchia di petrolio fuoriuscita in seguito all'esplosione della piattaforma petrolifera. Anche il traffico marittimo ed il trasporto delle merci, come già accaduto durante l'uragano Katrina, risentono degli effetti del disastro.
© Boston.com - Tutti i diritti riservati


28 aprile 2010 - con incendi controllati si tenta di ridurre la macchia di petrolio diretta verso le coste.
©
US Coast Guard - Alcuni diritti riservati (photo courtesy of the Minerals Management Service)

29 aprile 2010 - uccelli in volo sopra alla macchia di petrolio nei pressi di Breton Sound Island, a sud delle isole Chandeleur. Per molte specie di volatili questo è il periodo della nidificazione.
© Greenpeace USA 2010- Tutti i diritti riservati

29 aprile 2010 - il capitano Michael Nguyen vicino alla sua barca da pesca a Venice, Lousiana. I danni per l'industria ittica locale, già duramente colpita dall'uragano Katrina nel 2004, potrebbero essere catastrofici.
© Boston.com - Tutti i diritti riservati

29 aprile 2010 - due esemplari di pellicano bruno, uccello simbolo della Louisiana, e uno stormo di gabbiani riposano sulla spiaggia di Ship Island: tra gli uccelli e la marea nera incombente si frappone solo una sottile barriera galleggiante. Chilometri di barriere stanno venendo distesi lungo le linee di costa per impedire al petrolio di raggiungere la terraferma.
© Boston.com - Tutti i diritti riservati

29 aprile - le prime propaggini della marea nera raggiungono le coste della Lousiana. Milioni di litri di petrolio si sono già riversati in mare . Le perdite potrebbero continuare per mesi.
© Nasa Goddard - Alcuni diritti riservati


29 aprile 2010 - un grafico esemplicativo mostra la posizione di una nuova perdita nel drilling riser (il sistema di condutture e di linee ausiliarie) della DeepWater Horizon.
© US Coast Guard - Alcuni diritti riservati

30 aprile 2010 - la dottoressa Erica Miller, del Tri-State Bird Rescue and Research, somministra ad una sula ricoperta di petrolio una dose di Pepto Bismol. Un intero ecosistema, comprendente centinaia di specie terrestri e marine, è a rischio. I danni potrebbero perdurare per generazioni.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati

30 aprile 2010 - la marea nera avanza verso gli ecosistemi a rischio. La catastrofe ambientale potrebbe rivelarsi peggiore del disastro della Exxon-Valdez e dare all'amministrazione Obama un durissimo colpo. Dopo il via libera di poche settimane fa, il presidente ha annunciato lo stop alle trivellazioni in nuove aree.
© The New York Times - Tutti i diritti riservati

1 maggio 2010 - a Venice, Louisiana, due dipendenti della D&C Seafood scaricano quello che temono sarà l'ultimo carico di gamberi per lungo tempo. La flotta da pesca è in porto in attesa dell'evolversi degli eventi.
© Greenpeace USA 2010 - Tutti i diritti riservati

2 maggio 2010 - un fratino sulle spiagge di St. Petersburg, in Florida. Mentre si cercano i responsabili del disastro e il presidente Obama si reca in visita ai luoghi più colpiti dalla marea nera, le dimensioni della macchia di petrolio negli ultimi due giorni sono triplicate: la fuoriuscita potrebbe essere peggiore del previsto. Lo scenario che si va delineando è da incubo: la marea nera, trasportata dalle correnti oceaniche, potrebbe raggiungere le spiagge della Florida e la East Coast degli Stati Uniti. "E' solo una questione di tempo" dicono gli esperti.
© Michael Skelton - Tutti i diritti riservati

2 maggio 2010 - è strage di pesci e tartarughe marine. Il governo vieta la pesca commerciale e ricreativa dalla Louisiana alla Florida. Intanto proseguono le operazioni di contenimento della marea nera e ci si prepara a soccorrere gli animali colpiti dal petrolio.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati

2 maggio 2010 - dure critiche al governo e alla BP per i tempi di reazione all'incidente. Lamar McKay, della BP, esclude l'ipotesi dell'"errore umano", ma non sa quando le falle potranno essere sigillate definitivamente: entro 6-8 giorni una cupola di metallo e cemento di 74 tonnellate verrà posata sulla testa di pozzo danneggiata per contenere le perdite di greggio, in attesa che un nuovo pozzo riduca la pressione del giacimento. Addetti della BP sono ancora al lavoro per attivare il blowout preventer (BOP), ma, come afferma McKay, a 1500 metri di profondità, nell'oscurità e con robot controllati a distanza è come effettuare un'operazione chirurgica a cuore aperto.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati

2 maggio 2010 - un delfino nuota attraverso le acque inquinate della Drum Bay. Ci sono più di 5000 delfini nel Golfo, tra il delta del Mississipi e le coste della Lousiana, molti dei quali nella stagione riproduttiva.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati

2 maggio 2010 - un'immagine satellitare del luogo del disastro, da dove il petrolio continua a sgorgare. "Non è una perdita, è un'inondazione" ha dichiarato il governatore della Florida Charlie Crist ad una campagna di raccolta fondi per il Senato. E la domanda ora è: quando finirà?
© DigitalGlobe- Alcuni diritti riservati

3 maggio 2010 - la nave da perforazione Discoverer Enterprise della Transocean si prepara a condurre le operazioni di emergenza per arginare la fuoriuscita di petrolio. Usando la speciale cupola di contenimento e attraverso un sistema di condotte la nave potrà recuperare fino a 125000 barili di petrolio (circa 5 milioni di galloni - 20 milioni di litri).
© US Coast Guard - Alcuni diritti riservati (photo provided by Transocean)

3 maggio 2010 - la piattaforma Development Drill III si prepara alle operazioni per la realizzazione di un pozzo di sfogo (relief well) per intercettare quello esploso nell'incidente ed arrestare le perdite di petrolio, pompando nel sottosuolo fluidi pesanti e cemento. La BP ha garantito che pagherà tutti i danni causati dal disastro, ma intanto il valore di mercato delle sue azioni è in caduta libera.
© US Coast Guard - Alcuni diritti riservati (photo provided by Transocean)

4 maggio 2010 - la mappa mostra l'evoluzione della marea nera alle 17.00 di ieri (ora della East Coast - mezzanotte di oggi in Italia). Secondo gli esperti, la macchia di greggio potrebbe unirisi alla Loop Current per poi dirigersi verso le coste della Florida e devastare spiagge, barriere coralline ed ecosistema marino. Un cambiamento delle condizioni meteo, in particolare della direzione del vento, potrebbe scongiurare questa eventualità.
Diverse le reazioni all'incidente: il governatore della California Schwarznegger ha bloccato i finanziamenti per la costruzione di nuove piattaforme. In Italia, il ministro dello Sviluppo Economico Scajola, prima dei fatti di cronaca che l'hanno costretto a dimettersi, ha bloccato le autorizzazioni alla perforazioni di nuovi pozzi petroliferi offshore e convocato una riunione d'urgenza, per il giorno 5 maggio, degli operatori petroliferi (ENI ed EDISON) [comunicato del Ministero].
Dopo il sensazionalismo dei primi giorni gli esperti invitano alla cautela: la portata dell'incidente è ancora tutta da valutare e, sebbene i danni all'ambiente possano diventare catastrofici, non si può per ora prevedere come andrà a finire. Le variabili in gioco sono troppe e se c'è chi, da una parte, grida all'Apocalisse, dall'altra molti sono più ottimisti sui possibili esiti dell'incidente.
© US Coast Guard - Alcuni diritti riservati


4 maggio 2010 - in queste elaborazioni, realizzate il 2 maggio con i dati radar forniti dal satellite Envisat dell'ESA (European Space Agency), si vede come la macchia di petrolio sia ancora confinata nei pressi della'rea del disastro, a nord della zona interessata dalla Loop Current che trasporta le acque calde del Golfo del Messico prima a nord, verso la Florida, e poi nell'oceano Atlantico, dando origine alla Corrente del Golfo. Venti diretti a sud potrebbero spostare la macchia e unirla alla Loop Current realizzando lo scenario più temuto dagli esperti.
© CLS, ESA - Tutti i diritti riservati

4 maggio 2010 - uno squalo ucciso dalla marea nera spiaggiato sulla riva di Ship Island, Mississipi. Mentre la moria di creature marine continua, la cupola gigante commissionata dalla BP per contenere le fuoriuscite di petrolio è pronta per essere utilizzata. Ancora incerto l'ammontare esatto della perdita: in una riunione a porte chiuse con i membri del Congresso, un dirigente anziano della BP ha ammesso che potrebbe superare i 60000 barili al giorno (circa 10 milioni di litri), più di 10 volte la stima effettuata in precedenza. Impossibile calcolare i danni che la compagnia petroliferà dovrà rifondere.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati

5 maggio 2010 - la BP riesce ad arginare le perdite da una delle falle installando una valvola al termine della condotta di estrazione danneggiata. Sebbene l'intervento non riduca la fuoriuscita complessiva di petrolio, nei prossimi giorni permetterà alla compagnia di concentrare i suoi sforzi sulle due perdite rimaste. Grazie a condizioni meteorologiche favorevoli ci si prepara ad un'altra serie di incendi controllati, dopo quella effettuata il 28 aprile. L'unità di crisi assicura che gli incendi non avranno alcun effetto sulle zone popolate, i mammiferi e le tartarughe marine. L'EPA (Environmental Protection Agency) rimarrà sul posto per assicurarsi che la qualità dell'aria rimanga entro livelli accettabili. Si teme invece per l'uso di disperdenti chimici, il cui compito è scomporre o far evaporare più velocemente il petrolio. Gli effetti di questi composti sulla salute umana e sull'ecosistema marino non sono ancora chiari e stanno venendo analizzati da varie agenzie federali; 3000 galloni (circa 500000 litri) sono già stati riversati in mare ed altri 230000 galloni (circa 37 milioni di litri) sono già pronti: "Fondamentalmente è un grosso esperimento" dice Richard Carter, consulente politico dei Defenders of Wildlife. "Non sto dicendo che non dovremmo; non abbiamo buone opzioni".
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati


5 maggio 2010 - la sequenza video mostra un ROV (remote operating vehicle) mentre chiude, con successo, una delle tre falle sul fondo marino. Nel video è possibile osservare per la prima volta la quantità incredibile di petrolio che, in ogni istante, si riversa in mare.
© Sequenza video fornita dalla BP tramite US Coast Guard - Tutti i diritti riservati

5 maggio 2010 - emerge sempre più chiaramente il ruolo avuto dal colosso BP nel causare il disastro: una lunga storia di incidenti (l'ultimo nel 2005, quando un'esplosione in una raffineria in Texas causò 15 morti e 170 feriti: la BP aveva semplicemente ignorato le sue regole di sicurezza e disattivato il sistema di allarme), violazioni ambientali e dei diritti umani ed avvertimenti ignorati, permessi dalla politica dell'era Bush, caratterizza l'azienda, che nasconde, dietro lo specchietto delle allodole dell'investimento nello sviluppo di energie rinnovabili (nel 1998 adottò lo slogan "beyond petroleum", ovvero "oltre il petrolio"), un cuore nero come i combustibili fossili da cui trae tutto il suo guadagno.
© The Huffington Post - Tutti i diritti riservati

5 maggio 2010 - nello schema è illustrato il principio di funzionamento della cupola che, depositata sul fondo marino, permetterà di arginare temporaneamente la fuoriuscita di greggio.
© McClatchy- Tutti i diritti riservati (source: BP, CNN)

5 maggio 2010 - riprendono gli incendi controllati per ridurre la marea nera.
© US Coast Guard - Alcuni diritti riservati

5 maggio 2010 - barche per gamberi raccolgono il petrolio nelle acqua di Chandeleur Sound, Louisiana. La BP, che si è assunta le responsabilità finanziarie del disastro, nel tentativo disperato di limitare le proprie perdite ha cercato di comprare il silenzio dei pescatori locali, assunti per ripulire il disastro, offrendo loro denaro e lavori in cambio della rinuncia firmata a non fare causa al colosso petrolifero. Janet Napolitano, Segretario di Stato USA per la Sicurezza Interna, è subita intervenuta invitando la compagnia petrolifera ad ammettere di aver fatto un passo falso. Tony Hayward, amministratore delegato della BP, ha in seguito dichiarato ad un inviato del London Times che la compagnia pagherà tutte le richieste di risarcimento legittime, ma che "poichè questa è l'America molte delle richieste verranno illegittimate".
© The Sacramento Bee - Tutti i diritti riservati

5 maggio 2010 - un'incredibile immagine aerea delle scie di petrolio nelle acque di Chandeleur Sound, Louisiana.
© The Sacramento Bee - Tutti i diritti riservati

6 maggio 2010 - la cupola di contenimento lascia la Wild Well Control Inc. di Port Fourchon, Lousiana, per dirigersi verso il luogo dell'incidente a bordo della nave Joe Griffin.
© BP - Tutti i diritti riservati

6 maggio 2010 - Brandon Blackwell, un ufficiale della Guardia Costiera americana, ha dichiarato che le condizioni meteorologiche favorevoli della giornata di oggi hanno consentito a 18 aerei (nella foto un C130 della U.S. Air Force) di riversare sulla macchia di greggio 150000 galloni (24 milioni di litri) di disperdenti chimici. Le perplessità riguardanti l'uso di questi composti continuano ad aumentare: i disperdenti inglobano il petrolio facendolo precipitare verso il fondale marino. In questo modo si riesce ad evitare che la macchia di petrolio raggiunga la costa, ma le particelle sospese nell'acqua possono ugualmente essere inghiottite dai batteri e dal plancton e risalire di gradino in gradino la catena alimentare, devastando l'ecosistema marino. Ma, come si dice: lontano dagli occhi, lontano dal cuore e soprattutto dalle foto satellitari.
© DeepWater Horizon Response - Tutti i diritti riservati

6 maggio 2010 - una notizia stupefacente, riguardante le responsabilità del disastro, arriva dagli Stati Uniti. Secondo registrazioni ufficiali rilasciate dalla Associated Press, il Minerals Management Service, l'agenzia federale che regolamenta le piattaforme offshore, nel 2008 ha cambiato il proprio regolamento per esentare alcuni progetti nella regione del Golfo, tra cui quello della piattaforma DeepWater Horizon, dall'obbligo di presentare strategie di emergenza per il contenimento di fuoriuscite di petrolio di grave entità in caso di esplosione. Lunedì Tony Hayward, l'amministratore delegato della BP, aveva dichiarato: "Questo non è stato il nostro incidente... Questa non era la nostra piattaforma petrolifera. Questo non era il nostro equipaggiamento. Non era la nostra gente, i nostri sistemi e i nostri processi. Questa era la piattaforma della Transocean. I loro sistemi. La loro gente. I loro equipaggiamenti." La sua dichiarazione non ha bisogno di commenti: il braccio di ferro tra Washington ed il colosso petrolifero è solo agli inizi.
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6 maggio 2010 - un branco di delfini dal naso a bottiglia, o tursiopi, nuota nelle acque invase dal petrolio di Chandeleur Sound, Louisiana. C'è preoccupazione, tra gli esperti, per alcune propaggini della marea nera che si dirigono verso il delta del Mississipi.
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7 maggio 2010 - nella notte di ieri operatori della BP hanno calato in mare, a 1500 metri di profondità, la cupola di contenimento del petrolio realizzata a Port Fourchon. Usando sommergibili controllati in remoto stanno in queste ore tentando di piazzarla sulla testa di pozzo danneggiata. L'operazione, mai tentata in precedenza a simili profondità, continuerà per tutto il weekend. Se avrà successo il sistema diventerà operativo all'inizio della prossima settimana e riuscirà a contenere l'85% delle perdite. Una seconda cupola, più piccola, verrà poi piazzata sull'ultima perdita per arrestare completamente la fuoriuscita di greggio.
© US Coast Guard - Alcuni diritti riservati

8 maggio 2010 - la mappa, elaborata dal NOAA nella giornata di giovedì, mostra la probabile traiettoria ed estensione della macchia di petrolio per domenica 9 maggio 2010. Di giorno in giorno le dimensioni dell'area colpita si accrescono. Previsioni aggiornate ed ulteriori dettagli sono disponibili sul sito del GOHSEP (Governor's Office of Homeland Security & Emergency Preparedness). Un mandato federale ha proibito agli aerei civili non autorizzati il sorvolo e l'atterraggio delle zone più a rischio (in particolare il Breton National Wildlife Refuge) per non minacciare l'avifauna già a rischio per la marea nera in avvicinamento. Molti uccelli sono infatti nel periodo della nidificazione e il disturbo arrecato dagli aerei potrebbe allontanarli dai loro nidi e dalle uova.
© GOHSEP - Tutti i diritti riservati

8 maggio 2010 - questa immagine satellitare, ripresa in data odierna dal satellite RADARSAT-2 e diffusa dal CSTARS (Center for Southeastern Tropical Advanced Remote Sensing), mostra l'estensione superficiale reale della macchia di petrolio che ormai supera i 13000 chilometri quadrati.
© CSTARS - Tutti i diritti riservati

8 maggio 2010 - una foto del blowout preventer della Deepwater Horizon prima dell'incidente. Comincia a farsi un po' di chiarezza sulle cause che hanno portato all'affondamento della piattaforma. In base alle dichiarazioni degli addetti scampati all'incidente e secondo l'ipotesi formulata da Robert Bea, un professore di ingegneria dell'Università di Berkeley che lavorò come consulente per la BP negli anni '90, una bolla di metano, fuoriuscita dal pozzo ed in rapida espansione, ha causato la prima deflagrazione ed il danneggiamento del blowout preventer (BOP). In seguito una nuvola di gas ha avvolto la piattaforma causando l'esplosione dei motori presenti sulla DeepWater. Infine anche il petrolio proveniente dal pozzo si è incendiato condannando definitivamente la piattaforma.
Intanto, da un'indagine della Associated Press, emergono inquietanti verità sull'efficacia dei BOP nell'impedire le fughe di greggio incontrollate. I BOP non hanno funzionato o operato scorrettamente in almeno 15 incidenti, la maggior parte dei quali dopo il 2005. Rapporti governativi e dell'industria stanno sollevando perplessità sull'affidabilità di questi dispositivi da almeno una decade e, dopo quest'ultimo disastro, i test per verificarne il corretto funzionamento andranno sicuramente rivisti. "La valvola di sicurezza non sembra poi così sicura" ha dichiarato la senatrice Maria Cantwell. Dopo l'incidente l'AD della BP Tony Hayward aveva dichiarato che il malfunzionamento dei BOP era stato un evento senza precedenti. Niente di più falso.

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9 maggio 2010 - il primo tentativo di contenere la perdita di petrolio dalla testa di pozzo della DeepWater Horizon è fallito. Gli addetti hanno dovuto abbandonare le operazioni dopo che cristalli ghiacciati hanno cominciato a ricoprire la cupola di contenimento. La strategia, che avrebbe dovuto arginare la fuoriuscita di greggio in attesa che un nuovo pozzo riducesse la pressione di quello danneggiato, si è rivelata un insuccesso. La colpa è degli idrati di metano, composti chimici comuni a simili profondità e formati da molecole d'acqua ghiacciata che intrappolano gas metano. Gli idrati hanno iniziato a depositarsi all'interno della cupola ostruendola come sabbia in una clessidra, solo sottosopra. "Questa cupola non è il proiettile d'argento per fermare la perdita" ha dichiarato il Contrammiraglio della Guardia Costiera Mary Landry.
© Associated Press - Tutti i diritti riservati

9 maggio 2010 - L'International Bird Rescue Research Center ha allestito una base operativa a Fort Jackson, Lousiana, per ripulire gli uccelli colpiti dalla marea nera. L'area colpita dal disastro si estende sempre più destando grande preoccupazione: Dauphin Island, pochi chilometri al largo della costa dell'Alabama, è stata investita nel pomeriggio di ieri (ora della East Coast) da un'ondata di agglomerati di catrame, che si sono depositati sulle spiagge. La sostanza è in fase di analisi, ma il sospetto che provenga dal sito dell'incidente è quasi una certezza.
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